Tra i gap da colmare anche le tariffazione differenti tra zone e zone e costi più alti della media europea: le multiutility italiane devono avviare un percorso di chiarezza e di unificazione del modello di governance. Ma i buoni esempi non mancano
Acqua, luce, gas, rifiuti: tutto quello che cittadini e aziende consumano ogni giorno sono in mano alle multiutility. Ovvio guardare a queste realtà con la massima attenzione, soprattutto quando si parla di Sostenibilità sui territori.
Top Utility, nella sua consueta analisi delle 100 maggiori aziende che operano in questi settori, lo afferma chiaramente: il comparto è in continua evoluzione, con una spinta molto forte verso l’innovazione e la Sostenibilità, anche se restano alcune importanti aree di miglioramento, legate soprattutto allo sviluppo e all’ammodernamento delle infrastrutture.
A ben vedere però, il settore è molto polarizzato: accanto ai pochi player di grandi dimensioni esiste una miriade di imprese medio-piccole, radicate nella realtà geografica di appartenenza e alle prese con i vincoli di economicità e di efficienza tipici delle aziende del comparto.
Per queste realtà c’è la necessità, da un lato, di raggiungere il maggior numero di utenti per offrire i propri servizi e dall’altro il peso della struttura di costi fissi e del regime di non competitività a cui il settore era assoggettato fino a pochi anni fa (analisi Top Utility).
Secondo il think tank The European House – Amborsetti le multiutility hanno un ruolo chiave per il rilancio sostenibile dei territori italiani nell’ambito del piano Next Generation Eu, per sostenere la ripresa dei paesi europei post Covid verso una direzione di economia green.
Le multiutility, infatti, contribuiscono a ben 9 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile identificati dalle Nazioni Unite. Con la loro attività, infatti, le multiutility hanno il compito di abilitare la transizione energetica verso la decarbonizzazione, di favorire la mobilità a zero emissioni, migliorare la qualità della vita all’interno degli spazi urbani e attivare modelli di Economia Circolare.
Purtroppo, l’Italia sconta un gap importante a livello di impianti e di infrastrutture, sia per quanto riguarda il rinnovo delle reti esistenti, sia per quanto riguarda la potenza installata nell’area dell’energia rinnovabile, in particolar modo eolico e fotovoltaico.
È infatti ormai dato per certo che il nostro Paese raggiungerà in ritardo gli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 rispetto agli altri paesi europei; per colmare questo gap servono quindi azioni mirate ad aumentare la capacità installata e allinearsi così, nel lungo periodo, ai tassi di crescita; a ciò si aggiunge la necessità di alleggerire e velocizzare gli iter di autorizzazione per consentire l’installazione degli impianti (report Ambrosetti).
Anche sulla tariffazione c’è del lavoro da fare: secondo Arera, l’autorità di regolazione per energia reti ambiente, nel 2019 gli Italiani hanno pagato, soprattutto per l’energia elettrica, prezzi mediamente più alti rispetto ai cittadini degli altri paesi europei.
Lo schema di tariffazione risente soprattutto del peso delle imposte e degli oneri di rete; grazie alla liberalizzazione del mercato, i consumatori italiani iniziano però a essere più attenti, a guardare altri operatori e a formulare le proprie scelte di conseguenza.
Per quanto riguarda i rifiuti, il sistema tariffario e di servizi risulta frammentato, con differenze significative tra i vari territori; serve quindi uno sforzo di coordinamento per avviare un percorso di chiarezza e di unificazione del modello di governance.
Le utility e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
In questo scenario ci sono però anche alcune note positive, segno che le multiutility vogliono cogliere quest’opportunità, dimostrandosi proattive e concrete.
Herambiente, società del Gruppo Hera, ha appena conseguito la certificazione Iso 50001 per i sistemi di energy management. La certificazione va ad aggiungersi alle altre già ottenute (Iso 9001 per la Qualità, Iso 14001 per l’Ambiente, Iso 45001 per la Sicurezza dei lavoratori).
L’efficientamento energetico, conditio sine qua non della Iso 50001, rappresenta anche un elemento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione fissati dalla Comunità Europea per contrastare il cambiamento climatico in atto.
La filosofia di approccio richiede un modus operandi sistematico, orientato a un uso razionale dell’energia e all’introduzione di misure per controllare il consume e ridurre lo spreco, con particolare attenzione agli impianti di cui Herambiente dispone.
Il Gruppo Hera è inoltre riuscita a entrare nel Dow Jones Sustainability Index (Djsi), l’indice di borsa che valuta le performance finanziarie, a livello mondiale, delle aziende che seguono principi di Sostenibilità e che li integrano all’interno delle proprie strategie di business.
A2a, nella sua strategia di Sostenibilità per il quinquienno 2020-2024, approvata prima dell’emergenza sanitaria, ha previsto tre pilastri principali:
- Climate Action, verso la decarbonizzazione attraverso graduale degli impianti a olio e carbone entro il 2025 a favore dello sviluppo energetico da fonti rinnovabili
- Circular Economy, a favore del recupero di materia e di energia attraverso la gestione dei rifiuti
- Smart Solutions, orientato alla digitalizzazione dei servizi e all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia per migliorare l’efficienza energetica
Il piano pone al centro i consumatori, oltre all’ambizioso obiettivo di diventare punto di riferimento nel recupero e nel riciclo dei rifiuti, attraverso la costruzione di 12 nuovi impianti di trattamento dei rifiuti solidi urbani.
Anche Acea nelle sue riflessioni strategiche mette al centro il cliente e la qualità, commerciale e tecnica, della relazione: migliori servizi, maggiori punti di contatto e maggiore trasparenza.
Gli obiettivi Esg orientati alla decarbonizzazione, all’Economia circolare, alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, alla salvaguardia del territorio e delle acque superficiali sotterranee rappresentano alcuni dei punti cardine del piano industriale 2018-2022.
Per questo serve investire in tecnologia, innovazione ed efficienza dei processi industriali, delle infrastrutture e dei servizi offerti alla clientela.
Una visione chiara e comune, quindi: la volontà di guardarsi dentro per trovare opportunità di ottimizzazione dei processi e nell’utilizzo delle risorse, una visione di medio-lungo periodo in cui gli investimenti in infrastrutture e tecnologie la fanno da padrone, la centralità del cliente come soggetto con cui dialogare attivamente.
Basterà tutto ciò a colmare il gap verso gli obiettivi Esg?