L’inquinamento atmosferico causa ogni anno nel nostro Paese oltre 90mila morti premature: per questo è drammaticamente necessario accelerare sulla transizione energetica e potenziare gli incentivi per il plastic free.
L’inquinamento ci costa caro. Addirittura in termini di morti: Sima, Società Italiana di medicina ambientale, valuta che siano circa 90mila i decessi prematuri riscontrabili ogni anno nel nostro Paese.
Le patologie dell’apparato cardiovascolare sono in prima linea. Gli effetti diretti dell’inquinamento sono la causa di eventi coronarici e infarto miocardico acuto (Sima stima 9.000 casi/anno, mentre gli ictus cerebrali si attestano sui 12.000 casi/anno). Seguono le patologie dell’apparato respiratorio (7.000 decessi prematuri/anno).
Importante, però, è mettere bene in luce anche il lato economico di questa guerra sul campo: “Il solo inquinamento atmosferico, con le morti premature che ne conseguono e le patologie croniche, invalidanti e acute, pesa sul Pil europeo per il 10% in costi sanitari diretti (è stata fatta una media del 10% per gli Stati membri)” spiega a greenplanner.it Alessandro Miani, presidente di Sima.
Certo, per l’industria farmaceutica lo scenario è interessante. Incrociando questa situazione con l’uso e l’abuso sempre più massiccio di medicinali, ne esce un quadro profondamente preoccupante.
È ancora Siani che commenta: “L’abuso di antibiotici per uso umano e animale (allevamenti intensivi) è un fattore che rischia di portarci a primeggiare in Europa anche per le resistenze batteriche, oggi prevalentemente di origine ospedaliera.
Ma farmaci, droghe e i loro metaboliti sono presenti sempre più massicciamente anche nei corsi d’acqua e nei mari italiani e, insieme alle nano e microplastiche, sono già entrati nella catena alimentare: dalla fauna acquatica a quella umana“.
Un’Italia inquinata nasconde anche effetti indiretti. Questi incidono, sempre secondo Sima, fino al 14% di aumento nell’incidenza di tutti i tumori, soprattutto nei siti inquinati.
Si parla di mesoteliomi (il cancro causato dall’esposizione all’amianto) con 1.900 casi/anno; tumori testicolari; leucemie; linfomi. La lista è tristemente lunga, ma l’analisi di Sima è precisa: nei siti inquinati i tumori sorgono spontanei più che in altre parti. Il problema a questo punto è: quale zona italiana si può dire “non inquinata“?
Anche per questo, secondo Sima, è importante accelerare su transizione energetica e politiche plastic free.
“È imprescindibile e non più rimandabile agire in fretta e sinergicamente con l’Europa per ridurre drasticamente le principali sorgenti emissive dell’inquinamento atmosferico attraverso una transizione energetica rinnovabile che abbandoni quanto prima l’uso di combustibili fossili – afferma il presidente Sima, Alessandro Miani.
Serve poi continuare sulla politica plastic free aggiungendo incentivi per un più veloce cambio di paradigma nel confezionamento degli alimenti e nella sostituzione di materiali plastici con prodotti e fibre di origine naturale, anche nella cosmesi e nell’abbigliamento.
Si deve mettere al centro la qualità della vita delle persone nei luoghi indoor di vita, svago e lavoro, monitorando i parametri ambientali di temperatura, umidità, CO2 e investendo in dispositivi di mitigazione del rischio (purificatori d’aria).
Seguire stili di vita sani che ci portino a trascorrere più tempo a contatto con la natura, scegliere come regime alimentare la Dieta Mediterranea, che rispetta la stagionalità delle produzioni e ha un impatto ambientale del 60% inferiore rispetto a diete di tipo nordamericano o nordeuropeo“.
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