Agevolare la transizione all’economia circolare: ecco le proposte della Commissione europea per sancire inuovi diritti dei consumatori e rendere effettivo il contrasto al green washing.
Il 30 marzo scorso la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte a tutela dei consumatori, per responsabilizzarli nella transizione verde, che mirano a sostenerli nei cambiamenti di comportamento necessari per raggiungere gli obiettivi climatici e ambientali del Green Deal europeo.
Tali proposte saranno discusse dal Consiglio e dal Parlamento europeo e, una volta in vigore, potranno garantire in caso di violazione dei nuovi diritti in esse inseriti, l’attivazione della procedura di ricorso collettivo di cui dalla direttiva relativa alle azioni rappresentative.
Le nuove norme sono state proposte a seguito di specifiche ricerche che hanno mostrato come l’ostacolo più importante per la partecipazione dei consumatori alla transizione verde sia costituito dalla verifica dell’attendibilità delle dichiarazioni ambientali dei prodotti.
Hanno quindi lo scopo di mettere a disposizione dei consumatori maggiori informazioni sulla durabilità e riparabilità dei prodotti, tutelandoli nel contempo dalle pratiche commerciali che impediscono loro di fare acquisti maggiormente sostenibili.
In particolare la Commissione ha proposto di modificare la direttiva sui diritti dei consumatori e quella sulle pratiche commerciali sleali.
Nel primo caso la richiesta riguarda principalmente l’obbligo di informare i consumatori sulla durabilità e riparabilità dei prodotti prima dell’acquisto, oltreché in modo chiaro e comprensibile.
In riferimento, invece, alle pratiche commerciali sleali, le novità introdotte sono riferite specialmente alle caratteristiche del prodotto e delle pratiche ingannevoli.
Viene, infatti, ampliato l’elenco delle caratteristiche del prodotto riguardo le quali il professionista non può ingannare il consumatore, includendo tra queste l’impatto ambientale o sociale, la durabilità e la riparabilità.
Vengono, inoltre, aggiunte nuove pratiche considerate ingannevoli, come la dichiarazione su prestazioni ambientali future senza l’inclusione di impegni e obiettivi chiari, oggettivi e verificabili, oltre che senza un sistema di controllo indipendente.
Infine, vengono aggiunte all’elenco già sussistente nuove pratiche commerciali sleali vietate, con lo scopo evitare casi di green washing e l’obsolescenza precoce dei prodotti.