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Rigenerare gli ecosistemi marini: cominiciamo dalla Posidonia

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posidonia marina
Immagine da Depositphotos

Anche se occupano solo il 2% della superficie globale, gli ecosistemi costieri come le foreste di mangrovie, le praterie di posidonia e le paludi salmastre proteggono le coste, sono aree di crescita per le specie ittiche, producono enormi quantità di ossigeno e assorbono carbonio. Purtroppo, anche nel nostro paese le praterie di Posidonia sono minacciate dalle attività umane: in Sicilia e in Sardegna stanno partendo delle iniziative per proteggerle e rigenerarle.

La rigenerazione degli ecosistemi è una delle opzioni più promettenti per rallentare la progressione del riscaldamento globale e contrastare la perdita di biodiversità.

In sostanza, si cerca di aiutare gli ecosistemi che sono stati danneggiati a riprendersi, conservando nel contempo quelli ancora intatti.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, da qui al 2030 si potrebbero rigenerare 350 milioni di ettari tra ecosistemi terrestri e marini, rimuovendo fino a 26 gigatonnellate di carbonio e generando servizi ecosistemici per 9.000 miliardi di dollari, nove volte il costo degli interventi necessari per la rigenerazione.

Tutti gli ecosistemi possono essere rigenerati: a quelli marini è dedicato il Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile, iniziativa lanciata dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’Unesco con l’obiettivo di sviluppare soluzioni innovative per la salvaguardia degli oceani.

In particolare, i progetti sviluppati nell’ambito del Decennio mirano ad avere mari puliti, da cui cioè sono state rimosse le fonti di inquinamento, resilienti, produttivi, accessibili e sicuri. Una delle proposte più interessanti è Save the Wave, che vuole conservare e ripristinare gli ecosistemi costieri di praterie di Posidonia oceanica nel Mar Mediterraneo.

La Posidonia è una pianta marina che produce fiori, foglie e frutti e che vive nelle zone costiere del Mediterraneo fino a 40 metri di profondità. Assorbe l’anidride carbonica e rilascia ossigeno a un ritmo doppio rispetto a quello delle foreste tropicali, inoltre trattiene il carbonio sequestrato per millenni.

Purtroppo, oggi questa pianta è gravemente minacciata. L’eccesso di nutrienti e fertilizzanti nelle acque costiere, che fanno aumentare la torbidità delle acque riducendo la capacità fotosintetica della Posidonia, la pesca a strascico e l’ancoraggio delle barche, la costruzione di infrastrutture, i cambiamenti climatici, con l’aumento della temperatura e l’acidificazione delle acque: sono tutti fattori che stanno portando a un crollo nella della diffusione della Posidonia.

In sostanza, ogni 7 minuti circa sparisce un’area di prateria grande come un campo da calcio. Per contrastare questo declino, sono stati annunciati due progetti, uno in Sicilia e l’altro in Sardegna.

Il primo, realizzato con in contributo di E.On, prevede come prima cosa di coltivare in vasche apposite delle talee di Posidonia che a settembre verranno piantate sui fondali del Golfo di Palermo.

Una volta avvenuta la piantumazione, verrà avviata una fase di monitoraggio, anche per studiare l’adattamento e la reazione della fauna marina: se il risultato fosse positivo, sarà possibile spostare il progetto in altre zone.

ZeroCO2, una società benefit e B Corp italiana che si occupa di sostenibilità attraverso progetti di riforestazione, è invece protagonista del secondo progetto di piantumazione.

Nel Golfo Aranci, in Sardegna, verranno piantate 2.500 piante di Posidonia, nell’ambito di una serie di azioni che puntano ad accrescere la consapevolezza sull’importanza della salvaguardia degli ecosistemi marini, in particolare sviluppando un progetto educativo con le scuole elementari e medie del territorio.

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