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Alla Biennale di Venezia arrivano territori e comunità resilienti

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Foto di Andrea Testi (immagine fornita dal Comune di Peccioli)

Il mondo dell’architettura italiana che va in scena alla Biennale di Venezia 2021 sorprenderà per modalità ed esempi. Come la discarica del Comune di Peccioli. Ma non sarà solo il Padiglione Italia a stupire: anche l’Estonia punta alla Sostenibilità ambientale

Il Padiglione Italia 2021 si fonda sulla convinzione che la crisi climatica sia la più grande sfida che l’umanità debba affrontare“, sono chiarissime le parole con cui si apre la dichiarazione di principi che ispira la sezione italiana alla Biennale architettura, che si terrà a Venezia dal 22 maggio al 21 novembre.

Il padiglione italiano, curato da Alessandro Melis, architetto e docente all’Università di Portsmouth, ospiterà un percorso in 14 sezioni incentrato sulle comunità resilienti e sulle risposte che stanno dando alle crisi ambientali e sociali.

Tra le realtà presenti, Arte Sella Valsugana, l’ex villaggio Eni di Borca di Cadore o la Farm Cultural Park di Favara, comunità che sono riuscite a intrecciare ricerca artistica e sostenibilità ambientale e a utilizzarle per rilanciare i loro territori e sostenere l’occupazione.

In aggiunta, il padiglione ospiterà anche una sezione speciale dedicata al Comune di Peccioli, selezionato in virtù degli investimenti in infrastrutture e servizi che ne hanno fatto un caso studio a livello internazionale sui temi della resilienza e della circolarità dei metabolismi urbani.

Alla base del modello Peccioli c’è una discarica che, grazie a una gestione accorta e lungimirante dei rifiuti, riesce a generare utili per milioni di euro.

Oltre a essere redistribuiti all’azionariato pubblico e privato, parte di questi utili viene investita sul territorio, a vantaggio del quale sono stati realizzati un parco eolico, una centrale fotovoltaica, un sistema di teleriscaldamento e un impianto a biomasse.

Accanto all’aspetto energetico, il comune di Peccioli ha usato le entrate generate dalla discarica per valorizzare il territorio ispirandosi ai 17 obiettivi di sostenibilità indicati dall’Agenda 2030 delle Nazioni unite.

Questa attenzione si è tradotta in un interventi a tutela delle fasce più deboli, in iniziative a sostegno di cooperative sociali, associazioni e fondazioni e in investimenti sull’arte e sul patrimonio culturale.

Inoltre, Peccioli ha puntato anche sull’innovazione tecnologica, ospitando incubatori d’impresa e spin-off accademici, che hanno portato al primo esperimento di robotica sociale al mondo: le vie della città sono percorse da robot che raccolgono i rifiuti o che consegnano i medicinali agli anziani con problemi di movimento.

Nelle parole di Alessandro Melis, la comunità di Peccioli è riuscita a trasformare il problema dei rifiuti in un’opportunità di sviluppo equo e sostenibile, e “rappresenta alla perfezione quel sistema che individuiamo nel concetto di comunità resiliente” e che dovrebbe essere replicato nelle altre città italiane.

Biennale di Venezia, sensibilità Green estone

Il padiglione dell’Estonia ha scelto invece di focalizzarsi su un aspetto poco considerato dei processi di urbanizzazione, quello dello spopolamento delle città.

Si tratta di un fenomeno causato da un intreccio tra le dinamiche demografiche, con bassi livelli di natalità e scarsi apporti dai flussi migratori, e quei processi di deindustrializzazione e delocalizzazione tipici della globalizzazione.

Che, da un lato, trasformano alcune città in attrattori che continuano a espandersi e a crescere come numero di abitanti.

Nel contempo, però, ne svuotano molte altre, con manifestazioni tipiche come i vuoti urbani e le aree industriali dismesse, la scarsa qualità degli spazi residenziali e la perdita di valore degli edifici, con impatti negativi sui residenti che vanno ad amplificare il circolo vizioso del degrado.

Il padiglione estone si focalizza proprio sulle implicazioni sociali, economiche e ambientali della deurbanizzazione e presenta una serie di soluzioni per ridefinire l’identità delle shrinking cities.

Demolizioni di fabbricati, politiche abitative attive, restauro di edifici storici e rivitalizzazione degli spazi urbani sono tutte pratiche a cui anche il nostro paese, che è agli ultimi posti al mondo per tassi di natalità e ha un tessuto produttivo sempre più sfilacciato, farebbe bene a guardare con attenzione.

Intanto, dal punto di vista energetico alla Biennale ci pensa Edison che sostiene la la 17esima Mostra Internazionale di Architettura «How will we live together?» portando per la seconda edizione la sua energia e interventi di efficientamento energetico, come la soluzione che è stata realizzata nel 2020 nello storico edificio trecentesco delle Corderie dell’Arsenale.

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