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Anche l’Italia punta alla neutralità climatica

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strategia italiana di decarbonizzazione
Foto di Reimund Bertrams da Pixabay

È stata presentata alla Commissione europea la strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, che indica un percorso per portare l’Italia alla piena decarbonizzazione entro il 2050. Un impegno importante, che pone il nostro paese in linea con gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi sul clima

Transizione ecologica e lotta al riscaldamento globale. Molti opinionisti e politici le accolgono ancora con un’alzata di spalle, come fossero solo l’ultimo trend virale da social media.

Va ancora peggio tra gli economisti: sono ancora tanti quelli che le dileggiano, derubricandole nella categoria delle utopie o, peggio ancora, equiparandole a una delle varie decrescite, più o meno infelici.

Queste posizioni, di cui in questi giorni abbiamo visto svariate manifestazioni, semplicemente ignorano una serie di processi che oggi, a qualunque scala, da quella globale a quella del più piccolo comune di montagna, stanno cambiando i modi in cui trasformiamo e consumiamo la materia e l’energia.

Che, in altre parole, stanno cambiando il mondo.

Per fortuna, anche in Italia alcuni settori della politica hanno capito la portata della trasformazione e lavorano per contrastare i cambiamenti climatici, indicando obiettivi in linea con quelli dell’Accordo di Parigi del 2015.

Pochi giorni fa è stata trasmessa alla Commissione europea la strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, un documento che prende spunto dagli obiettivi al 2030 indicati dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) e ne amplia l’orizzonte temporale fino al 2050.

La strategia punta alla neutralità climatica entro quella data, da raggiungere gestendo un budget di 390 Mton CO2 eq, ma sottolinea con chiarezza che, se le tendenze attuali dovessero continuare inalterate, l’obiettivo non sarebbe probabilmente centrato.

Viene così proposta una trasformazione radicale del paradigma energetico italiano, da attuare attraverso tre leve diverse:

  1. una riduzione decisa della domanda di energia, da ottenere soprattutto attraverso la riduzione dei consumi della mobilità privata e del settore civile
  2. un cambio nel mix energetico, in direzione delle energie rinnovabili e dei sistemi di accumulo energetico, associato all’elettrificazione degli usi finali e alla produzione di biometano e idrogeno
  3. un aumento degli assorbimenti garantiti dalla gestione sostenibile delle superfici e dei suoli forestali, oltre che da interventi di rimboschimento

Il documento è, anche, una vera e propria enciclopedia delle migliori tecnologie attualmente disponibili per la decarbonizzazione (un quadro più aggiornato si può trovare solo sul sito dell’International Energy Agency, in particolare nel report Energy Technology Perspectives 2020) nei settori industria, trasporti, civile (che comprende residenziale e servizi), agricoltura e destinazione del suolo, cambiamenti di destinazione del suolo e silvicoltura.

Per ognuno di questi ambiti sono indicate una serie di opzioni di decarbonizzazione molto dettagliate, che vengono proiettate sullo sfondo dei processi per allineare i flussi economici e finanziari agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Non manca poi il riferimento alle pratiche e ai processi dell’economia circolare, da utilizzare soprattutto per rendere marginale la termovalorizzazione dei rifiuti.

Gli estensori della strategia non mancano di sottolineare le difficoltà di un piano così ambizioso, che imporrà “scelte coraggiose e profondi cambiamenti nel tessuto socio-economico come negli stili di vita“, ma ne mettono in luce il carattere dinamico, da aggiornare e modificare strada facendo.

La speranza è ovviamente che i governi che si succederanno tengano conto delle indicazioni presentate già con il Piano per la Ripresa e la Resilienza e diano attuazione concreta a una transizione ecologica non più rinviabile.

(articolo redatto da Simone Gandelli)

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