Monini, produttore italiano di olio, si impegna a compensare le emissioni inquinanti prodotte durante il ciclo di vita dei suoi prodotti Classico e Delicato con un progetto integrale di carbon neutrality. Vediamo di cosa si tratta
Obiettivo compensare integralmente le emissioni di CO2 prodotte durante l’intero ciclo di vita dai suoi due prodotti più venduti, il Classico e il Delicato, che insieme rappresentano circa il 67% delle bottiglie prodotte in un anno.
Un impegno di sostenibilità iniziato una decina d’anni fa con il supporto di Ambiente Italia, società di consulenza ambientale, con la definizione delle Regole internazionali di Prodotto (Pcr) per qualificare l’olio extra vergine di oliva e con l’ottenimento della certificazione Environmental Product Declaration (Epd) che valuta le performance ambientali dei prodotti.
“Attraverso l’analisi del ciclo di vita (Lca), effettuata con metodi scientifici in ogni campagna di produzione, è stato possibile quantificare, dal campo allo smaltimento finale, l’impatto in termini di emissioni di gas a effetto serra di ogni singola bottiglia di Classico e Delicato nei loro diversi formati” spiegano i tecnici di Ambiente Italia.
Moltiplicando questo valore per il totale delle bottiglie prodotte, si arriva alla quantità totale di CO2 generata che viene poi compensata attraverso varie azioni, di cui abbiamo chiesto i dettagli all’azienda, in questa intervista.
Oltre all’acquisto di crediti di compensazione, quali attività per la riduzione delle emissioni state mettendo in campo?
Il progetto, del tutto volontario, di compensazione integrale delle emissioni prodotte in un anno nel ciclo di vita dei nostri due extravergini più venduti (Classico e Delicato, insieme oltre i 2/3 delle bottiglie prodotte in un anno) è un importante tassello del percorso che abbiamo intrapreso con A Hand for the Future, il piano di sostenibilità decennale presentato lo scorso anno, un impianto armonico che si compone di una ventina di sotto-progetti.
Lato emissioni l’impegno principale, accanto alla misurazione e alla compensazione, rimane la riduzione netta della nostra impronta ambientale.
Tra i progetti principali che incidono su questa dimensione c’è Bosco Monini: entro il 2030, in collaborazione con la nostra rete di produttori e fornitori, completeremo la realizzazione di un polmone verde da 1 milione di olivi nelle regioni italiane vocate all’olivicoltura.
Un’azione che consentirà di catturare 50mila tonnellate di CO2, pari alle emissioni medie annue di 25mila automobili.
Sostanziale anche il nostro impegno sul fronte packaging: stiamo lavorando per ridurre il peso delle confezioni, utilizzare materiali ed etichette quanto più possibili riciclati, eco e intelligenti.
All’inizio di quest’anno abbiamo per esempio avviato la commercializzazione di bottiglie di plastica riciclata Rpet al 50% nel formato da 0,45L della linea Premi e Spremi. L’obiettivo a lungo termine è ampliare l’utilizzo di questo materiale anche ad altri formati e passare al Pet 100% riciclato sul Premi e Spremi.
Parallelamente stiamo lavorando anche sulle bottiglie di vetro 100% riciclate. Alla regola base di ridurre l’impatto ambientale delle bottiglie di olio extravergine Monini sono stati anche sacrificati i fregi in lamina dorata che storicamente caratterizzavano, per sottolinearne la qualità, il Gran Fruttato, il prodotto in cui l’arte olearia Monini si esprime pienamente.
A tutto ciò si aggiunge l’investimento in tecnologie sempre più efficienti per ridurre i consumi di acqua d’irrigazione nell’olivicoltura che già vede Monini al di sotto degli standard massimi di consumo previsti in Umbria, per esempio.
Ci sono progetti di economia circolare in azienda?
Come già accennato va in questa direzione il nostro impegno sul fronte packaging a cui si aggiunge un progetto già in fase avanzata in collaborazione con un’importante università italiana per il recupero dei sottoprodotti di lavorazione in materie prime secondarie.