In epoca di fake news e informazioni più o meno manipolate, anche le tematiche relative all’ambiente, ai cambiamenti climatici e all’inquinamento sono state investite da una mole di notizie difficile da gestire per chiunque.
Per questo motivo oggi andremo ad analizzare le principali bufale legate a questi temi e proveremo a capire come riconoscerle. E per farlo utilizzeremo l’utile guida recentemente pubblicata da truffa.net, portale specializzato nell’analisi delle piattaforme web operanti nell’ambito della finanza e del gioco online.
Fake news 1: Il surriscaldamento globale non esiste, altrimenti come spiegare il freddo degli ultimi inverni?
Stiamo parlando forse della più nota fake news relativa all’ambiente emersa negli ultimi anni. Alcuni politici, come l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, hanno fatto da cassa di risonanza a questa notizia, minimizzando gli effetti delle emissioni nocive e scegliendo di ignorare debitamente i protocolli d’intesa internazionali relativi alla salvaguardia del pianeta.
E proprio i politici sono identificati dall’analisi di truffa.net come uno dei sette tipi di persone all’origine della nascita e diffusione delle notizie false.
Ovviamente si tratta di una news senza basi scientifiche: il surriscaldamento globale esiste e la Terra non è più in grado di sopportare una mole così alta di produzione industriale e sfruttamento delle risorse.
Sul tema è intervenuto recentemente anche Facebook, social network che rappresenta la principale fonte di informazione per milioni di persone e che spesso è stato accusato di diffondere notizie false: “Il cambiamento climatico è reale. La scienza è inequivocabile e la necessità di agire diventa ogni giorno più urgente. In qualità di azienda globale che collega più di 3 miliardi di persone attraverso le nostre app ogni mese, comprendiamo la nostra responsabilità e vogliamo fare davvero la differenza“.
Con queste parole il social network ha annunciato la sua nuova battaglia contro le fake news ambientali e ha lanciato il suo Climate Science Information Center.
Fake news 2: I modelli climatici inattendibili e l’effetto urban heat island
Molte delle critiche che vengono rivolte a chi si occupa di clima riguardano l’inaffidabilità dei modelli previsionali utilizzati. Sgomberiamo il campo da possibili equivoci.
Non può esistere uno schema matematico in grado di dire il giorno esatto in cui si scioglierà un ghiacciaio o avverranno fenomeni avversi come tsunami e terremoti. Tuttavia, tutte le analisi scientifiche concordano che il momento in cui ciò avverrà si sta pericolosamente avvicinando.
Con tutte le conseguenze catastrofiche che deriveranno per la persone e l’economia.
Strettamente legata ai modelli climatici è la variante definita dell’effetto isola di caldo, secondo cui le rilevazioni sarebbero falsate dal posizionamento dei termometri, messi molto spesso vicino ai luoghi più inquinati e alle grandi città. Una teoria da complottisti, altra figura che truffa.net identifica come grande veicolatore di notizie ingannevoli.
Fake news 3: Il grande classico delle scie chimiche
La prima, e forse più nota, fake news a tema ambientale è stata quella relativa alla teoria delle scie chimiche. Nata nel 1996, questa vera e propria bufala sosteneva che l’aeronautica militare statunitense diffondesse attraverso i propri velivoli sostanze misteriose e pericolose.
Un vero e proprio complotto ordito ai danni della popolazione che trovò ampio spazio sui media mainstream e in rete e che ha dato vita alla prima campagna di fact-cheking della storia dell’informazione. Ovviamente la scienza ha fornito prove inconfutabili che le scie degli aerei sono formate soltanto da vapore acqueo.
Le conseguenze delle fake news sulle tematiche ambientali
Dopo aver analizzato alcuni dei falsi più noti relativi alle tematiche di tutela ambientale, è il momento di interrogarsi sulle conseguenze che questa massa di informazioni false può causare alla tanto attesa transazione verso un’economia veramente eco-sostenibile.
Quando Paesi in via di sviluppo, come Cina o India, rinunciano ad aderire a protocolli come quello di Kyoto o realtà come quella canadese e statunitense ne escono, il dramma assume dimensioni globali.
E questo nonostante le raccomandazioni della comunità scientifica internazionale. È solo un piccolo esempio di come le fake news possano influenzare pesantemente il dibattito pubblico.
Ma la situazione può essere cambiata. Da ognuno di noi. Se da una parte si chiede responsabilità ai proprietari di social network (e come abbiamo visto Facebook si è più volte impegnato in tal senso) e ai professionisti dell’informazione e della comunicazione, anche i lettori possono fare la loro parte.
Come? Utilizzando il Craap Test sviluppato da Sarah Blakeslee e dal suo team della California State University. Un sistema semplice da utilizzare che valuta un contenuto informativo in base a:
- tempestività, quando sono state pubblicate le informazioni? Sono state riviste?
- rilevanza, le informazioni sono utili e rispondono alle domande?
- le fonti sono autorevoli? Hanno url verificate? Chi sono gli sponsor?
- accuratezza, ci sono prove verificabili alla base della notizia?
- ci sono errori nella scrittura? Scopo le intenzioni degli autori sono chiare?
- ci sono pregiudizi ideologici o politici?