Il Net Zero Summit, organizzato dalla Iea in previsione della Cop26 che si terrà a novembre a Glasgow, ha confermato che la collaborazione tra le nazioni è la chiave per il successo nella lotta ai cambiamenti climatici. I paesi partecipanti hanno ribadito il loro impegno per arrivare alla neutralità climatica entro metà secolo, puntando sull’innovazione nelle tecnologie carbon free e sulla creazione di nuovi posti di lavoro. Con la conferma che anche il nostro Paese e le sue aziende possono avere un ruolo importante
A oggi, più di 120 paesi hanno annunciato di voler arrivare ad avere emissioni nette zero entro la metà del secolo, cioè di portare a quasi zero le emissioni positive e di compensare quelle residue (in agricoltura per esempio è impossibile arrivare a emissioni zero) con le tecnologie per la rimozione della CO2.
Nel giro di pochi anni si è delineato un cambio di scenario sostanziale, che lascia ben sperare per il successo delle azioni per contrastare i cambiamenti climatici.
Tuttavia, sarà molto difficile che i Paesi, soprattutto quelli meno industrializzati, possano arrivare alla neutralità carbonica da soli. È quindi indispensabile rafforzare la collaborazione tra gli stati e tra le organizzazioni internazionali, in linea del resto con i principi alla base dell’architettura globale della lotta ai cambiamenti climatici.
Proprio con questo obiettivo si è svolto lo scorso 31 marzo il Net Zero Summit, organizzato dall’Agenzia internazionale dell’energia. Oltre ai rappresentanti della società civile e delle aziende, la conferenza ha riunito i ministri del clima e dell’energia di 40 Paesi che insieme generano oltre l’80% del Pil globale.
Net Zero Summit: ecco cos’è emerso
I lavori sono stati aperti da Faith Birol, direttore esecutivo della Iea, che ha sottolineato come la maggioranza dei paesi del mondo riconosca ormai la gravità della crisi climatica e l’urgenza di arrivare rapidamente alla carbon neutrality.
Nel contempo, Birol ha auspicato un rafforzamento della collaborazione internazionale per sviluppare e diffondere le tecnologie pulite in tutti i settori produttivi.
Alok Sharma, presidente designato della Cop26, ha ricordato l’importanza crescente della finanza climatica e ha indicato quattro leve che, se combinate, possono accelerare la transizione: gli incentivi agli investimenti puliti, le politiche a sostegno dell’innovazione, la creazione di economie di scala e l’abolizione di quelle misure che ancora distorcono la competizione tra fossili e rinnovabili.
John Kerry, inviato speciale per il clima degli Stati Uniti, che di recente sono rientrati negli Accordi di Parigi, ha rimarcato l’importanza dei prossimi 10 anni, cruciali per modificare la traiettoria attuale, che porta a un aumento delle temperature di 4°C.
E ha indicato un deciso cambio di atteggiamento per l’amministrazione statunitense, che vuole ridurre le emissioni dei settori più inquinanti e condividere esperienze e know how con gli altri paesi.
Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio, Ngozi Okonjo-Iweala, ha messo in evidenza come già oggi i cambiamenti climatici costituiscano una minaccia ai flussi e alle strutture commerciali globali.
Nel contempo, è possibile rendere più sostenibili le supply chain e i sistemi dei trasporti internazionali e la stessa Wto può essere rimodellata per rispondere alle sfide climatiche e a quelle della deforestazione.
È stata poi la volta di Cina e India, i due elefanti nella stanza in tutte le politiche di decarbonizzazione. Zhang Jianhua, ministro dell’energia cinese, ha snocciolato gli imponenti progressi del suo paese nelle energie rinnovabili, nei veicoli elettrici e nei sistemi di stoccaggio e ha ribadito l’impegno del gigante asiatico per arrivare alla carbon neutrality entro il 2060, collaborando a uno sforzo davvero globale.
In rappresentanza dell’India è intervenuto Raj Kumar Singh che, dopo aver ricordato gli enormi investimenti in corso nei settori delle rinnovabili e dell’efficienza, ha sottolineato come sia indispensabile tenere conto delle differenti responsabilità storiche.
Secondo Singh, il suo paese ha contribuito molto poco alle emissioni complessive e gli deve essere concessa la possibilità di impostare un percorso di sviluppo economicamente sostenibile che garantisca un accesso universale all’energia, riducendo rapidamente la povertà energetica.
Il suo intervento è stato ripreso da Frans Timmermans, commissario europeo per il Green deal e il clima, che, dopo aver ribadito l’urgenza di agire subito, ha sottolineato che i paesi come l’India hanno la possibilità di saltare le fasi delle sviluppo industriale più sporche e, con il contributo della comunità globale, arrivare rapidamente a un sistema energetico equo e a zero emissioni.
In effetti, Amani Abou-Zeid, il commissario per le infrastrutture e l’energia dell’Unione africana, ha ricordato come l’Africa, che ha contribuito pochissimo al riscaldamento globale, sia destinata a pagare le conseguenze più gravi.
E, proprio per questo, ha deciso di puntare su rinnovabili, efficienza e digitalizzazione, con una strategia win-win che orienti la ripresa post-covid e la lotta ai cambiamenti climatici.
Proprio l’Africa e in particolare le sue megacittà in fortissima espansione, sono state al centro dell’intervento di Francesco Starace. Secondo l’amministratore delegato di Enel, le città sono i luoghi su cui è opportuno concentrare gli sforzi per contrastare i cambiamenti climatici: pesano per il 70% sulle emissioni globali, consumano quasi l’80% di tutta l’energia, ma sono i contesti in cui l’innovazione, la condivisione delle buone pratiche e le economie di scala possono dare i risultati migliori.
Al termine della conferenza è stato presentato un documento in sette punti a sostegno dell’impegno net zero: il testo parte dalla necessità che i piani di ripresa dal Covid-19 siano realmente sostenibili e dall’importanza di definire tabelle di marcia per ridurre le emissioni nel decennio in corso e ribadisce la centralità del coordinamento internazionale per accelerare la diffusione delle innovazioni in ogni settore emissivo dell’economia globale.
Il documento inoltre incoraggia il monitoraggio degli investimenti e auspica che la transizione sia incentrata sulle persone e i loro bisogni.
Dalla conferenza Net Zero è quindi emerso un panorama orientato a una collaborazione crescente tra i protagonisti della lotta al riscaldamento globale, presupposto indispensabile per contenere l’aumento entro 1,5°C ed evitare impatti potenzialmente catastrofici.
(testo redatto da Simone Gandelli)