L’adozione tempestiva di una strategia italiana per la riduzione del metano consentirebbe un approccio proattivo del nostro Paese, per aiutare il processo di transizione energetica in corso e centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2030.
Il riscaldamento del nostro Pianeta è causato dai gas a effetto serra – tra i quali biossido di carbonio (CO2) e metano (responsabile per circa il 30%), tanto per citare i primi due – che inoltre sono responsabili dell’inquinamento atmosferico e della riduzione dello strato di ozono.
Se la lotta alle emissioni di anidride carbonica ha notevole risalto, con progetti e ricerche sperimentali che ottengono notevoli finanziamenti, le emissioni di metano e le soluzioni per limitarle hanno molto meno impatto mediatico – anche perché queste emissioni sono legate in ampia percentuale al settore energetico, ai rifiuti e agli allevamenti intensivi.
L’Unione europea ha quindi lavorato a una strategia per la riduzione del metano in atmosfera – pubblicata nel 2020 – e sta lavorando all’approvazione di una nuova legislazione per la riduzione delle emissioni di metano.
Emissioni di metano, qual è il ruolo dell’Italia?
Secondo il Global Methane Tracker dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), circa il 40% delle emissioni di metano prodotte dall’attività umana derivano dal settore energetico.
Le fughe e i rilasci in atmosfera per le attività energetiche si hanno sia nelle fasi di estrazione, trasporto e combustione non solo del gas naturale, ma anche del petrolio e del carbone, cui il metano è associato.
Inoltre, tali emissioni risulterebbero essere circa il 70% maggiori rispetto a quanto riportato ufficialmente dai governi nazionali.
Da qui la necessità di un maggior controllo sui dati emissivi e un’azione politica che deve diventare più incisiva se vogliamo ridurre le emissioni in atmosfera del metano.
Naturale quindi pensare che attraverso la riduzione delle emissioni di metano, proveniente dalle attività legate all’estrazione di petrolio e gas sia il modo più rapido, economico ed efficace per raggiungere gli obiettivi climatici 2030 dell’agenda europea.
“Se nel 2021 le perdite globali di metano dal settore energetico fossero state catturate, si sarebbe avuto un recupero di 180 miliardi di mc di gas naturale, l’equivalente di 40 miliardi di dollari, e l’auspicio è di avere robuste regole di misurazione e reporting, integrate da un altrettanto robusto quadro di mitigazione, che rifletta le migliori pratiche esistenti a livello internazionale” commenta Ilaria Restifo, referente per l’Italia dell’associazione ambientalista Edf.
Purtroppo, nella presente situazione di crisi internazionale, il metano ha una grande rilevanza per i consumi energetici europei e in particolare italiani.
Il suo corretto uso ha per il nostro Paese un’importanza specifica e le nostre avanzate esperienze e dotazioni tecnologiche possono contribuire in modo significativo alla qualità della regolamentazione proposta.
Trattandosi di un regolamento direttamente applicabile in tutti gli Stati e non di una direttiva, che si sarebbe potuta declinare a livello nazionale nella fase di recepimento, l’Italia ha adesso l’opportunità di impegnarsi per influire sul processo decisionale in ambito Parlamento e Consiglio europei.
In particolare, la proposta legislativa della Commissione europea non sembra affrontare con la necessaria decisione il problema delle emissioni associate alle importazioni di gas dall’estero, sia nelle fasi di estrazione sia di trasporto.
L’Europa è il più grande consumatore di gas naturale al mondo, importato per circa l’85%. Questo offre all’Europa e all’Italia, che importa oltre il 90% del metano, l’opportunità di guidare la regolamentazione verso riduzioni più marcate.
Un ruolo proattivo dell’Italia nell’ambito della procedura legislativa in corso trova consistenza non solo per la sua posizione storica come crocevia del gas naturale, ma anche per l’impegno volontario già espresso dai principali operatori italiani, che lo scorso anno hanno condiviso una proposta di Strategia nazionale messa a punto dagli Amici della Terra in collaborazione con Edf Europe.
La Strategia per l’Italia, con precisi obiettivi e azioni volte a contenere le emissioni di metano al 2030, ha in parte anche anticipato quanto previsto nell’autunno dello scorso in ambito G20 e Cop26, con il lancio del Global Methane Pledge.
A questa iniziativa hanno già aderito 111 paesi in tutto il mondo con l’obiettivo di ridurre le emissioni globali di metano del 30% entro il 2030, includendo anche le emissioni da agricoltura e rifiuti, oltre che quelle del settore energetico.
Riduzione delle emissioni di metano per le aziende le settore energetico
Opportunismo, green washing o bagno di realtà che sia, la necessità di ridurre le emissioni di metano in atmosfera è chiara anche per le aziende dirette interessate, quelle del settore oil & gas, riunite nella Oil and Gas Climate Initiative (Ogci).
Che proprio in questi giorni hanno preso l’impegno si abbandonare le pratiche di flaring – pratica che consiste nel bruciare senza recupero energetico il gas naturale in eccesso estratto – e di venting – tecnica per alleviare la pressione e rilasciare nell’atmosfera i gas di scarico che non possono essere trattati – e di riparare tempestivamente le infrastrutture in caso di eventuali perdite.
L’iniziativa è supportata dalle 12 principali compagnie del settore energetico: l’italiana Eni, Aramco, Bp, Chevron, Cnpc, Equinor, ExxonMobil, Occidental, Petrobras, Repsol, Shell e Total.