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L’ecosistema di parchi e giardini italiani

parchi e giardini
Foto di clrankov da Pixabay

Parchi e giardini portano la natura nelle città e possono contribuire a far prosperare la biodiversità. Si moltiplicano le iniziative per rigenerarli e renderli ancora più accoglienti; un concorso internazionale in Sicilia ha premiato i progetti di giardino mediterraneo più innovativi

Il 20 maggio la Commissione europea ha adottato la proposta di Strategia sulla biodiversità per il 2030. L’iniziativa muove dal riconoscimento del ruolo della biodiversità, sia per la salute delle società umane, a cui fornisce cibo, acqua dolce e aria pulita, sia per le attività economiche.

Secondo il World Economic Forum quasi la metà del Pil globale dipende infatti dall’ambiente naturale e dalle sue risorse e alcuni tra i settori economici più importanti, come edilizia, agricoltura e industria alimentare, sono strettamente collegati alla natura.

Da questo punto di vista, gli ecosistemi sani sono fondamentali anche per la ripresa dal Covid, ed è per questo che la Commissione ha indicato una serie di proposte da attuare entro il 2030.

Tra queste, la creazione di zone protette in almeno il 30% della superficie terrestre e marina dell’Ue, la riduzione dell’uso e del rischio dei pesticidi del 50% e la piantumazione di 3 miliardi di alberi.

La strategia, che punta anche a invertire il declino degli insetti impollinatori e sostenere l’agricoltura biologica, è parte integrante del Green Deal, il piano per un’Europa carbon neutral al 2050 e si interseca anche con la Farm to fork, il piano dell’Unione sull’agricoltura.

L’Italia è, per fortuna, uno degli hotspot per la biodiversità nel continente europeo e le sue isole in particolare ospitano una grandissima varietà di specie.

Parlando a Pantelleria, Alessia Rotta, presidente della Commissione ambiente della Camera, ha fatto riferimento proprio alla Strategia della Commissione per annunciare che il Parco nazionale dell’isola, che ospita 110 specie di cui 15 endemiche, ha mosso i primi passi per entrare nella rete Man and Biosphere Reserves.

Si tratta di un network internazionale che opera sotto l’egida dell’Unesco per promuovere un rapporto equilibrato tra uomo e ambiente. Attualmente le riserve della biosfera sono 714, di cui 19 in Italia, e Pantelleria sarebbe la prima area in Sicilia.

A Vicenza è stata invece portata a termine la prima parte degli interventi che puntano a riqualificare il Parco della pace attraverso la piantumazione di 8.000 piante e oltre 60.000 erbe.

L’obiettivo dell’intervento, realizzato da Veneto agricoltura in collaborazione con l’amministrazione comunale, è di ripristinare i prati umidi e le torbiere basse, habitat ricchi di biodiversità praticamente scomparsi dalle pianure venete.

Ancora Veneto agricoltura è protagonista dell’iniziativa di miglioramento forestale nell’area del Monte Baldo. Il progetto, che combina cura colturale e diradamento, mira a rallentare la diffusione del pino nero, una pianta che dà origine a fustaie frequentemente soggette a infestazioni di funghi e parassiti.

I tagli selettivi verranno effettuati in quelle aree dove la presenza di latifoglie autoctone è consolidata e puntano all’eliminazione delle piante mal conformate. Questi interventi serviranno per prevenire gli incendi e la diffusione della processionaria, un parassita dei pini ricoperto di peli urticanti che possono dare dermatiti e irritazioni.

Dal 27 giugno al 19 dicembre si terrà invece la terza edizione del Radicepura garden festival, l’evento che, a cadenza biennale, ospita le migliori esperienze del garden design e dell’architettura del paesaggio mediterraneo.

Ospitato in un parco botanico che raccoglie 800 specie e più di 5.000 varietà di piante, l’evento darà anche spazio a Giardini per il futuro, un contest internazionale a cui sono state presentate oltre 500 proposte provenienti da 24 paesi diversi.

I partecipanti hanno esplorato i modi in cui la tutela delle piante e dei giardini può aiutare a porre fine alla fame, ridurre la povertà, tutelare l’ambiente e dare impulso allo sviluppo economico. Tra tutte le proposte presentate ne sono state selezionate 7 che, intrecciando scienza, architettura e arte, faranno da testimoni al festival.

Tra i vincitori, Fleurs, giardini degli inerti, uno spazio mutevole che, sotto a una copertura realizzata con piante rampicanti, ospita un giardino composto da inerti reperiti in loco, lavici, marini o di recupero da macerie edili, che può essere manipolato dai visitatori.

Ci sono poi Garden of Anthropocene, che ribalta la logica di controllo della natura a cui si ispirano solito realizzati i giardini e riduce al minimo il ruolo del progettista e Giardino lineare, che immagina dei giardini che si estendono agli spazi pubblici trasformandoli in reti vegetali che connettono strade e marciapiedi.

Micro to macro si concentra invece sul deterioramento dei materiali che, a partire dal minerale, lasciano il posto a specie vegetali che occupano progressivamente gli interstizi nella roccia.

Nostos racconta invece il ritorno alla natura, che se assecondata genera ecosistemi specifici per ogni luogo, mentre Sensory Landscape avvolge i visitatori in un’esperienza che coinvolge vista, udito, olfatto, gusto e tatto e accresce la loro consapevolezza del paesaggio che hanno intorno.

Infine, Plantocene usa le specie pioniere, le prime a colonizzare gli ecosistemi svuotati da catastrofi come le eruzioni e le indica come modelli di resilienza e adattabilità per il futuro.

La conferma che dalle piante possono arrivare suggestioni preziose, a cui guardare per risolvere le crisi ambientali che abbiamo di fronte.

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