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Papavero da oppio, fiore importante per l’industria farmaceutica

papavero da oppio - Papaver sumniferum
Immagine da Wikimedia Commons

Il papavero da oppio, da sempre impiegato nei rituali per le sue proprietà sedative, euforizzanti e analgesiche, fornisce all’industria farmaceutica la tebaina per la produzione di altri farmaci.

In primavera sbocciano prepotentemente fiori che colorano e rendono più allegre le nostre campagne, regalando buonumore a chi ha piacere di osservarli e contemplarli.

Uno di questi fiori che merita ammirazione e rispetto è, sicuramente, il papavero rosso che, purtroppo a causa dei numerosi pesticidi e diserbanti usati in agricoltura, troviamo sempre meno nelle nostre passeggiate primaverili.

E se il papavero rosso (Papaver rhoeas) è suo malgrado a rischio estinzione, non lo è il cugino più famoso, dalla storia millenaria: ovvero il papavero da oppio (Papaver sumniferum).

Il papavero da oppio è stato da sempre impiegato nei rituali per le sue proprietà sedative, euforizzanti e analgesiche. La sua capacità di calmare il dolore e la tosse erano già note all’epoca di Ippocrate, medico greco e padre della medicina, che lo prescriveva ai suoi pazienti.

Nei secoli il suo impiego nella pratica clinica non è mai cessato, anzi si è sempre più implementato: nell’epoca vittoriana fu dato il nome di laudano alla preparazione a base di tintura di oppio, che veniva usata per conciliare il sonno e lenire i dolori, anche se poteva creare dipendenza.

All’inizio dell’Ottocento, dal papavero da oppio si isolò la morfina, un analgesico efficace e potente che però manteneva ancora gli effetti euforizzanti e narcotizzanti.

La svolta ci fu venti anni dopo, quando i chimici ricavarono la codeina che ha un’azione molto simile alla morfina, ma molto meno potente. Oggi la codeina viene prescritta principalmente come analgesico, da sola o in combinazione con il paracetamolo o acido acetilsalicilico, mentre la morfina viene prescritta generalmente solo per dolori molto forti.

Entrambe le molecole interagiscono con dei recettori presenti nel cervello, nel midollo spinale e nel tratto digerente, ai quali si legano normalmente molecole endogene endorfine ed encefaline.

Morfina e codeina, quindi, imitano l’azione di queste molecole che sono naturalmente presenti nel nostro organismo, determinando un’attivazione prolungata dei loro recettori con la conseguenza di bloccare il dolore, provocare sedazione, depressione della respirazione e, nell’intestino, costipazione.

Oggi l’oppio riveste ancora un ruolo importante in quanto fornisce anche un altro alcaloide: la tebaina. Questa sostanza non ha nessuna valenza farmacologica ma è una sostanza molto importante per l’industria farmaceutica perché la sfrutta, trasformandola, in altri farmaci.

La morfina, la codeina e la tebaina rivestono ancora una funzione centrale nel campo farmacologico, in quanto sono la base per ricavare altri analgesici quali diidrocodeina e buprenorfina; gli antitussivi folcodina e destromorfano e farmaci come il metadone, usato nella terapia sostitutiva in caso di dipendenza da oppioidi.

La tebaina, infine, viene anche usata per sintetizzare il naloxone, farmaco in grado di bloccare i recettori degli oppiodi per invertirne gli effetti tossici.

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Maria Anna Esposito Maria Anna Esposito: laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche alla Facoltà di Farmacia dell'Università Federico II di Napoli, farmacista con specializzazione in Fitoterapia e Aromaterapia. Fito-blogger. Esercita in libera professione attività di consulenza erboristica | e-mail | Instagram
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