Scaduto o non utilizzato: dove e come smaltire il farmaco. Ci pensano anche le aziende farmaceutiche trovando nuove formule di uso e fine vita. I casi di Boehringer Ingelheim, del Gruppo Chiesi e del progetto Farmaco Amico del Gruppo Hera
In un anno di emergenza medica come questo e in piena Settimana europea per la Riduzione dei Rifiuti (in azione fino al 29 novembre 2020) la domanda che viene spontanea è: ma poi il farmaco scaduto o non finito dove lo butto?
Va detto che la filiera del rifiuto medicinale è forse una delle più complicate. Complessità che hanno a che fare con materia chimica in primis. La distrazione degli utenti che buttano i medicinali dove capita, fa il resto.
Buona cosa comunque è conferire il prodotto senza confezione nei bidoni bianchi che quasi tutte le farmacie hanno. Ma diminuire l’impatto dei farmaci sulla raccolta dei rifiuti – magari anche di quelli non utilizzati – sarebbe buona cosa.
Ne sono consce anche le aziende che producono farmaci. Tra queste spicca Boehringer Ingelheim che ha ideato un nuovo inalatore riutilizzabile. Quindi, non più usa e getta.
I pazienti affetti da asma e Bpco (Broncopneumopatia cronica ostruttiva) non riempiranno più così i loro cestini dei rifiuti. Respimat Riutilizzabile ora è prodotto da circa 20 materiali diversi.
L’acciaio inossidabile, per esempio, è utilizzato per la molla mobile, il tubo capillare e i dadi di raccordo. Il materiale principale è invece costituito da diversi tipi di plastica. Il tubo centrale, per esempio, è costituito da Peek. Ma sono utilizzate anche Pp e Ppo. Va da sé che riutilizzare è buona cosa. Visto che sarebbe impossibile smontarlo.
È dal 2001 che Boehringer è impegnata nel ridurre, durante le fasi di sviluppo e produzione dei prodotti, la produzione di rifiuti e di acque reflue. A livello italiano, l’azienda ha adottato soluzioni ecologiche per il parco auto aziendale, soprattutto autovetture ibride per ridurre le emissioni.
Un altro gruppo farmaceutico, l’italiano Chiesi, sta lavorando per portare sul mercato nuove formulazioni, che ridurranno del 90% la carbon footprint degli inalatori spray (pMdi)
Un nuovo propellente – l’Hfa 152a (1,1-difluoroetano) dovrebbe ridurre al minimo la carbon footprint dei pMdi, fino al livello degli inalatori a polvere secca (Dpi2). A oggi Chiesi ha già investito circa 50 milioni di euro in impianti di produzione per la nuova formulazione.
E se il farmaco non è scaduto? Ecco: in questo caso è il territorio a fare la differenza. Per esempio in Emilia Romagna è attivo il progetto Farmaco Amico che nasce per volontà del Gruppo Hera per la raccolta e il riutilizzo dei farmaci non scaduti.
Nel 2019 sono state raccolte e riavviate al riuso circa 55.000 confezioni di farmaci per un valore complessivo di oltre 668.000 euro. Al progetto collaborano più di 140 farmacie; le ultime in ordine di arrivo sono le 7 di Rimini che da febbraio collaborano anche con le Onlus coinvolte nel progetto.
Il coordinamento e la supervisione di Farmaco Amico sono affidati a Last Minute Market, che ha creato un modello per il recupero dei beni parafarmaceutici e medicinali. Un buon progetto che sarebbe bello vedere attivo in tutta Italia.