La Commissione europea, per la riduzione dei rifiuti elettronici e l’agevolazione della vita dei consumatori, propone l’introduzione di un caricabatteria universale. Un iter legislativo che dura da oltre 10 anni e vede aziende favorevoli e contrarie
Agevolare la vita dei consumatori europei – oggi obbligati ad avere caribatterie diversi a seconda dei modelli di smartphone o di notebook utilizzati – e contribuire a ridurre la produzione di rifiuti elettronici – più di 53 milioni di tonnellate prodotte nel mondo ogni anno, 7,3 chili in media per ogni abitante (fonte Global E-Waste Monitor): una doppia motivazione che il Parlamento europeo cerca di perseguire da oltre un decennio con l’introduzione nel nostro continente di un caricabatterie universale.
Un problema particolarmente sentito nel nostro continente, che produce più rifiuti elettronici di tutti gli altri, circa 16,2 kg pro capite, complice l’enorme quantità di telefoni cellulari che circolano in Europa – più di 420 milioni di apparecchi – costringendoci a possedere circa tre caricabatterie a testa (di cui due usati regolarmente e uno abbandonato in qualche cassetto).
Nonostante questa abbondanza, capita spesso di trovarsi nell’impossibilità di ricaricaricare il proprio telefono a causa dell’incompatibilità del caricabatterie; questo porta a circa 11mila tonnellate annue di rifiuti elettronici prodotte.
Ecco perché il Parlamento europeo e la sua commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori insistono da anni su un caricabatterie universale, chiedendo continuamente alla Commissione di agire; nel 2014, il Parlamento ha sostenuto l’introduzione di un caricabatteria comune per tutti i cellulari, durante le negoziazioni della direttiva Radio Equipment (Red).
Sono poi seguite diverse altre iniziative parlamentari per standardizzare i caricatori – come la risoluzione adottata il 30 gennaio 2020 – fino ad arrivare alla risoluzione del 10 febbraio 2021 sul nuovo piano d’azione per l’economia circolare, con cui gli eurodeputati hanno chiesto alla Commissione europea di introdurre urgentemente un caricatore universale per smartphone e dispositivi analoghi.
Con la proposta del 23 settembre si compie un passo fondamentale in questa direzione, attraverso la revisione della direttiva sulle apparecchiature radio, la porta di ricarica e la tecnologia di ricarica veloce: la Commissione europea chiede infatti di adottare lo standard Usb-C come porta standard per tutti gli smartphone, tablet, fotocamere, cuffie, altoparlanti portatili e console di videogiochi portatili.
A questo si aggiunge la richiesta di separare la vendita dei caricabatterie dalla vendita dei dispositivi elettronici, per migliorare la comodità dei consumatori e ridurre l’impronta ambientale associata alla produzione e allo smaltimento dei caricabatterie.
Anna Cavazzini (Verdi/Ale, Germania), presidentessa della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori del Parlamento europeo, commenta: “dobbiamo finalmente liberarci dell’ingombro di cavi nei nostri cassetti; ne abbiamo abbastanza di avere nello zaino il cavo di ricarica sbagliato per il dispositivo che stiamo trasportando.
Cavi di ricarica uniformi aiuteranno i consumatori a risparmiare denaro e a risparmiare le risorse del Pianeta. Le apparecchiature elettriche ed elettroniche continuano ad alimentare uno dei flussi di rifiuti in più rapida crescita nell’Ue.
È particolarmente importante che le norme proposte si applichino non solo agli smartphone ma anche ai tablet e ad altri dispositivi mobili, come richiesto dal Parlamento. Occorre tener conto dei rapidi sviluppi tecnologici, tanto più che la Commissione ha già perso così tanto tempo.
ictIl Parlamento lavorerà ora su questa proposta legislativa. Faremo del nostro meglio per garantire un’agevole cooperazione con la Commissione e il Consiglio al fine di raggiungere un accordo che andrà a beneficio dei consumatori europei e dell’industria, con al centro gli obiettivi del Green Deal europeo“.