Cresce la voglia di elettrico in Europa .- ma anche in Italia il mercato dell’elettrico è in forte espansione -: scendono i prezzi delle automobili e ogni giorno sono tanti gli annunci di progetti per centri di ricarica elettrica… ma c’è ancora molto da fare.
A che punto siamo con la mobilità elettrica in Italia e in Europa? I veicoli elettrici hanno rappresentato circa il 20% delle vendite di auto nuove in Europa nel 2021.
Nei cinque maggiori mercati europei (Francia, Germania, Italia, Spagna e Gran Bretagna), la quota di mercato dei veicoli elettrici (full electric, ibridi plug-in e ibridi convenzionali) è passata dall’8% nel 2019 al 38% nel 2021.
Nel settembre 2021, la Model 3 di Tesla è diventata la prima auto elettrica a diventare il modello di auto più venduta in Europa (fonte Jato Dynamics), mentre le immatricolazioni di veicoli per uso stradale alimentati a gasolio e benzina stanno diminuendo, la quota di veicoli “plug-in” cresce a due cifre (fonte Carpixx’s Oldtimer Blog).
Inoltre, secondo l’ultimo Ev Readiness Index 2022 – un’analisi dello stato di preparazione di 22 stati europei alla transizione ai veicoli elettrici – realizzato dalla società di noleggio b2b LeasePlan, in tutti i mercati europei cresce la voglia di auto elettriche.
Questo per alcuni importanti motivi: sono disponibili oggi un numero maggiore di modelli, in ogni segmento e i loro prezzi sono convenienti rispetto all’offerta generale.
La competitività dei costi, secondo il report, è dovuta ai prezzi relativamente più contenuti dell’energia elettrica (in particolare rispetto ai prezzi in aumento del gasolio e della benzina) e a migliori opportunità fiscali per i conducenti dei veicoli elettrici.
In Europa è la Norvegia a piazzarsi al primo posto in termini di preparazione alla mobilità elettrica, mentre la Repubblica Ceca e la Polonia sono agli ultimi posti, con la Grecia ha ha avuto il miglioramento più significativo rispetto al 2021.
E l’Italia? Pur salendo di un posto – dal 15° al 14° posto – sconta una certa impreparazione nell’infrastruttura di ricarica e totalizza 23 punti sui 50 disponibili.
Quanto l’Italia è pronta per la mobilità elettrica
Cosa dice il report a proposito dell’Italia? Il nostro Paese si classifica al terzultimo posto a causa della limitata diffusione delle infrastrutture di ricarica.
La carenza di infrastrutture di ricarica rappresenta un forte ostacolo all’adozione di veicoli elettrici nel nostro Paese – e in Europa – nonostante si sia riscontrato un aumento di interesse verso i veicoli elettrici da parte dei guidatori europei.
L’Indice di preparazione si basa su tre fattori: immatricolazioni di veicoli elettrici (Ev), maturità dell’infrastruttura di ricarica e incentivi governativi presenti in ogni paese.
Da noi è l’ecobonus la misura promossa dal Ministero dello Sviluppo Economico per agevolare l’acquisto di veicoli a basse emissioni. Nello scorso anno, i valori economici offerti erano:
- per emissioni di CO2 <= 20g/km, 6.000€ con rottamazione oppure 4.000€ senza rottamazione
- con emissioni di CO2 > 20g/km e <= 60g/km, 2.500€ con rottamazione oppure 1.500€ senza rottamazione
Inoltre, i veicoli elettrici sono esenti dalla tassa di circolazione annuale (tassa di proprietà) per cinque anni dalla data di prima immatricolazione mentre, dopo i primi cinque anni, viene applicato uno sconto del 75% sulla tassa di circolazione in molte regioni.
E quali sono gli incentivi per le infrastrutture di ricarica? Con il Superbonus 110% si possono ottenere i rimborsi per l’installazione di una stazione di ricarica in 10 anni (limitati al proprietario o all’affittuario dell’immobile – incentivo per i privati che sostengono il costo di acquisto di un caricatore a parete).
Per il 2022 è stato previsto l’incentivo del 40% per l’acquisto e l’installazione di stazioni di ricarica, dedicato esclusivamente alle imprese e ai professionisti con partita Iva.
Quali sono le maggiori sfide della mobilità elettrica oggi?
I punti di attenzione per la crescita del mercato elettrico, come abbiamo visto dall’indice di preparazione, sono legati soprattutto alla disponibilità di incentivi all’acquisto e alla presenza di punti di ricarica elettrica.
Ma, dal punto di vista dell’automobilista, quali sono, invece, i punti critici, che fanno ancora preferire l’acquisto di un’auto tradizionale?
Sicuramente il fattore economico è quello più rilevante in questo periodo storico: il merctao del nuovo – a causa anche della mancanza di risorse e materie prime – sconta un calo in favore di auto usate, più convenienti e subito disponibili.
Tuttavia, non è solo l’aspetto economico a preoccupare gli italiani per il passaggio all’elettrico. Abbiamo chiesto a Lars Thomsen, chief futurist di Future Matters Ag e membro del consiglio di amministrazione di Juice Technology, azienda specializzata nei sistemi di ricarica elettrica, qual è la sua visione a proposito.
C’è ancora nell’automobilista italiano una certa ansia da autonomia…
Il timore degli automobilisti estranei alla mobilità elettrica, ancora convinti che l’autonomia delle auto elettriche sia inadeguata per i viaggi e costringa a frequenti e lunghe ricariche, o lasci i conducenti bloccati sul ciglio della strada con la batteria scarica per la carenza di infrastrutture di ricarica, è ingiustificato.
Da un punto di vista scientifico, l’ansia da autonomia è considerata per lo più infondata e irrazionale. L’automobilista medio europeo percorre tra i 30 e i 40 km al giorno. A seconda del veicolo, una ricarica completa è sufficiente per alimentare un veicolo
elettrico fino a una settimana.
Serve un cambiamento di mentalità rispetto alla ricarica?
La trasformazione della mobilità dai veicoli con motore a combustione interna
alle auto elettriche è un grande cambiamento di paradigma che richiede l’abbandono di vecchi usi e costumi.
Già oggi, invece di fare un viaggio apposito fino alla stazione di servizio, è possibile ricaricare l’auto proprio dove è parcheggiata per periodi di tempo più lunghi, come a casa o sul posto di lavoro.
Una delle accuse dei detrattori dell’elettrico è che l’impatto delle auto elettriche è alto perché la valutazione del ciclo di vita della loro fabbricazione è superiore a quella dei veicoli termici.
Se si considera l’intero ciclo di vita per questa impronta di carbonio comparativa, compresa la fabbricazione dell’auto e la fornitura di carburante o energia elettrica, un’auto elettrica ricaricata con un mix energetico europeo (Agora Energiewende think tank) e percorre lo stesso chilometraggio di un veicolo termico genera solo circa due terzi o metà delle sue emissioni.
Ci sarebbero pericoli di blackout della rete, se tutti avessero un’auto elettrica?
Sono stati dipinti scenari apocalittici sul pericolo di un blackout della rete elettrica pubblica se un numero sempre crescente di auto elettriche circolasse in Italia.
In realtà, le stazioni di ricarica intelligenti dotate di un sistema di ricarica dinamica e di gestione del carico, distribuiscono i carichi di ricarica in modo uniforme, facilitando la ricarica “grid supportive” e proteggendo la rete dal sovraccarico.