Dedicato a un Paese ancora poco strutturato per la gestione dei cani vaganti, il progetto di formazione destinato a veterinari e volontari realizzato da Lav, Atb e Fondazione kosovara per i diritti degli animali. Gli strumenti per affrontare questo problema ci sono, bisogna metterli in atto
Ha riscontrato molto interesse l’iniziativa della Lav che ha avviato il Progetto Kosovo, in collaborazione con Atb (Associazione Trentino con i Balcani) e Fondazione kosovara per i diritti degli animali.
L’obiettivo è quello di promuovere nel Paese una corretta gestione del randagismo. Il progetto di formazione, suddiviso in due moduli, si rivolge a veterinari, studenti di medicina veterinaria kosovari e albanesi.
L’iniziativa è partita con l’invio di 100 vaccini e altrettanti parassitari e il trasferimento in Italia a maggio di 5 splendidi cani da adottare – Ugo, Lindt, Jerry, Amelia e Norman – pronti a trovare una famiglia che li accolga (per informazioni scrivere alla mail adozioni@lav.it).
A fine giugno si è svolta la prima sessione della formazione tenuta da docenti della facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari con lezioni su sterilizzazione chirurgica e anestesia.
Il secondo appuntamento, aperto anche ai volontari che operano sul territorio, è fissato al prossimo autunno e prevede lezioni su etologia, comunicazione del cane, gestione sul territorio.
È stata anche avviata anche una campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini, a cominciare dai ragazzi nelle scuole. La presenza dei cani randagi in Kosovo è elevata, come spiega Sara Leone, responsabile operativa del progetto.
Si stima che possano essere circa 30.000 in un Paese in cui i canili sono pochi e molto affollati e dove mancano presidi veterinari, canili sanitari per effettuare le sterilizzazioni e volontari.
La situazione del randagismo in Italia
La piaga del randagismo affligge purtroppo anche il nostro Paese. La situazione peggiora soprattutto nella stagione estiva quando aumentano gli abbandoni. Si stima che ogni anno in Italia siano abbandonati una media di 80.000 gatti e 50.000 cani, più dell’80% dei quali rischia di morire in incidenti, di stenti o a causa di maltrattamenti.
L’abbandono è un reato punito con l’arresto fino a un anno o con una multa fino a 10.000 euro. Chiediamo a Ilaria Innocenti, responsabile Lav Area Animali Familiari, qualche consiglio su come comportarsi in alcune situazioni, soprattutto quando ci si trova in vacanza in aree del Paese dove si possono trovare realtà diverse rispetto a quelle da cui proveniamo.
In alcune città e paesi del Centro-Sud Italia si possono incontrare cani/gatti di quartiere, accuditi dai cittadini, non sempre dotati di collare e quindi riconoscibili. Come comportarsi?
Nelle regioni del Centro Sud esiste la figura del cane di quartiere, ma sono numerosi anche i cani che non hanno questo riconoscimento giuridico e sono comunque accuditi dai cittadini.
Il consiglio è quello di chiedere se il cane incontrato sia di quartiere. A ogni modo, anche in mancanza di un riconoscimento ufficiale, vi sono comunque cani accuditi da Associazioni e da cittadini. Se il cane è accudito è nutrito, dunque non è necessario dargli del cibo. Vi sono poi cani diffidenti che non lo accetterebbero nemmeno.
Il discorso dei gatti è diverso. Non esistono gatti di quartiere, ma colonie feline. Non solo al Centro Sud, in tutta Italia. Le colonie feline devono essere riconosciute e i gatti che le compongono devono essere sterilizzati.
Qualora ci si imbatta in situazioni di animali in difficoltà è bene segnalare il problema a un’associazione presente sul territorio che ben conosce la realtà locale e far presente la problematica all’amministrazione comunale.
Alcune persone hanno paura dei cani randagi. Ha qualche consiglio per fronteggiare questa situazione?
Se si incontrano dei randagi non bisogna fuggire, meglio mantenere la calma. Certo è difficile se si ha paura, ma occorre mostrarsi sicuri, con un atteggiamento non aggressivo e dominante e allontanarsi lentamente.
Per tutti è importante cercare di individuare i segnali di aggressività – denti scoperti, coda e orecchie ritte, pelo del collo che si solleva – e quelli di paura – coda tenuta aderente al corpo, orecchie appiattite, latrati o abbai. In questo ultimo caso il cane sta inviando un segnale: non avvicinarti.
Cosa fare se si incontra un animale ferito?
Bisogna cercare di avvicinarlo con calma e cautela. In mancanza di un numero specifico per animali feriti, ci si può rivolgere al Servizio Veterinario della Asl di competenza territoriale, se l’animale non è di proprietà.
Ricordiamo che il mancato intervento è denunciabile e che i veterinari hanno l’obbligo di prestare le prime cure a ogni animale ferito. Se si tratta di un animale selvatico bisogna rivolgersi alla Polizia provinciale.
E se durante le vacanze si smarrisce il proprio cane/gatto cosa bisogna fare?
Consiglio di diffondere la notizia sui social locali, tappezzare la zona in cui è avvenuto lo smarrimento e quelle circostanti di locandine dove sia indicata la descrizione del cane/gatto (colore, sesso, n. di microchip, nome, eventuale razza, segni particolari, tipologia e colore dell’eventuale collare, caratteristiche della sua personalità: timido, pauroso, socievole), completata da una foto e da un numero di telefono.
Affiggere le locandine in luoghi particolarmente frequentati come bar, edicole, negozi e punti di transito, fermate degli autobus, cassonetti, ambulatori veterinari, rifugi per animali.
Contattare radio e giornali locali e chiedere loro di diffondere l’appello. Chiamare studi veterinari e il Servizio Veterinario Pubblico per verificare che non sia stato rinvenuto ferito e recarsi di persona nei canili/gattili della zona.
Il microchip è sempre obbligatorio per legge per i cani, mentre per i gatti la normativa prevede che sia volontario, a meno che il gatto non sia stato acquistato o ceduto a qualsiasi titolo. Fanno eccezioni le regioni Lombardia e Puglia dove invece è sempre obbligatorio.
Inoltre, secondo il Regolamento (Ue) n. 576/2013 sui movimenti a carattere non commerciale di animali da compagnia, il microchip è sempre obbligatorio nel caso in cui il cane e il gatto escano dai confini nazionali.
È comunque sempre bene identificare il gatto, poiché il microchip può rivelarsi decisamente utile in caso di smarrimento.