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Parietaria, nemica degli asmatici. Ma come mai?

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parietaria officinalis
Immagine Wikimedia Commons

Come si scatena l’allergia alla parietaria o ad altre piante? Nonostante il tema sia oggetto di studio da decenni, i meccanismi che rendono i pollini più asmogeni non sono ancora del tutto chiari…

Con il rientro in città facciamo attenzione alla parietaria, una pianta erbacea che causa spesso allergie respiratorie. Settembre è ancora il suo periodo di fioritura.

Per cui oltre all’ambrosia, su cui molte amministrazioni comunali stanno portando avanti da tempo campagne di disinfestazione, è bene considerare un pericolo per gli allergici anche questa urticacea, detta anche erba vetriola (era usata per lavare l’interno delle bottiglie e dei fiaschi, compito che svolgeva egregiamente grazie ai microscopici peli delle sue foglie).

Come si scatena l’allergia alla paritaria o ad altre piante?

Nonostante il tema sia oggetto di studio da decenni, i meccanismi che rendono i pollini più asmogeni non è ancora del tutto chiaro. Infatti, le dimensioni dei pollini allergenici sono prevalentemente intorno a 10-50 micron (un micron corrisponde a un millesimo di millimetro), mentre le vie respiratorie critiche per l’infiammazione tipica dell’asma hanno un diametro inferiore ai 4 micron.

Anche se l’infiammazione allergica coinvolge generalmente sia le vie respiratorie superiori che inferiori e che quindi il contatto dell’allergene con le mucose nasali può comunque essere sufficiente a spiegare anche sintomi respiratori, si ritiene che il polline debba comunque entrare in contatto con le mucose delle piccole vie respiratorie.

Il tema in questione è un importante oggetto di studio da parte di Aaiito (associazione allergologi immunologi italiani e ospedalieri).

Quasi un italiano su quattro soffre di allergie respiratorie. L’allergia ai pollini è infatti una delle manifestazioni più note dell’allergia, con sintomi che sono caratterizzati prevalentemente da starnuti, naso chiuso, prurito nasale e oculare, asma.

In un Paese come l’Italia, caratterizzato da un’eccezionale diversità di clima e di flora dovuta a una posizione geografica unica, anche l’allergia ai pollini ha caratteristiche particolari.

Sono infatti presenti moltissime piante che producono pollini allergenici – cioè in grado di provocare sintomi nei pazienti sensibilizzati – e la loro distribuzione è notevolmente variabile sul nostro territorio.

Parietaria, graminacee e olivo sono tra le piante che sono sotto studio per capire l’innesco delle allergie.

Mentre è semplice apprezzare la differenza fra le piante, quello che succede a livello microscopico quando guardiamo i pollini, o a un livello ancora più dettagliato quando si analizzano le molecole allergeniche, è ancora oggetto di studio e in parte ancora da comprendere pienamente – spiega Lorenzo Cecchi, medico e presidente eletto di Aaiito – Uno degli aspetti più interessanti è la capacità di alcuni pollini di provocare asma, una caratteristica clinicamente importante che è limitata prevalentemente ad alcune specie come la parietaria, le graminacee, l’ambrosia e l’olivo“.

L’asma da temporale (thunderstorm-related asthma): un indizio per indirizzare la ricerca

Un aiuto a indirizzare la ricerca in questo campo è venuto dalla cosiddetta asma da temporale, cioè delle epidemie di asma grave, anche fatale, che si concentrano durante e dopo eventi temporaleschi nei periodi di fioritura di piante allergeniche.

Da molti anni sono stati segnalati in alcune aree del mondo e nel nostro Paese come, per esempio, a Napoli in più occasioni, e in Puglia.

I sintomi compaiono in pazienti allergici soprattutto a parietaria, graminacee e olivo, non necessariamente affetti da asma o con asma lieve e non ben controllata con la terapia.

In queste occasioni, la comparsa di sintomi respiratori di tipo asmatico ha fatto pensare agli esperti che avvenisse una rottura del polline e che le particelle liberate, contenenti le molecole allergeniche, fossero in grado di entrare più profondamente nelle vie respiratorie e provocare asma.

Una recente ricerca condotta da Lorenzo Cecchi, Enrico Scala e Riccardo Asero in collaborazione con Sandra Citterio e Sarah Caronni dell’Università Milano-Bicocca sembra confermare questa ipotesi.

Sottoponendo in laboratorio i pollini di cipresso, ambrosia, parietaria, graminacee e olivo a condizioni simili a quelle che si verificano durante un temporale, l’analisi molecolare ha dimostrato che i frammenti dei pollini implicati nell’asma da temporale contengono le molecole allergeniche mentre gli altri no, o ne contengono in quantità significativamente minore.

Ciò significa che durante un temporale i pollini si rompono e si formano dei frammenti con diametro tra i 2 e i 4 micron che, nel caso di parietaria, graminacee e olivo, contengono le molecole allergeniche e sono in grado, date le loro dimensioni, di penetrare profondamente nelle vie respiratorie.

Questo meccanismo di formazione di piccole particelle con proprietà allergeniche potrebbe svolgere un ruolo importante anche nell’asma da pollini in generale.

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