Oltre che per i vantaggi alla salute, i consumatori scelgono il bio anche per i benefici che questo può dare ai territori e alle economie locali. E le aziende della grande distribuzione sono in prima fila nella svolta verso la sostenibilità.
Una delle ultime copertine di The Economist non poteva essere più esplicita: The coming food catastrophe, titolava il magazine.
La guerra in Ucraina sta infatti avendo ripercussioni pesanti sui mercati agroalimentari, già messi a dura prova dal Covid, dai cambiamenti climatici e dagli shock dei mercati energetici.
Se per adesso le conseguenze più gravi pesano sulle nazioni più povere, all’orizzonte si intravedono le prime avvisaglie di quella che potrebbe rivelarsi una tempesta perfetta anche per le nazioni occidentali.
Italia compresa, considerato che buona parte del paese è affetto da una siccità record (il Po fa segnare in questi giorni livelli più bassi che a Ferragosto) e da temperature sempre più fuori controllo.
Naturale quindi che cittadini e consumatori cerchino strategie per evitare di pagare prezzi troppo salati. Secondo una ricerca condotta da Swg per Carrefour Italia su un campione di 1.200 intervistati, oltre che per la salubrità i cibi biologici e locali sono una scelta da preferire anche per le maggiori garanzie che offrono in termini di sicurezza nei rifornimenti (la vede così il 60% del campione) e oltre il 50% ritiene che rappresentino un acquisto più conveniente in termini di rapporto qualità-prezzo nella fase attuale di inflazione.
Numeri interessanti anche per quanto riguarda i vantaggi per l’economia: più del 65% degli intervistati si dice convinto che il bio italiano generi dei benefici per l’ecosistema economico.
Di questi, il 48% sottolinea il sostegno alle imprese italiane mentre il 38% l’indipendenza dall’import e, dunque, una maggiore autosufficienza alimentare.
Quasi il 40% del campione dà rilievo poi alla riduzione sia dell’uso di fitofarmaci, spesso di importazione, sia del carburante per il trasporto dei prodotti da Paesi terzi (31%).
La prossimità è uno dei motivi per cui gli italiani acquistano biologico
Avere a disposizione prodotti italiani e locali è un driver di scelta per il 57% e 48% degli intervistati, con particolare preferenza per le aziende del territorio e per quelle dedicate a produzioni esclusivamente biologiche.
Ma oltre all’interesse per il biologico, i consumatori sono sempre più attenti al profilo di sostenibilità delle catene presso cui fanno la spesa. Che, di conseguenza, si impegnano per incontrare le richieste dei propri clienti.
Metro Italia ha presentato in questi giorni la propria strategia di sostenibilità: l’azienda vuole essere carbon neutral entro il 2040, riducendo le emissioni e lavorando sulla packaging policy.
In particolare, Metro punta a eliminare Pvc ed Eps per sostituirli con carta, cartone e legno certificati Fsc o con plastica riciclabile, riciclata, compostabile e per il re-use, con un risparmio di circa 2.000 tonnellate di plastica.
L’azienda si impegna anche a costruire valore sociale, donando le eccedenze, abbattendo gli sprechi alimentari ed estendendo il più possibile le misure di certificazione: il pesce, solo per fare un esempio, già oggi è certificato da pesca sostenibile all’80%, con l’obiettivo di raggiungere il 95% entro il 2025.
Anche Aldi, multinazionale della Gdo presente in Italia da 4 anni, ha presentato di recente i risultati delle proprie misure di sostenibilità indicando nel contempo gli obiettivi a medio termine.
Dal 2019 l’azienda ha installato presso i propri punti vendita 87 impianti fotovoltaici, che hanno evitato l’emissione di oltre 4.000 tonnellate di CO2 in atmosfera. Inoltre, grazie all’implementazione dei sistemi di illuminazione a Led e di banchi frigo di ultima generazione, da marzo 2018 l’azienda ha ridotto i consumi energetici dei propri negozi del 6,5%.
Nel 2021, a Moniga del Garda (Bs), è stato poi inaugurato il primo store concept a emissioni zero di CO2, che costituirà il modello per i prossimi negozi e che è uno dei tasselli della strategia 2030 Zero Carbon del gruppo Aldi Sud, che comprende anche iniziative per la riduzione dei rifiuti da imballaggio.
L’azienda ha ottimizzato gli imballi di molti articoli in assortimento e punta a diventare il primo retailer italiano a utilizzare, per i packaging di una selezione di prodotti ortofrutticoli, la Social Plastic, realizzata al 100% da rifiuti di plastica che altrimenti avrebbero potuto inquinare l’oceano.
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