Nuova vita ai sottoprodotti: gliela dà Remida, associazione emiliana che custodisce nel suo magazzino tutto ciò che poi scuole, associazioni e cittadini possono trasformare in altro
A Reggio Emilia c’è un’associazione che trasforma in oro gli scarti: non per niente si chiama Remida e nasce proprio come collettore tra le industrie, che producono materiale in esubero e i cittadini, che possono così dare a questi sottoprodotti una nuova vita.
Come ci racconta Laura Pedroni – che lavora per l’associazione dal 2009 – ancora nel 1996, Remida ha origine dall’incontro tra l’esperienza dei nidi e delle scuole d’infanzia di Reggio Emilia, le ricerche in ambito educativo di Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi e la consolidata esperienza della multiutility Gruppo Iren.
“Facciamo ricerca sui materiali di scarto per vederne le tante possibilità, per cercare bellezza dove non siamo abituati a trovarla. Crediamo che lo scarto, l’imperfetto, sia portatore di bellezza, capace di sollecitare riflessioni, proporsi come risorsa educativa, sfuggendo così alla definizione di inutile e di rifiuto“.
Oltre 200 aziende del territorio aderiscono al progetto, devolvendo materiale destinato allo smaltimento, che Remida recupera, dispone e offre per progetti culturali e didattici come ci racconta lei stessa in questa videointervista per Pink&Green.
Non è un caso che il progetto Remida sia nato a Reggio Emilia. Già prima di Remida, infatti, nelle scuole dell’infanzia di Reggio era una pratica comune quella di chiedere ai genitori di donare alla scuola materiali provenienti dai loro luoghi di lavoro, materiale informale che veniva aggiunto e arricchiva i materiali didattici quotidiani.
Remida si inserisce quindi nell’ambito di una cultura che già esisteva, una cultura che ha origine dall’incontro tra il mondo delle aziende e quello delle scuole di Reggio Emilia.
Siamo convinti che la sostenibilità è il pensiero della Pedroni, non sia solo attenzione all’ambiente. “Crediamo, oggi più che mai, anche in una sostenibilità delle relazioni, una sostenibilità sociale ed economica. Crediamo nel diritto alla non conformità, nel diritto all’imperfezione. Ciò che è considerato di scarto, non conforme, ha per noi molte possibilità, ha valore, diventa prezioso“.
In Remida si cerca di rispondere agli Obiettivi dell’Agenda 2030 attraverso la diffusione di buone pratiche quotidiane, con azioni sostenibili, rigenerative, di tutti i giorni.
Rientrano in questo ambito la promozione di un consumo consapevole, di una maggiore sensibilità verso l’utilizzo dei materiali, una diffusione di una cultura della sostenibilità quotidiana, fatta di cura e di gesti semplici.
“È importante sottolineare – ci tiene a precisare la nostra intervistata – che Remida non è un semplice magazzino di materiali. Il modo in cui il materiale è presentato è studiato. Noi infatti cerchiamo di offrire insieme al materiale anche un nuovo sguardo, di ridargli dignità. Secondo noi questo materiale ha un potenziale estetico ed educativo molto grande e quindi è quello che cerchiamo di raccontare“.
In tutto questo gran lavoro di Remida si è aggiunto anche il progetto ReuseMed, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Eni Cbc Med con 3,2 milioni di euro, di cui 2,9 milioni di euro sono il contributo dell’Ue (90%).
Obiettivo: incoraggiare il riutilizzo dei rifiuti, la riparazione degli oggetti e creare reti di riutilizzo nell’area mediterranea.
Partner del progetto in Italia sono il Comune di Capannori (in provincia di Lucca, primo comune in Italia ad aderire alla Strategia Rifiuti Zero, nel 2007) Fondazione Reggio Children.
Ma la rete è più vasta e comprende amministrazioni pubbliche e associazioni di Spagna, Tunisia e Giordania con lo scopo di creare reti municipali basate su circuiti di riutilizzo dei materiali e riparazione di oggetti, mettendo in comune le esperienze fatte dalle diverse realtà che prendono parte al progetto.
Come dice Carla Rinaldi, pedagogista e presidente di Fondazione Reggio Children: “aggiustare ciò che non funziona, anziché buttarlo, è prendersi cura del Pianeta“.