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Youth4Climate e Pre-Cop di Milano, tiriamo le somme

i giovani e il Youth4Climate di Milano
crediti Guido Maria Marinelli

Conclusi i lavori di Youth4Climate e Pre-Cop di Milano, ora si guarda al cruciale appuntamento di novembre: la Cop26 di Glascow.

Si è chiusa sabato 2 ottobre quella che potremmo definire la settimana del clima di Milano: sette giorni scanditi da incontri di alto livello, negoziati, manifestazioni di piazza e scioperi, tutti con l’unico obiettivo di alzare l’asticella dell’ambizione e abbassare quella della temperatura globale.

Tutto ha avuto inizio il 28 settembre, con l’apertura dei lavori della Youth4Climate, un evento organizzato dal Governo italiano, in partnership con il Regno Unito, che ha coinvolto 400 giovani da tutto il mondo.

Ragazzi che, dopo un processo di selezione, sono stati invitati a Milano per sviluppare una dichiarazione da consegnare ai Governi che hanno sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (Unfccc) e che si riuniranno a novembre, a Glasgow, alla Conferenza delle Parti (Cop26).

I risultati dei lavori di Youth4Climate e Pre-Cop di Milano

Dopo due giorni di intensi negoziati svoltisi in 4 diversi tavoli di lavoro – I giovani e l’ambizione climatica, Ripresa sostenibile, Coinvolgimento degli attori non governativi con un focus sull’industria dei combustibili fossili e Società consapevole – i delegati hanno prodotto un documento ambizioso e forte che racchiude altrettanti punti fondamentali.

I giovani e l’ambizione climatica

La generazione che più pagherà il prezzo dei cambiamenti climatici, sia in termini sociali che economici, dovrà essere maggiormente rappresentata all’interno dei processi decisionali.

Come potenziare l’uso delle energie rinnovabili

La transizione verde dovrebbe dunque puntare alla massimizzazione dell’efficienza energetica e a un utilizzo esclusivo delle energie rinnovabili al fine di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 1,5°C.

Inoltre, le emissioni di CO2 dovranno essere tassate e il ricavato contribuirà al potenziamento e alla condivisione delle tecnologie, nonché al sostegno dei paesi e delle fasce più fragili, come richiesto dai principi della Transizione Giusta.

Coinvolgimento degli attori non statali

La richiesta, coraggiosa e determinata, è che nessuna soggetto non governativa accetti d’ora in poi fondi provenienti da aziende che producono combustibili fossili.

Educazione e consapevolezza della crisi climatica

L’obiettivo è potenziare le conoscenze a tutti i livelli attraverso programmi di formazione e un impegno dei mezzi di comunicazione e dei governi nel prevedere enti specializzati nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema.

Il documento è stato consegnato all’apertura dell’incontro preparatorio di alto livello che precede la Cop26, ai ministri e ai Capi di Governo presenti alla Pre-Cop, tra i quali il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Mario Draghi, l’inviato speciale del presidente Usa per il clima, John Kerry e, naturalmente, Alok Sharma, presidente designato della Cop26.

Proprio quest’ultimo ha salutato con entusiasmo il documento elaborato dai giovani, ma viste le continue e legittime manifestazioni di piazza, non si può dire che questi ultimi abbiano fatto altrettanto con le dichiarazioni di intenti che sono emerse dall’incontro governativo, che avrebbe dovuto rassicurare sulla ferma intenzione dei partecipanti di impegnarsi nella lotta contro la crisi climatica in atto.

Si deve fare di più: tutti concordi, giovani e Governi

Di positivo c’è che tutti i presenti si sono dimostrati concordi nell’affermare che è necessario fare di più, tutti insieme, per raggiungere l’obiettivo prescritto dall’Accordo di Parigi, ossia mantenere la temperatura globale sotto 1.5°C.

Un’aspirazione ancora più importante se si pensa che secondo il Global Annual to Decadal Climate Update, un report stilato dall’Organizzazione meteorologica mondiale e dal Met Office britannico, al momento abbiamo circa il 40% di possibilità che la temperatura globale media annuale raggiunga 1,5°C di aumento già nei prossimi 5 anni e una probabilità del 90% che tra il 2021 e il 2025 andremo incontro alle temperature più alte mai registrate.

Altro nodo cruciale, su cui i delegati governativi presenti si sono trovati d’accordo, è la necessità che i paesi più industrializzati supportino finanziariamente la transizione dei paesi più poveri e meno responsabili della situazione climatica attuale.

Quest’ultimo punto è strettamente collegato alla richiesta di collaborazione da parte del settore privato nel raggiungere i finanziamenti necessari e della necessità di puntare alla trasparenza e alla responsabilità di tutti i Paesi.

Un documento particolarmente interessante e degno di nota, quello presentato dalla Climate Open Platform, una rete che accoglie individui e organizzazioni allo scopo di monitorare e influenzare i processi istituzionali e che ha chiesto ai Governi il riconoscimento ufficiale del clima come diritto umano inalienabile, nonché l’applicazione di una carbon tax globale, una pianificazione del settore industriale tutta votata alla transizione verde, e il sostegno ai paesi poveri nell’affrontare la crisi climatica.

Chiusi gli eventi preliminari, ora si guarda dritti a novembre e alla Cop26, dove sarà necessario un impegno serio, vincolante e ambizioso per affrontare quella che, a tutti gli effetti, continua a essere la più grande sfida dei nostri tempi.

» Leggi tutti gli articoli di (Re)Agire per il clima (#stopclimatechange)

Valeria Barbi Valeria Barbi: politologa, naturalista e viaggiatrice. Si occupa di gestione di progetti su cambiamento climatico e sostenibilità. Svolge attività di formazione e consulenza a livello nazionale e internazionale. Analizza e racconta il rapporto tra uomo e natura nell'Antropocene, per dare vita a progetti e strategie di coinvolgimento dei cittadini | Instagram
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