L’ente internazionale indipendente Keep Sea Blue ha sviluppato un programma di economia circolare per il contrasto all’inquinamento da plastica che utilizza la tecnologia blockchain di Oracle.
Ogni anno, complessivamente, nel Mediterraneo si riversano circa 229mila tonnellate di plastica – l’equivalente del contenuto di 500 container – provenienti per la maggior parte da Egitto (32%), Italia (15%) e Turchia (10%).
Una situazione insostenibile per l’ambiente marino che finirà per soccombere: impossibile infatti preservare la biodiversità e la vita marina dal milione di tonnellate di plastica e più attualmente presenti nel Mediterraneo, con concentrazioni massime di circa 10,4 kg per km2.
Inoltre, è stato calcolato che tra il 21% e il 54% di tutte le microplastiche globali (equivalente al 5-10% della massa di microplastiche globale) si trova nel Mediterraneo: sono dati catastrofici, frutto di oltre 2.500 studi sull’inquinamento da plastica nei mari, in particolare sul Mediterraneo, raccolti nel report Inquinamento da plastica negli oceani. Impatti su specie, biodiversità ed ecosistemi marini del Wwf (qui il link al rapporto completo).
Salvare il Mediterraneo dalla plastica
C’è ancora speranza per il Mare nostrum, come lo definivano i latini? La speranza è sempre l’ultima a morire, soprattutto quando ci sono realtà come la Ong no-profit con sede ad Atene Keep Sea Blue, che sfruttando la tecnologia ha promosso un processo di economia circolare della plastica che inquina le coste.
Il materiale raccolto dai volontari dell’Ong viene avviato a un processo di trasformazione e di reimmissione sul mercato, tracciandone in modo trasparente l’intero percorso, dalla raccolta, alla trasformazione, al riutilizzo.
Questo è stato possibile grazie a una piattaforma basata sulla tecnologia Oracle Blockchain e sulla Oracle Cloud Infrastucture, attraverso la quale i partner certificati di Keep Sea Blue registrano le informazioni e tracciano la plastica fino al suo punto di origine, ossia fino alla specifica zona costiera in cui è stata raccolta.
Gli imballaggi di materiale riciclato vengono quindi identificati con il logo Recovered Seaside Plastic che attesta la prova del percorso circolare del prodotto e delle sue credenziali di sostenibilità.
“La cosa positiva riguardo a ciò che abbiamo creato è che ora ciascuno può monitorare e vedere cosa succede con i rifiuti che ha raccolto. Se un team di volontari o una comunità locale raccoglie 200 chili di plastica, possono controllare dove va a finire e come è stata utilizzata per creare un nuovo prodotto. E questo è incredibilmente stimolante per tutti” racconta Lefteris Bastakis, fondatore di Keep Sea Blue.