Le spiagge italiane sono molto apprezzate anche dal turismo internazionale: il nuovo volto sostenibile delle spiagge italiane è certificato green con Iso13009.
L’Italia è un territorio che potrebbe vivere di turismo: 8.000 km di coste, un “tesoro che abbiamo modo di vivere e ammirare; un volano post-pandemia da tutelare“, come afferma Vilma Moronese, presidente della commissione Ambiente del Senato, intervenuta durante la conferenza stampa organizzata a Palazzo Madama, sul Turismo costiero ecosostenibile. La norma 13009.
Le spiagge italiane sono molto apprezzate anche dal turismo internazionale, ma su queste meraviglie della natura aleggia ancora un clima di incerto dibattito, rispetto ai criteri di assegnazione delle concessioni balneari su base di gare pubbliche, in applicazione alla direttiva europea Bolkestein (2006/123/CE): dal 2024 i beni demaniali, come le aree balneari, andranno all’asta.
“Il primo pilastro dello sviluppo sostenibile è la sostenibilità ambientale, sulla quale si reggono la sostenibilità economica e sociale. Quindi al di là delle questioni legate alla proroga delle concessioni, è necessario che il legislatore implementi gli strumenti di protezione delle nostre risorse, innanzitutto la tutela degli ecosistemi costieri. Di conseguenza i concessionari dovrebbero agire in linea con questo percorso” afferma l’avvocatessa Antonella Fraganza.
In Italia, quasi il 50% delle coste sabbiose è occupato dagli stabilimenti balneari e raggiunge addirittura la quota del 70% in regioni come l’Emilia-Romagna, la Campania e la Liguria.
Cresce in particolare il numero di stabilimenti balneari in Sicilia, con un aumento di circa 200 nuovi stabilimenti. Se a questo si aggiunge che, buona parte dei litorali italiani sono soggetti a facili e frequenti erosioni e che una parte delle spiagge libere non sono fruibili per scopi turistici a causa dell’inquinamento e del degrado, il gioco è fatto.
Bisogna puntare a una più efficiente ed efficace tutela delle aree marittime e costiere. Una recente ricerca di Ispra sul dissesto idrogeologico in Italia, fornisce delle informazioni allarmanti: “negli ultimi decenni, l’erosione ha provocato un forte restringimento delle spiagge e l’insufficiente apporto di sedimenti alla foce dei fiumi ha provocato l’arretramento delle spiagge nell’entroterra”.
Valorizzazione dei territori costieri, protezione ambientale e salvaguardia del patrimonio naturale e culturale, assicurando il minimo impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sull’eco-sistema.
La sfida della certificazione Uni Iso13009
Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale del turismo, le politiche economiche internazionali spendono oltre 1 miliardo di dollari di fatturato mondiale nel turismo sostenibile.
Secondo la stessa organizzazione, sette turisti su dieci sono attenti al tema della sostenibilità, tanto da alzare un po’ il proprio budget di spesa e a fare qualche rinuncia per il bene dell’ambiente.
Gestione sostenibile, accessibile e sicura, questo vogliono i turisti e vuole soprattutto l’ambiente: se l’ambiente è sano, gli esseri viventi sono sani.
Ma le infrastrutture turistiche e le attività realizzate nelle stesse strutture, sono veramente sostenibili? È necessario accelerare e migliorare gli standard dei gestori delle spiagge: qualità, sostenibilità, accessibilità e sicurezza delle spiagge.
“Auspico che l’adozione delle linee guida dettate dalla certificazione Uni Iso13009 possa essere introdotta e valorizzata come criterio premiante in occasione dei bandi per le nuove concessioni e che tale certificazione possa essere percepita dagli stessi operatori balneari come un’importante occasione di miglioramento della qualità dei servizi dimostrando a turisti e residenti l’attenzione per l’ambiente e per la sostenibilità” afferma Vilma Moronese.
Sembra quindi giunto il momento di applicare concretamente la norma Iso13009, per un turismo eco-compatibile.
La norma, che, applicata, ha la validità di 3 anni per tutte le attività che erogano un servizio balneare, punta a cambiare l’ottica di gestione imprenditoriale delle strutture balneari:
- mantenere le spiagge pulite e attrezzate in maniera responsabile a livello ambientale
- gestire i rifiuti in maniera eco-compatibile
- favorire la gestione degli stabilimenti balneari inclusivi e accessibili
- implementare i servizi informativi e di sicurezza
- creare nuove forme di intrattenimento socialmente eco-compatibili
Un turismo più responsabile e di qualità certificata per i gestori delle spiagge e degli stabilimenti balneari.
“Uno strumento che rende le aziende balneari maggiormente competitive sul mercato, grazie a un atteggiamento di governance proattivo anziché reattivo. L’imprenditore lungimirante, che decide di basare l’amministrazione del lido su regole sostenibili, sarà in grado di gestire al meglio i cambiamenti ambientali in atto e allo stesso tempo di abbatterne i relativi costi sociali, stimolando per contro la nascita di nuove opportunità sia nei settori produttivi che nei servizi”, ne è convinto Manolo Valori, direttore tecnico di Cvi Italia ed esperto di economia circolare.
La sensibilità green degli enti locali
Gli enti locali hanno colto la sfida per riportare alla luce le bellezze naturalistiche dei propri territori, certificandoli.
Se uno stabilimento balneare offre ai turisti-consumatori degli alti livelli di sicurezza, qualità, fruibilità e rispetto dell’ambiente, diventa più attrattivo anche il territorio che lo circonda.
Lo sanno bene le amministrazioni locali del Comune di Bacoli e di Montecorice in Campania, intervenute durante la conferenza stampa, che puntano a salvaguardare le spiagge pubbliche e contrastare la speculazione edilizia.
Gli amministratori locali e nazionali non sono però da soli in questa rinascita di un turismo più a portata dell’ambiente, anche per raggiungere gli obiettivi dell’Sdg 14 (Salvaguardare la vita marina), con un forte impegno per la sostenibilità delle risorse marine.
Infatti anche l’Europa e l’Onu fanno la loro parte, avviando la discussione nella seconda conferenza organizzata a Lisbona, congiuntamente dal Portogallo e dal Kenya sulla situazione emergenziale degli oceani e sull’individuazione delle possibili e innovative soluzioni scientifiche alle minacce provocate dai cambiamenti climatici: l’inquinamento marino, la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e la perdita di habitat e biodiversità.
L’Europa si impegna a investire circa 7 miliardi di euro per perseguire gli obiettivi dell’Agenda europea sulla governance internazionale degli oceani e propone una Carta per la missione di Horizon Europe Far rivivere i nostri oceani e le nostre acque, attraverso la quale gli Stati membri, le regioni e tutti i portatori di interessi, le amministrazioni locali incluse, sono invitati a impegnarsi in azioni concrete che fanno bene al mare e a ogni altro habitat del Pianeta.
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