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Economia delle montagne: Terre Alte da normare

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Immagine di Slow Food

Con il termine di Terre Alte, Slow Food punta l’attenzione sulla comunità della montagna italiana con i suoi bisogni e i suoi diritti. Se ne è parlato a Oltreterra

Spesso vengono definite aree interne o remote: foreste, boschi, zone montane. Slow Food Italia preferisce chiamarle Terre Alte, definendo così, in maniera poetica, la comunità della montagna italiana.

Una realtà caratterizzata dalla lontananza dai centri urbani, dai luoghi dove tradizionalmente si concentra l’erogazione dei servizi e che, negli ultimi decenni, ha vissuto un progressivo spopolamento in favore delle aree urbane.

Nel corso di un recente incontro dedicato al tema – Oltreterra, organizzato da Slow Food insieme a Legambiente, Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano e in collaborazione con Romagna Acque, Pefc Italia, Crea Centro Politiche e Bioeconomia e Università degli Studi di Firenze – si sono affrontati diversi punti toccando risvolti sociali ed economici.

A partire dal modello delle cooperative – qui soprattutto quelle di comunità – che insistono su queste aree. Secondo un rapporto di Euricse (European Research Institute on Cooperative and Social Enterprises) pubblicato nel 2019, in Italia le cooperative di comunità sono 109, diffuse in maniera disomogenea a causa anche delle 9 diverse normative regionali che le regolano.

Occorre insomma – come ribadito anche da Slow Food che ha organizzato il tavolo di lavoro insieme a Legambientedefinire una normativa nazionale che ne riconosca il valore, adottando una definizione puntuale delle cooperative di comunità e riconoscendo la loro multifunzionalità, grazie alla quale poter gestire servizi e attività economiche (e non) molto diverse tra di loro, dalle produzioni agroalimentari alle attività commerciali di dettaglio, dai servizi di trasporto locale al riuso di beni pubblici o alla manutenzione del patrimonio boschivo.

Insomma, conviene a tutti che le Terre Alte siano tutelate insieme ai loro abitanti. Ma c’è ancora molto da fare. Da un lato bisogna creare “situazioni che possono essere favorite dall’innovazione tecnologica, dallo sviluppo in atto delle pratiche dello smart working e del coworking che vede oggi una tendenza, determinata anche dagli effetti di Covid-19 che privilegia la possibilità di riabitare le aree montane a discapito delle grandi città“.

Terre Alte come luoghi di servizi ecosistemici, riserve strategiche di acqua, biodiversità, energia rinnovabile, foreste e materie prime. Ma anche luoghi di benessere, di salute e di rigenerazione. In poche parole, aree di Turismo Sostenibile.

Così da Oltreterra è stata rilanciata una proposta di legge che possa tutelare in maniera esaustiva le Terre Alte. Battezzato l’Accordo di Foresta, si tratterebbe di “uno strumento propedeutico allo sviluppo di azioni concrete di associazionismo volte a realizzare interventi condivisi per la conservazione, tutela e valorizzazione del patrimonio forestale da parte di una comunità locale“.

Gli obiettivi di un accordo di questo tipo sono molteplici: tra gli altri, “porre le basi per lo sviluppo di filiere sostenibili” a livello produttivo, ambientale e socioculturale, generare “occupazione e innovazione“, assicurare “un equilibrio tra esigenze ecologiche, ambientali, paesaggistiche e necessità umane” e “realizzare scelte condivise su un’area vasta“.

E intanto le aziende, quelle con una forte base di Csr, non se lo fanno dire due volte e appoggiano le comunità di montagna. È il caso di Ricola che ha appena annunciato un nuovo progetto di comunicazione che vede coinvolta l’associazione Slow Food e i Mieli di Alta Montagna del Presidio, in un progetto nato per salvaguardare le api e gli insetti impollinatori e con essi la biodiversità e l’agricoltura di alta montagna.

Ciò significa anche supportare l’iniziativa della Ice, Iniziativa dei cittadini europei, Salviamo api e agricoltori che mira a raggiungere un milione di firme entro marzo 2021 per chiedere alla Commissione Europea di agire con urgenza per eliminare gradualmente l’uso di pesticidi sintetici in Ue entro il 2035, salvaguardare la biodiversità con misure apposite e sostenere gli agricoltori durante questa transizione.

Se siete arrivati a leggere fino a qui vuol dire che il vostro interesse sulla montagna è forte: il Centro di Ricerca di Unimont invita voi e i ricercatori a inviare contributi scientifici per l’edizione speciale della rivista internazionale Sustainability intitolata Sustainable Development in Mountain Areas.

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