Le aziende devono investire in innovazione tecnologica, sistemi di business intelligence e in sostenibilità per affrontare con stabilità e resilienza le molteplici difficoltà che cambiamenti climatici, pandemie ed emergenze umanitarie creeranno. Inserendo al loro interno persone curiose, che non smettano mai di analizzare i dati e cercare di leggere in anticipo quello che potrebbe accadere…
Negli ultimi due anni tutte le imprese sono state sottoposte a una forte spinta innovativa, che ha evidenziato come la digitalizzazione e il fattore dell’innovazione hanno importanti ricadute di competitività.
Non si tratta però di un’operazione spot, limitata temporalmente: per continuare a crescere e ad avere successo è necessario riuscire a fornire con continuità prodotti, servizi ed esperienze.
Per farlo, è fondamentale che l’infrastruttura informatica sia scalabile, agile e intelligente; in più, il fattore della sostenibilità è diventato un aspetto altrettanto fondamentale e dal quale non si può più prescindere.
Ecco allora che innovazione, sostenibilità e digitalizzazione sono i tre assi sui quali le aziende devono investire; tanto che entro il 2026, seconod un’analisi di Idc, chi riuscirà a generare innovazione riuscirà a trarre oltre il 25% dei propri ricavi da prodotti, servizi ed esperienze interamente digitali.
Dati, analisi smart e visione: alcuni trend per il 2022
Le tre direzioni da seguire per le aziende sono chiare: dalla digitalizzazione delle proprie attività e dall’attenzione verso la sostenibilità si potrà generare un mercato più Green, smart e solido.
Dall’analisi dei dati, attraverso sistemi innovativi di business inteligence e di analytics si riuscirà a ottenere lo slancio per comprendere quali scelte effettuare; ecco quali saranno i trend per il 2022 in settori delicati e, attualmente, sotto pressione, come sanità, retail, government, frodi ed etica dei dati.
Ci danno una visione del futuro gli esperti di Sas, azienda specializzata in sistemi di analytics, per i quali, però è fondamentale che le aziende siano curiose e non evitino mai di affrontare le sfide più critiche.
Per Jen Sabourin, senior software developer, corporate social innovation and brand, l’intelligenza artificiale e l’alfabetizzazione dei dati combattono la disinformazione.
“Gli studi dimostrano che le notizie false hanno più probabilità di raggiungere le persone rispetto a quelle veritiere. Il futuro richiederà una combinazione di analytics e Ai nel background delle diverse piattaforme per aiutare a fare luce sulla verità.
Tuttavia, i potenti algoritmi non sono sufficienti. Abbiamo bisogno di continuare a costruire competenze sui media e sui dati che aiutino tutti a distinguere la verità dalla finzione“.
La visibilità dei dati aumenta la fiducia del pubblico nei confronti delle azieoni intraprese dai govenri, afferma invece Tara Holland, government industry principal for public sector marketing: “I governi saranno costretti ad affrontare i cambiamenti strutturali necessari per utilizzare meglio i dati in tre modi: reperire i dati a un livello di granularità che corrisponda alle decisioni che devono essere prese per i cittadini, affrontare le preoccupazioni sulla privacy intorno alle informazioni personali dettagliate e aumentare la velocità con cui i dati possono essere condivisi. Sono necessari investimenti nella forza lavoro e azioni legislative per guidare questi cambiamenti“.
Reggie Townsend, director of data ethics practice, prevede standard etici dell’intelligenza artificiale più omogenei: “Prevedo una maggiore attenzione ai quadri e agli standard dell’Ia guidati dagli enti normativi/legislativi e, cosa importante, anche dall’industria. Le aziende che si trovano ad esempio nell’Unione europea e nel sud-est asiatico inizieranno a coalizzarsi intorno ad approcci comuni all’Ia“.
L’economia di guerra, da molti evocata in questa fase critica della storia, può essere gestita in modo virtuoso leggendo in anticipo i segnali della domanda; per Dan Mitchell, director of global retail practice, infatti, “Nella vendita al dettaglio, aspettatevi scorte più basse, domanda elevata e out-of-stock fino al 2022. In generale, i retailer che avranno successo nella nuova normalità del 2022 utilizzeranno gli analytics per catturare e leggere le informazioni lungo la supply-chain e i segnali della domanda dei consumatori, per poi rispondere rapidamente alle mutevoli preferenze dei clienti“.
Infine, anche la sanità potrà avvantaggiarsi dall’analisi dei dati perché, racconta Brett Wujek, principal product manager for analytics, “La pandemia ha sconvolto il modo di fare business e ha esposto le debolezze dei sistemi di machine learning dipendenti da dati storici e modelli prevedibili.
Questo ha portato alla luce la forte necessità di rafforzare gli investimenti nei team di analytics tradizionali e nelle tecniche per una rapida data discovery. La generazione di dati sintetici giocherà un ruolo importante nell’aiutare le aziende a rispondere ai mercati dinamici e all’incertezza continua nel 2022“.
La cosa più importante, conclude Jay Upchurch, Cio di Sas, è farsi domande e continuare a cercare; infatti, “La curiosità sarà la skill lavorativa più ricercata nel 2022 perché i dipendenti curiosi aiutano a migliorare la retention generale” soprattutto in questo periodo di disaffezione dei dipendenti verso le aziende.
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