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Buon cibo: le piattaforme aiutano la spesa sostenibile

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Foto di PxHere

Le piattaforme di e-commerce favoriscono l’accesso ad una spesa sostenibile: cibo sano, gustoso e, insieme, rispettoso del lavoro e dell’ambiente

Lo evidenzia uno studio condotto dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento, unica voce italiana all’interno del progetto internazionale Plateforms, che ha messo in evidenza le potenzialità dell’innovazione tecnologica e sociale per promuovere sistemi alimentari più sostenibili.

Quello contemporaneo è responsabile di circa il 30% delle emissioni totali di gas serra, di ampia parte della riduzione della biodiversità e delle sempre più frequenti epidemie.

Mentre sul piano economico, i sistemi a larga scala per la produzione e la distribuzione di cibo “a buon mercato” si basano sull’ipersfruttamento delle persone e dei territori: chi produce riceve spesso una minima parte del valore, che viene “assorbito” da lunghe filiere distributive e speculazione finanziaria.

“Soprattutto nelle città dove l’approvvigionamento alimentare è dominato dalla grande distribuzione organizzata (Gdo), le innovazioni costituiscono “food hub” importanti per promuovere diete sostenibili e pratiche più attente” spiega la ricercatrice Alice Dal Gobbo, in prima linea nel progetto che sottolinea come la pandemia abbia accelerato il processo.

“Il lockdown ha costretto a cambiare radicalmente le abitudini e molte famiglie si sono avvicinate alla spesa online continua la Dal Gobbo.

La routine alimentare si è trasformata: la maggior parte delle persone si è ritrovata a consumare tutti i pasti a casa e talvolta a non poter ricorrere ai consueti luoghi di approvvigionamento.

Inoltre, le lunghe file davanti ai negozi e la paura del contagio hanno spinto a indirizzare gli acquisti verso altri canali: spesa online, e-commerce di prossimità, gruppi di acquisto, come Bioexpress, Buonmercato, L’alveare che dice sì e Fuorimercato.

Secondo un’indagine dell’Osservatorio reale mutua, il 33% degli italiani usa app che permettono di comprare, a prezzi ridotti, prodotti agroalimentari invenduti o imperfetti. Certamente questo dato lo si può interpretare sia nel contesto di difficoltà economica che si sta attraversando, ma anche per una maggiore presa di coscienza del consumatore sulle scelte alimentari.

I dati di questa indagine dimostrano che il modo di pensare alla spesa alimentare sta cambiando. Addirittura, il 47% dei consumatori dichiara di non soffermarsi sui prodotti più esteticamente belli e che le imperfezioni non sono una criticità per l’acquisto. Inoltre, ben il 52% tende a preferire le aziende più sostenibili, sia nel packaging che nei metodi di produzione.

I prodotti acquistati online più spesso sono frutta e verdura (il 75% ogni settimana), prodotti caseari e uova (il 48.7% li acquista ogni settimana o due). Il 60% circa delle famiglie spende in media tra i 100 e i 499 euro a trimestre.

Il risultato è che siti e app hanno fatto registrare un aumento di canali alternativi del 208% in Italia. «L’esperienza della spesa è percepita come più gradevole e meno alienante che nei supermercati, da puro atto consumistico diventa un momento di crescita personale, educazione, solidarietà e consapevolezza negli acquisti: eco-compatibili e socialmente giusti.

Cresce l’attenzione alla salute, della persone e dell’ambiente. La diminuzione di imballaggi e plastica si rivela un fattore molto importante: «La gran parte degli intervistati li vive con grande disagio e se ne sente letteralmente sommersa contro la propria volontà nella Gdo, mentre i canali alternativi “alleggeriscono” questo peso» sostengono i ricercatori di Trento.

Anche i costi, ovviamente contano: compatibilmente con le entrate familiari, si è disposti a pagare di più per maggiore qualità e sostenibilità, con la conseguenza che si evitano acquisti compulsivi e si impara a utilizzare gli scarti, come bucce e gambi diminuendo lo spreco.

In questa cornice di spesa sostenibile si inserisce Babaco Market, un delivery 100% italiano che nel suo primo anno di vita è riuscito a salvare 140 tonnellate di frutta e verdura. In collaborazione con 100 produttori italiani, Babaco riesce a distribuire prodotti ortofrutticoli che non soddisfano i parametri estetici della grande distribuzione.

L’aumento di consapevolezza dei consumatori verso un’alimentazione più sostenibile lo si percepisce anche attraverso i dati presentati da Babaco. Registrano una crescita mensile del +30% in termini di base utenti e del +54% in termini di ordini e fatturato. Non solo il prodotto è importante, ma anche il modo in cui viene distribuito. Per questo Babaco ha adottato imballaggi 100% plastic free e speriamo presto anche con veicoli elettrici.

Un altro esempio sono le app come TooGoodToGo e Phoenix, impegnate anche loro nell’antispreco. Ogni giorno, esercenti alimentari caricano sul portale il cibo avanzato così che gli utenti possono acquistarlo in una box ad un prezzo contenuto.

Lo scenario è interessante e la prospettiva ottimistica, anche se dallo studio emerge che c’è ancora una discrepanza tra i buoni principi di una dieta sana e la loro applicazione: poco meno della metà delle persone che hanno risposto al questionario dell’Ateneo di Trento afferma di mangiare almeno le cinque porzioni di frutta e verdura raccomandate (49.4%), o cerca di evitare il consumo di carne rossa (45.2%) e mangia piatti vegetariani almeno una volta ogni due giorni (45.7%).

E altro punto su cui c’è ancora tanto da fare è l’uso di mezzi alternativi alla macchina per fare una spesa sostenibile: solo il 34.9% va piedi, in bici o coi mezzi pubblici.

“Tecnologie quali internet e le app possono rendere più praticabili forme di approvvigionamento al di fuori della grande distribuzione. Tuttavia, perché esse diventino una reale alternativa sostenibile, è necessario che modalità nuove di produzione, scambio e consumo di cibo si sviluppino e sedimentino nelle relazioni sociali e nelle pratiche quotidiane” conclude Francesca Forno, professoressa del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento, che ha diretto il progetto per l’Italia.

Il cambiamento verso una spesa sostenibile è ormai attivato e il processo irreversibile.

(Testo redatto da Ilaria Amato e Filippo Casè)

 

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