Conviene a tutti fare chiarezza su come vanno smaltiti al meglio i packaging: ai cittadini, agli amministratori locali e alle aziende. Queste ultime tanto più che fra qualche tempo saranno responsabili, secondo la logica Epr (Extended producer responsibility), di come finirà un involucro qualsiasi che porta il proprio marchio
Un’azienda come Nestlé da qualche tempo sta informando i propri clienti con una piattaforma digitale che spiega, a proposito del packaging, “dove buttarlo”.
Perché, diciamocelo, non è così ovvio: lo dimostra anche un’analisi condotta da Althesys che ha mappato le modalità gestionali della raccolta differenziata in Italia dimostrando che ci sono ancora troppe difformità tra regione e province, non solo nei risultati ma anche nei modi di svolgere la raccolta.
Un dato espresso da Althesys vale su tutti: si arriva a contare da 62 a 93 soluzioni diverse per la raccolta differenziata di ogni materiale. In particolare, le diverse modalità riguardano le varie tipologie di contenitori (campane, sacchi, bidoncini), di misure e colori, nonché l’organizzazione del servizio di raccolta dei rifiuti (stradale, domiciliare o isola ecologica).
È assai evidente quando ci si sposta in ferie. Sapere come ci si deve comportare nella gestione della spazzatura è diventato un cruccio (per alcuni e purtroppo non per tutti).
Così, appare chiaro che informare i clienti sul fine vita del packaging non sia facile. Proprio a Nestlè Italia, Green Planner ha chiesto come si stanno organizzando/tutelando proprio in vista dell’entrata in vigore dell’Epr (Extended producer responsibility – responsabilità estesa del produttore).
“Nel 2018 abbiamo annunciato il nostro obiettivo di rendere il 100% dei nostri packaging riciclabili o riutilizzabili entro il 2025 – spiega Marta Schiraldi, safety, health, environment e sustainability head del Gruppo Nestlé Italia – Da allora abbiamo iniziato a lavorare su una serie di attività e, tra queste, nel 2019 anche il progetto della piattaforma digitale Dove Lo Butto?, nata con l’obiettivo di fornire ai consumatori informazioni chiare per smaltire correttamente i rifiuti in qualsiasi parte d’Italia si trovino“.
Nel nostro Paese, infatti, le regole per la raccolta differenziata variano da un territorio all’altro. Se pensiamo che in Italia sono presenti più di 8000 comuni, è facile immaginare che le diverse regole in materia creino confusione e disorientino il consumatore nel corretto conferimento dei rifiuti.
La piattaforma Dove lo butto? nasce anche in risposta all’esigenza di mettere ordine. Come Gruppo che opera a livello internazionale, abbiamo infatti il dovere di orientare e supportare i consumatori e offrire loro strumenti concreti per promuovere una maggiore sensibilizzazione ambientale.
Alla luce dei dettami europei, lo sviluppo della piattaforma abbraccia i principi dell’extended producer responsibility, ma i nostri progetti non si fermano.
Quali i passi successivi?
Sin dalla sua nascita, a luglio 2020, Dove Lo Butto? raccoglie tutti i prodotti che rientrano nel nostro portafoglio. Oggi, esattamente un anno dopo, abbiamo ampliato Dove Lo Butto? aggiungendo anche i prodotti Lactalis.
Siamo infatti ben propensi ad accogliere sulla nostra piattaforma i prodotti di altre aziende per avere un database prodotti il più completo possibile, che possa risolvere i tanti dubbi dei consumatori.
Da quest’anno, inoltre, ampliando lo scopo educativo dell’iniziativa abbiamo iniziato a lavorare con Too Good To Go con l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori su un altro importante tema, quello dello spreco alimentare.
Penso che questa sia una delle più grandi urgenze su cui noi aziende dobbiamo intervenire condividendo con i consumatori il peso che ha per il nostro Pianeta lo spreco di cibo e lavorare in sinergia per trovare soluzioni.
Che investimenti avete previsto?
Sicuramente continueremo a investire su Dove Lo Butto? cercando di migliorarla sempre di più, ma allo stesso tempo siamo impegnati anche a livello locale per guidare in modo concreto i principi di Epr.
Per fare un esempio, abbiamo recentemente avviato un progetto pilota con Illycaffè e la Regione Friuli Venezia Giulia. Si tratta del primo progetto pilota in Italia per lo smaltimento delle capsule esauste di caffè in plastica.
Il progetto prevede infatti la raccolta differenziata delle capsule, il loro trattamento presso un apposito impianto sperimentale di separazione di queste ultime dal loro contenuto e il successivo avvio al recupero dei materiali separati.
Insieme a Illycaffè sosterremo i costi di progettazione, realizzazione e gestione dell’impianto sperimentale di separazione delle capsule e quelli connessi alla gestione dei rifiuti.
Questo è un esempio concreto di quanto la collaborazione con diversi stakeholder sia fondamentale per arrivare a soluzioni di valore.