Sono sempre più interessanti le pratiche di economia circolare/rigenerativa che le aziende della moda adottano per attutire la propria impronta ambientale. E Timberland, per voce di Elisabetta Baronio, non è da meno
Entro il 2030 il 100% dei prodotti a marchio Timberland sarà progettato per rispondere alle logiche dell’economia circolare: tutti i prodotti a marchio Timberland – promette l’azienda – saranno manufatti con materiale di riciclo (di bottiglie di plastica o scarti di pelle per esempio) e per essere a sua volta riciclabile a “fine vita”.
Nel caso, invece, sia materiale naturale, come il cotone o la lana, l’attenzione massima è data ai processi di agricoltura rigenerativa.
Ma non è la sola promessa che l’azienda si è imposta: seguendo un corretto trend anche Timberland, che fa parte del Gruppo Vf, ha deciso di attuare il take back dei propri prodotti. In poche parole: “se ti stufi del prodotto usato, non buttarlo, rendicelo“.
L’iniziativa è partita negli Stati Uniti con il nome di Timberloop. Ma Elisabetta Baronio, sustainability e Csr manager Emea di Timberland ci preannuncia in questa intervista che entro 6 mesi sarà possibile farlo anche in Europa e in Italia.
Attraverso questo programma, i consumatori vengono incoraggiati a restituire qualsiasi calzatura, abbigliamento o accessorio Timberland usato, in modo da poter dare loro una nuova vita.
I prodotti restituiti saranno smontati e alcune parti saranno riutilizzate, riciclate in nuovi prodotti, o rimesse a nuovo per la vendita su un sito web dedicato in via di costruzione.
I questi giorni in rete gira anche un filmato che mostra quanto sia interessante, ma anche impegnativo per un’azienda incamminarsi nella gestione dei prodotti usati. Però è un trend che in tema di Corporate social responsibility non si può più ignorare.
Certo, non è una passeggiata. Le aziende che hanno a che fare con questi programmi di take back si devono organizzare con business unit dedicate, spazi immensi di stiva, personale che ha un occhio al recuperabile.
Insomma, quasi un’altra attività. Ma tutto si può fare se c’è la volontà e forse le aziende capiranno che c’è anche il guadagno. Di sicuro a livello di impatto ambientale e immagini. E la Baronio è la prima a essere cosciente di questa bella sfida.