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Mascherine a scuole: usiamo quelle lavabili. Lo consigliano i pediatri

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mascherine a scuola
Foto di Mika Baumeister da Unsplash

Mascherine a scuola: si torna a parlarne intensamente perché le indicazioni non sono chiare. E soprattutto se ne stanno usando a iosa del tipo usa e getta.

È quanto lamentano anche i pediatri riuniti dell’associazione culturale pediatri (Acp). Il Miur ne obbliga l’uso, ma, se si domanda all’Istituto Superiore di Sanità (Iss), la risposta è “la mascherina chirurgica a scuola non è obbligatoria. Lo diventa solo nel caso di istituti che non siano stati in grado di garantire la distanza di almeno un metro tra un banco e l’altro nelle classi“.

Lo ha chiarito Paolo D’Ancona, del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto.

L’idea dunque è riaprire il dibattito e assicurare a studenti, docenti, famiglie e dipendenti all’uso di mascherine chirurgiche certificate lavabili, distribuendole al posto dell’usa e getta.

Finora, l’uso nelle scuole italiane ha comportato “un grave e ingiustificato dispendio economico e ambientale – continua Elena Uga, pediatra dell’Acp – L’anno scorso, secondo i calcoli di Tuttoscuola, i primi di aprile avevamo già consumato oltre un miliardo e mezzo di mascherine, smaltite tra i rifiuti indifferenziati, ma anche disperse all’aperto, con grave rischio di una allarmante contaminazione ambientale.

E non dimentichiamo che, data la scomodità delle mascherine fornite dalle scuole, in moltissimi casi, quelle gratuite sono finite direttamente nei rifiuti e le famiglie ne hanno acquistato e ne stanno acquistando di ulteriori“.

Il problema è che nel sito del Ministero dell’Istruzione (pagina 13 del documento a questo link), si dice (erroneamente): “a prescindere dalla situazione epidemiologica, il dispositivo di protezione respiratoria previsto per gli studenti è la mascherina di tipo chirurgico – fa notare la Uga.

Si tratta di una evidente incongruenza con le indicazioni date dall’Iss, a questo link, pagina 38, dove nell’ambito esclusivo dell’uso di mascherine in posizione statica, dunque in classe, si dice che “la mascherina chirurgica è indispensabile laddove non sia possibile il distanziamento di almeno un metro“, per tutti gli altri casi, cioè ove questa distanza in classe è rispettata, la chirurgica non è obbligatoria.

Insomma non deve essere usata per forza la mascherina chirurgica, “possono essere utilizzate anche mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera, e al contempo forniscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso“.

L’indicazione, però, non è stata presa in considerazione quest’anno “per via dei timori legati alla variante delta” precisa D’Ancona.

Si tratta comunque di una decisione del Cts che ha valutato il fatto che, mentre c’è uno standard condiviso e precise caratteristiche ampiamente testate per la mascherina chirurgica, altrettanto non si può dire per le mascherine di comunità, che nel nostro Paese non ha requisiti standardizzati” continua D’Ancona.

Eppure nessun obbligo di mascherina chirurgica è imposto per gli uffici, dove, al chiuso, si lavora affianco anche con le mascherine di comunità. Possibile che, per una pandemia verso la quale, come sottolinea l’Oms, i più giovani si sono sempre mostrati più resistenti, siano proprio loro a dover rispettare le regole più rigide?

Risponde Uga, che chiarisce: “Non esistono evidenze solide che al di fuori dei setting sanitari l’uso della mascherina chirurgica riduca il rischio di contagio rispetto a quella di comunità, con o senza variante Delta. A scuola l’attenzione non andrebbe posta sulla tipologia di mascherina, ma andrebbero fornite a studenti e famiglie chiare indicazioni sulla corretta modalità di utilizzo“.

L’appello, avanzato anche dall’associazione Triciclo, è quello di riammettere la possibilità di utilizzare mascherine di comunità a scuola.

Alla base l’Organizzazione Mondiale della Sanità che conferma la raccomandazione di utilizzare le mascherine nelle stesse circostanze degli adulti solo a partire dai dodici anni.

Al contrario dell’Italia, molti altri Paesi hanno recepito le raccomandazioni dell’Oms e altri hanno fatto ancora di più. La Svizzera addirittura non ha introdotto l’utilizzo della mascherina.

Anche in Francia, l’uso della mascherina non è più obbligatorio nelle scuole primarie, dai 6 ai 12 anni, se il tasso di incidenza di Covid si è stabilizzato al di sotto della soglia di incidenza di 50 per 100.000 abitanti per almeno cinque giorni (ovvero il rischio basso che determina la zona bianca anche nel nostro Paese).

Solo gli Stati Uniti hanno una raccomandazione (non un obbligo) più stringente di noi, con i Cdc – Centers for Disease Control and Prevention – che invitano all’utilizzo delle mascherine (non per forza chirurgiche) a scuola dai 2 anni e la vaccinazione dai 12 anni, indicazione seguita in alcuni Stati.

La nostra richiesta è dunque di tornare ad ammettere l’uso della mascherina di comunità, o in alternativa, l’uso della mascherina chirurgica lavabile e riutilizzabile, che esiste ed è ampiamente diffusa in commercio, anche con certificazione dell’Iss – continua UgaLe mascherine lavabili sono adeguate alla protezione in setting non sanitari, come sottolineato da Oms e verificato da numerosi studi e possono essere pulite a casa lavandole opportunamente, e dunque il loro utilizzo è gestibile istruendo adeguatamente le famiglie“.

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