Uno dei modi più efficaci per indurre le persone ad andare a lavorare in bici è versare loro del denaro in funzione dei chilometri che percorrono. Una strategia sempre più diffusa e che si integra perfettamente con il ruolo dei mobility manager, a cui i piani di ripresa dalla pandemia assegnano un’importanza crescente
I matematici li hanno studiati con gli strumenti della dinamica dei fluidi e con tecniche derivate dalla teoria del caos, tra cui quelle sul famoso effetto farfalla.
Per molti economisti sono una delle rappresentazioni più chiare della tragedia dei beni comuni e la conferma della necessità di dar loro un prezzo. Per urbanisti e pianificatori restano una delle caratteristiche più paradossali delle realtà metropolitane, perché spesso più si tenta di risolverli e più se ne formano.
Sono gli ingorghi, uno dei problemi più complessi che caratterizzano la società dell’automobile e a cui da decenni si cerca di dare risposte attingendo ai saperi e alle competenze più disparati.
I risultati dell’applicazione delle ricerche condotte restano, per usare un eufemismo, poco incoraggianti, come possono testimoniare i milioni di persone che ogni giorno, più o meno pazientemente, si mettono in coda.
Con perdite colossali di tempo e denaro e un accumulo altrettanto enorme di frustrazioni. Una delle soluzioni su cui molti sono proti a scommettere consiste nel provare a razionalizzare i flussi di traffico, raccogliendo informazioni su abitudini, tragitti e orari e aggregando queste informazioni per ridurre, laddove possibile, il ricorso all’auto privata.
Il ruolo del mobility manager nella ripresa
È quello che fa il mobility manager, figura introdotta in Italia nel 1998 sulla base di esperienze di altri paesi europei. Fino al 2019, il manager della mobilità era obbligatorio negli enti pubblici e scuole con più di 300 dipendenti e nelle aziende con più di 800 persone, ma queste previsioni sono rimaste sostanzialmente inapplicate, considerato che il numero di manager della mobilità era effettivamente bassissimo.
Lo scenario è cambiato con la pandemia da Covid: se all’inizio è stato necessario ripensare i trasporti in risposta all’emergenza, in una seconda fase si è pensato ai manager della mobilità come elementi essenziali per un rilancio sostenibile del settore dei trasporti.
Questi due fattori hanno portato al Decreto Rilancio, che nella primavera 2020 ha reso obbligatorio il Mobility Manager per le aziende e nelle istituzioni con più di 100 dipendenti, localizzate in comuni con più di 50.000 abitanti.
Nel maggio di quest’anno, i ministri delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e quello della transizione ecologica hanno firmato il cosiddetto Decreto sostegni-bis, necessario a dare attuazione alle previsioni della norma dell’anno scorso.
L’articolo 51 del Decreto ha in particolare previsto uno stanziamento fino a 35 milioni di euro in favore delle imprese e delle pubbliche amministrazioni e di altri 15 milioni di euro destinati alle scuole per finanziare iniziative di mobilità sostenibile come le varie forme di sharing e pooling per auto e bici e piedibus.
Con una condizione però: per poter accedere ai fondi, i soggetti interessati devono identificare il mobility manager e presentare il Piano spostamenti casa-lavoro (Pscl), il documento in cui vengono proposte le misure per la riduzione del traffico veicolare privato, entro il 31 agosto.
A oggi, sono moltissime le realtà che non sono ancora adeguatamente strutturate per svolgere questi adempimenti. Per supportarle, Pin Bike, azienda di Foggia che ha messo a punto un sistema che certifica i chilometri percorsi in bici o in car pooling e consente alle amministrazioni di tradurli in incentivi economici, ha organizzato corsi di formazione specifici per i mobility manager aziendali e per la redazione dei Pscl.
Questi piani, certificati e facilmente rendicontabili, tengono conto di tutte le modalità di trasporto disponibili in azienda, auto di proprietà, auto aziendali, biciclette, bike sharing e rappresentano uno dei requisiti indispensabili per l’accesso ai fondi previsti dal decreto Sostegni-bis.
Oltre ai corsi di formazione, Pin Bike offre alle aziende e istituti scolastici anche un sistema integrato di mobilità che prevede l’integrazione tra un hardware (da montare sulle biciclette e a prova di frodi), una app (che permette di certificare anche le distanze percorse con la auto del car pooling) e un portale web di monitoraggio, a disposizione del mobility manager e dei responsabili delle risorse umane.