L’impennata dei prezzi dell’energia degli ultimi mesi si è intrecciata con le difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime, mettendo in seria difficoltà molti settori industriali. Gli investimenti su rinnovabili ed efficienza energetica possono mettere al riparo dalla volatilità dei prezzi, ma nell’immediato servono misure di aiuto per le imprese e l’occupazione
Negli ultimi mesi, i mercati dell’energia sono stati travolti da una tempesta perfetta, con una serie di fattori che si sono allineati a provocare un’ondata di rincari nei prezzi del gas e dell’elettricità.
Lo scorso inverno è stato particolarmente rigido nell’emisfero settentrionale, situazione che ha portato a intaccare le riserve di gas. Nel contempo, la crescita dei prezzi e della domanda in Asia e in America latina ha fatto sì che le spedizioni di gas naturale liquido fossero destinate in quelle aree piuttosto che in Europa.
Ancora, il rimbalzo delle economie successivo all’allentamento delle restrizioni contro il Covid ha fatto crescere la domanda globale di gas e le importazioni di gas dalla Russia non sono bastate a soddisfare la crescita della domanda.
Infine, almeno per quanto riguarda il contesto europeo e con un peso marginale, hanno contribuito gli aumenti del costo delle emissioni CO2.
A fare le spese di queste fluttuazioni sono stati i Paesi, come il nostro, che più dipendono dalle importazioni di gas naturale per la generazione dell’elettricità. Le conseguenze non hanno tardato a farsi sentire, sia per i consumatori sia per le aziende.
A lanciare un grido d’allarme è stata Confindustria Brescia, che ha condotto una ricerca su 113 imprese associate che danno lavoro a oltre 10.500 persone.
I risultati sono allarmanti: rispetto allo stesso periodo del 2019, i costi per le imprese per il gas e l’elettricità sono cresciuti rispettivamente del 231 e del 166%. Se però si tiene conto del fatto che circa 1/4 delle imprese ha visto ridursi il fatturato rispetto al 2019, questi valori salgono addirittura al 325% per il gas e al 186% per l’energia elettrica.
Come se non bastasse, su questa tendenza al rialzo dei prezzi dell’energia si è innestata anche una riduzione nella disponibilità di diverse materie prime: nel terzo trimestre del 2021, il 32% delle imprese bresciane ha indicato nella scarsità di materie prime il fattore che più limita la capacità produttiva; nello stesso periodo del 2020 la percentuale era del 3%.
I forti rincari in fase di acquisto (stimati nel +44% rispetto al 2020) vengono solo parzialmente trasferiti sui prezzi di vendita ai clienti (+11%) ed è questa la causa delle riduzioni di marginalità registrate.
L’associazione degli industriali bresciani sollecita un intervento governativo, in particolare attraverso il decreto per le imprese energivore, su cui dovrebbero essere allocate risorse sufficienti.
A fare sponda su questo tema c’è anche Assovetro, l’associazione nazionale degli industriali del vetro, che ha sottolineato come i costi dell’energia siano più che quadruplicati, mettendo a rischio la ripresa post-Covid.
Questi aumenti colpiscono pesantemente il settore del vetro che, a causa delle alte temperature di funzionamento degli impianti (oltre 1.600°C), associate all’impossibilità di spegnerli, ha un consumo medio di gas naturale di oltre 1 miliardo di metri cubi l’anno (1,5% dei consumi nazionali) e un fabbisogno di energia elettrica di 3 TWh/anno (1% dei consumi nazionali).