Bottiglie di vino: siamo talmente abituati a maneggiarle che, spesso, non ci rendiamo conto di avere tra le mani un oggetto che non solo è utile, ma prezioso e a volte unico, dal passato blasonato, che racconta del luogo di origine e quasi sempre ne porta il nome
Le prime bottiglie di vino in vetro sembrano risalire al I secolo d.C.: il merito è da attribuire ai siriani, che con la tecnica del soffio da una pasta semiliquida riuscirono a produrre dei contenitori in vetro, a forma di brocche e anfore.
La sua diffusione tuttavia in Europa risale al XV secolo, grazie anche all’impulso di Murano e ai fiorenti commerci che legavano Venezia al Medioriente.
I contenitori dalla forma rotonda, in vetro ma anche in cuoio, erano destinati alla conservazione di liquidi contenenti prevalentemente olio e vino, come le bottiglie ritrovate nella chiesa di San Sigismondo a Cremona e datate 1492.
Da forme più arrotondate si è nel tempo passati a design più affusolati, con forme più allungate, sostanzialmente più pratiche per il trasporto del vino.
Con la fine dell’Ottocento e con l’incremento produttivo vitivinicolo, le bottiglie di vetro diventano il luogo idoneo dove accogliere il prezioso liquido: ogni regione in Italia e in Europa ha vini diversi, che esprimono il territorio e sono fedeli alla storia e alla tradizione locali.
Nel tempo la scelta della forma da dare alla bottiglia è quindi diventata più coerente con la tipologia di vino, attraverso la creazione di formati e colori del vetro che meglio potevano garantirne la conservazione e il trasporto.
Per esempio la cosiddetta bottiglia borgognotta viene tradizionalmente usata in Borgogna: è priva di spalla ed è oggi diffusa in tutto il mondo, di colore verde scuro o marrone per i rossi, a volte più chiara per i vini bianchi.
La cosiddetta champagnotta nasce nella regione della Champagne e, rispetto alla precedente, ha una base più larga ed è in genere più pesante, per far fronte alla pressione legata alla rifermentazione in bottiglia e al processo di spumantizzazione.
In questo caso l’imboccatura è diversa, perché deve consentire l’ancoraggio della gabbietta metallica che tratterrà il tappo a fungo, utilizzato per lo champagne e per lo spumante metodo classico.
L’albeisa è invece una bottiglia utilizzata in Piemonte soprattutto per i grandi rossi di Langa, come il Barolo e il Barbaresco: sul vetro riporta il suo nome e venne introdotta all’inizio del 1700 dai produttori della zona di Alba per identificare i vini di loro produzione.
Abbiamo poi le bottiglie renane o alsaziane, impiegate soprattutto per i vini bianchi, dall’elegante forma allungata. Legata al territorio anche la nota bottiglia d’anfora, diventata simbolo del verdicchio, così come le bottiglie da Porto, utilizzate per i vini liquorosi portoghesi e spagnoli come il Porto o lo Sherry, sono diventate simbolo dei vini stessi.
Per quanto riguarda le cosiddette bollicine, champagne o spumante metodo classico, esistono inoltre formati di bottiglie molto interessanti e dai nomi curiosi: sicuramente abbiamo sentito parlare della bottiglia Magnum, da 1,5 litri, ma non tutti conoscono la Jéroboam (3 litri), la Réhoboam (4,5 litri), la Mathusalem da 6 litri, sino ad arrivare alla Nabuchodonosor da 15 litri.
Il vetro è il materiale ideale in quanto non altera odori, sapori e gusto del vino durante il periodo conservativo ed è totalmente riciclabile: evita il contatto con contaminazioni di natura esterna, microbica o batterica.
Il contenitore in vetro garantisce quindi sicurezza alimentare, sterilizzazione e protezione impermeabile da altri liquidi.
Recentemente è nato un marchio europeo di garanzia per il packaging in vetro, il Made in vetro, che vuole certificare a colpo d’occhio le qualità e i benefici per la salute e l’ambiente legati alla scelta di prodotti confezionati in vetro (va detto non solo per il settore enologico).
Questo packaging si rivela quindi strategico e la qualificazione sostenibile rappresenta un ulteriore asset: la cantina Montonale di Desenzano del Garda per esempio, vignaioli nella zona del Lugana, ha realizzato una bottiglia unica che ha griffato con il brand dell’azienda e che presenta un peso di soli 500 grammi, di colore verde chiaro per proteggere il vino dai raggi Uv.
È stato ridotto il peso della bottiglia, abbattendo le emissioni di gas a effetto serra durante le fasi di produzione, di trasporto e di riciclo.
E anche per i vini rossi c’è chi ha scelto un packaging leggero: Cristina Scarpellini di Tenuta Scerscé in Valtellina ha scelto un vetro leggero per il suo nebbiolo delle Alpi: “la nostra bottiglia pesa poco più di 400 grammi, la qualità del vino va scissa dal peso della bottiglia: oggi un packaging sostenibile è espressione di una scelta etica importante“.
La forma della bottiglia è legata al territorio, alla modalità di conservazione, alla tipologia del vino: si tratta tuttavia anche di una materia importante per la sostenibilità ambientale, e che sarà sempre più oggetto di processi innovativi in ottica green.