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Gli effetti della guerra in Ucraina sul settore agroalimentare

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Un report realizzato dal Crea offre un quadro generale sulle difficoltà del sistema agroalimentare italiano, alle prese con una crisi senza precedenti. Compito della ricerca, infatti, è fornire conoscenze approfondite per consentire la predisposizione di politiche efficaci e tempestive

La guerra in Ucraina, oltre agli enormi problemi umanitari e alla crisi energetica, sta mettendo in crisi anche il mercato agroalimentare, sul quale aleggia lo spettro di un forte aumento dei prezzi e, in prospettiva, anche una seria crisi dell’alimentazione.

La guerra della Russia contro l’Ucraina – ha dichiarato il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskisha creato una moltitudine di problemi anche in relazione alla sicurezza alimentare globale“.

La mancanza di rifornimenti di cereali dall’Est Europa – e un rincaro dei loro prezzi sul mercato – causerà una crisi alimentari nei Paesi più poveri e nelle popolazioni con minor reddito; inoltre, la scarsità di fertilizzanti ridurrà ulteriormente le capacità del settore agricolo di produrre cibo.

Ed è per questo che la Commissione europea ha proposto un pacchetto di sostegni economici, del valore di 500 milioni di euro, per gli agricoltori colpiti dalla guerra in Ucraina, per contrastare l’aumento dei costi di produzione e le restrizioni commerciali.

All’Italia andranno 48,1 milioni, ai quali vanno aggiunti i 195 milioni che il Consiglio dei ministri ha stanziato attraverso il decreto legge Ucraina; nel pacchetto è stata inserita la rinegoziazione del debito per le aziende agricole, un ulteriore sviluppo del fondo per le imprese agricole e la cessione del credito d’imposta per il caro carburanti.

Quali sono gli effetti della guerra in Ucraina sull’agricoltura italiana

A questo proposito, il Crea – consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – ha pubblicato il report Guerra in Ucraina: gli effetti sui costi e sui risultati economici delle aziende agricole italiane, che calcola l’aumento dei costi di produzione cui devono far fronte le aziende agricole.

L’analisi dei ricercatori si basano sui dati del Rica (Rete d’Informazione Contabile Agricola, che tiene sotto controllo per la Ue il reddito e le attività delle imprese) e hanno considerato 6 voci di costo:

  1. fertilizzanti
  2. mangimi
  3. gasolio
  4. sementi/piantine
  5. fitosanitari
  6. noleggi passivi

L’impatto medio aziendale dell’aumento è stato calcolato in oltre 15.700 euro – che sfiorano i 99.000 euro nelle aziende che allevano granivori – ma con forti differenze tra i settori produttivi e a seconda della localizzazione geografica.

I settori più penalizzati da questi aumenti sono quelli seminativi, la cerealicoltura e l’ortofloricoltura per l’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei fertilizzanti, seguiti dai bovini da latte (+57%).

Più contenuti, invece, gli aumenti per le colture arboree agrarie e per la zootecnia estensiva. A livello medio nazionale l’aumento dei costi si attesterebbe al 54% con effetti molto rilevanti sulla sostenibilità economica delle aziende agricole, in modo particolare per le aziende marginali.

Il report completo può essere consultato sul sito del Crea.

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