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Fit for 55, dal 2035 la mobilità leggera in Europa dovrà essere a zero emissioni

fit for 55 mobilità elettrica
Immagine da Depositphotos

Il Parlamento europeo ha votato la risoluzione per rendere la mobilità europea a zero emissioni entro il 2035, data nella quale non si potrano più vendere auto e furgoni con motori termici.

Lo si deve ripetere ogni volta annunci di questo tipo scuotono l’opinione pubblica e fanno fibrillare le associazioni di categoria e alcuni politici: le emissioni dovute ai trasporti pesano per un terzo del totale. Quindi ridurle è doveroso e bisogna farlo in fretta.

Infatti, secondo i dati dell’European Environment Agency le emissioni di CO2 delle autovetture nei 27 Stati membri dell’Ue sono aumentate del 5,8% e quelle dei veicoli commerciali pesanti del 5,5% dal 2019 al 2020.

Per questo, il Parlamento europeo ha approvato con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astensioni, la proposta della Commissione di raggiungere una mobilità stradale a emissioni zero entro il 2035 con l’obiettivo, a livello europeo, di produrre autovetture nuove e i veicoli commerciali leggeri nuovi a zero emissioni.

Gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sarebbero fissati al 55% per le automobili e al 50% per i furgoni.

Per il relatore Jan Huitema (Renew, Nl) “Una revisione ambiziosa degli standard di CO2 è un elemento cruciale per raggiungere i nostri obiettivi climatici. Con questi standard, creiamo chiarezza per l’industria automobilistica e stimoliamo l’innovazione e gli investimenti per le case automobilistiche.

Inoltre, l’acquisto e la guida di auto a emissioni zero diventeranno più economici per i consumatori. Sono entusiasta che il Parlamento europeo abbia appoggiato una revisione ambiziosa degli obiettivi per il 2030 e abbia sostenuto un obiettivo del 100% per il 2035, fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050“.

Certamente, il passaggio non sarà indolore per economia e mondo del lavoro; tuttavia, come si verificò con il collassamento di altri scenari produttivi a causa della modernizzazione, anche in questo caso la transizione ecologica porterà vantaggi di lungo periodo.

Secondo il Global Turning Point Report 2022 di Deloitte, infatti, se l’inazione nei confronti del cambiamento climatico può portare a perdite economiche oggi ancora evitabili, un rapido processo di decarbonizzazione porterebbe a un guadagno globale di circa 43 trilioni di dollari nei prossimi 50 anni.

Per le imprese, quelli che all’inizio possono apparire come costi si tradurranno poi in benefici economici nel medio periodo, con impatti positivi che andranno ben oltre il perimetro dell’organizzazione stessa.

Un cambiamento negli stili di vita, di consumo e di produzione – afferma Stefano Pareglio, Independent Senior Advisor di Deloitte – unito a un riorientamento dei flussi di capitale e a un ricorso massiccio alle nuove tecnologie, sono elementi fondamentali per mantenere l’aumento della temperatura media terrestre entro 1,5°C a fine secolo, traguardo ancora raggiungibile – pur con un temporaneo overshoot – se agiamo con forza fin da ora“.

L’innovazione, insomma, non è contraria all’economia ma soltanto a una cooncezione vecchia e superata dell’economia lineare che sacrifica ogni cosa – ambiente, etica, aspetti sociali – per il raggiungimento della crescita.

Per Alberto Stecca, Ceo della startup padovana Silla Industries, “Quello che succede all’industria Italiana dell’automotive è in realtà una diretta conseguenza della deliberata decisione di ignorare un processo di evoluzione e aggiornamento inevitabile e irreversibile. Si chiama progresso, si chiama restare al passo con le esigenze di un mondo che cambia e che non possiamo permetterci di ignorare“.

Cosa che peraltro grandi aziende come Volkswagen hanno già cominciato a fare, investendo per tempo ingenti capitali nella mobilità elettrica e nell’innovazione tecnologica.

Crediti immagine: Depositphotos

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