L’aggiornamento del Protocollo Itaca, grazie alla conclusione del progetti sperimentali Habit.A nelle valli alpine piemontesi, e la proposta innovativa di Starpool, che rigernera container da trasporto, hanno in comune la bioedilizia
L’ecosostenibilità del nostro abitare passa, anzitutto, attraverso il rispetto delle caratteristiche del territorio. È questo il principio ispiratore di Habit.A, il progetto avviato cinque anni or sono dall’Ordine degli architetti di Cuneo e orientato a stabilire nuovi criteri con cui esprimere il concetto di sostenibilità degli interventi edilizi.
Frutto di un lavoro di studio e di sperimentazione delle migliori pratiche abitative condotto nelle valli intermontane tra l’Italia e la Francia, il progetto Habit.A, che si è avvalso di finanziamenti pubblici complessivi di 660.000 euro, tra fondi comunitari e risorse nazionali, è giunto infine a stabilire nuovi indicatori utili a valutare l’ecocompatibilità di una struttura architettonica.
Riferiti non soltanto agli usuali parametri energetici, ma anche a criteri più generali attinenti il rapporto con l’ambiente e con la cultura circostanti, gli indicatori scaturiti da HabitA hanno infatti aggiornato, con due nuove schede tecniche, il Protocollo Itaca.
Ed è proprio sulla base delle specifiche contenute nei suddetti nuovi parametri dello strumento di valutazione, a disposizione delle Pubbliche amministrazioni per la valutazione del livello di sostenibilità ambientale degli edifici, che le architetture montane ideate in questi anni nel territorio delle Alpi occidentali possono essere oggi considerate un valido campione per uno stile di vita alternativo, curioso, esotico: sicuramente responsabile nei confronti dell’ambiente.
A partire dalla valorizzazione del bosco risorsa da sfruttare in senso non soltanto ambientale ma anche turistico, e delle attività di artigianato locale, che possono diventare partecipi della filiera produttiva mediante un coinvolgimento diretto nella fornitura di materiali per l’edilizia locale.
Magari, con l’obiettivo finale di resuscitare antichi, tradizionali modi di abitare, ispirati ai principi di solidarietà sociale e di basso impatto ambientale, che il fenomeno della migrazione di ritorno dalla pianura e dalle città sta lentamente riportando in auge e che una sana collaborazione tra attori pubblici e imprese private va a inserire in un sistema integrato di efficienza economica e di tutela dell’ambiente.
Il che non significa chiusura verso il mondo di fuori ma, anzi, voglia di sperimentare nuove soluzioni, risultato della contaminazione con le culture di matrice urbana.
L’idea del riuso dei materiali muove, invece, la spinta dell’industria verso stili di consumo più rispettosi dell’ambiente di quanto non avvenisse qualche anno fa, ma anche, perché no, con un’attenzione speciale al benessere individuale.
È più o meno l’obiettivo che ha mosso Starpool, decisa a interpretare in maniera creativa la cargotecture, ovvero la rigenerazione dei container di trasporto merci in spazi da abitare.
Nel caso dell’azienda trentina, però, non tanto per risiedervi, bensì per rilassarvisi.
I.con sauna, I.con stream e I.con relax, in particolare, sono i nomi degli avveneristici bagni di vapore e saune ideati in collaborazione con lo Studio Mfor per offrire ai clienti un’esperienza di relax originale e, naturalmente, senza spreco di energia e di risorse.
Gli ambienti wellness Starpool, infatti, allestiti all’interno di container di provenienza industriale, mantengono il principio originario della trasportabilità, e possono essere collocati a piacimento in qualsiasi luogo esterno.
Sono inoltre attrezzabili con tutti i modelli di sauna disponibili nel catalogo dell’azienda, compresa la trasformazione della parete esterna in box doccia, ed esibiscono un impianto di filodiffusione munito dei programmi di mindflness sviluppati in collaborazione con il neuroscienziato Nicola De Pisapia e di tecniche di respiro realizzate con il campione mondiale di apnea Andrea Zuccari.