Un’estate a secco ci ricorda che l’adattamento ai cambiamenti climatici in montagna non può più attendere. Attraverso investimenti e fondi strutturali
Investimenti mirati e strategie per incoraggiare l’adattamento ai cambiamenti climatici non possono più farsi aspettare, soprattutto in montagna, dove gli effetti del riscaldamento globale sono più rapidi e maggiori.
Per questo motivo, gli attori montani devono far uso dei fondi disponibili, come quelli della Politica di Coesione.
Un’estate al secco nelle Alpi italiane
Estate 2022. Le Alpi italiane hanno registato tassi di siccità eccezionali dovuti al dimezzamento delle precipitazioni nei mesi invernali.
Una quantità considerevole di sorgenti montane sono messe a repentaglio e molti fiumi principali – incluso il Po – hanno un livello idrometrico ben al di sotto della norma.
Per gestire questa grave siccità, le autorità pubbliche stanno già attuando misure per razionare l’uso dell’acqua. Tuttavia ciò non basta per limitare gli impatti, specialmente nel settore agricolo dove le perdite dei raccolti si iniziano solo a stimare.
Questa situazione ci ricorda che gli effetti del cambiamento climatico in montagna non sono più un’eccezione e lo dimostrano diversi studi.
Per esempio, una ricerca condotta dall’European Geosciences Union nel 2019, riporta che i ghiacciai alpini rischiano di scomparire nel 2100, a causa dell’innalzamento delle temperature.
Un altro fatto ormai accertato è che i cambiamenti climatici sono molto più rapidi nelle aree montane, rispetto alla zone pianeggianti. Per esempio, nel corso degli ultimi 50 anni, la temperatura media dei Pirenei è aumentata del 30% in più – circa +1,2ºC – della media mondiale (+0,85ºC).
Le conseguenze sono disastrose, non solo per quanto riguarda lo scioglimento dei ghiacciai – che contribuiscono a rifornire d’acqua i poli urbani ed aree pianeggianti, ma anche per la perdita della biodiversità e l’aumento di eventi estremi come incendi di foresta e disastri naturali.
Investire nell’adattamento ai cambiamenti climatici in montagna
Mentre le autorità pubbliche dell’arco alpino cercano di arginare gli impatti, è fondamentale non dimenticarsi che l’adattamento ai cambiamenti climatici è un processo lungo, per cui servono investimenti mirati e una pianificazione a lungo termine.
Per questo motivo, nel 2021, l’Unione europea ha rinnovato la Strategia di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, con cui definisce una serie di azioni chiavi per sopperire agli impatti inevitabili del riscaldamento globale e rendere il continente europeo più resiliente.
Tra le varie misure adottate, l’Unione europea ha stabilito che nel periodo 2021-2027 una parte importante delle sue risorse sarà dedicata al raggiungimento degli obiettivi climatici, per esempio attraverso i fondi della Politica di Coesione.
Di questi, oltre il 30% dei fondi del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, il 37% del Fondo di Coesione e il 100% del Just Transition Fund devono destinarsi all’adattamento e alla mitigazione.
È fondamentale che i territori di montagna facciano uso di questi fondi per finanziare misure nei loro territori.
A questo scopo, gli attori montani possono far riferimento ai Programmi Operativi, che distribuiscono su scala nazionale e regionale i fondi della Politica di Coesione e ne definiscono le priorità, oppure attraverso i fondi di cooperazione territoriale – i cosidetti Interreg transfrontalieri, transnationali, interregionali, anche questi finanziati tramite la Politica di Coesione.
Tra quest’ultimi, per esempio, il programma Interreg Alpine Space promuove progetti sulll’arco alpino, l’Interreg Euro-Med nei paesi del Mediterraneo e l’Interreg Poctefa nei Pirenei.
Inoltre, a seguito della pandemia, l’Unione europea ha messo a disposizione ingenti risorse attraverso il programma Next Generation Eu che, tra le altre cose, devono servire a supportare la transizione ecologica nei Paesi europei.
Esempi di azioni già finanziate
Nel corso degli ultimi anni, la Politica di Coesione ha già effettuato degli investimenti importanti per l’adattamento ai cambiamenti climatici in montagna.
Per esempio, nel 2016 è stato istituito un Osservatorio Transfrontaliero nei Pirenei, il cui scopo è indagare, monitorare e proporre delle soluzioni per far fronte ai cambiamenti climatici nelle sette regioni montuose che lo compongono.
In particolar modo, questo Osservatorio studia gli impatti socioeconomici dei cambiamenti climatici in montagna in relazione a quattro settori principali: il turismo, le attività agricole, il settore energetico e l’alterazione degli ecosistemi.
Un altro effetto dovuto al riscaldamento climatico è quello degli incendi di foresta, sempre più estesi e drammatici. Per questo motivo, la Politica di Coesione ha finanziato Disarm, ovvero un progetto di cooperazione tra paesi dell’Europa sud-orientale (Bulgaria, Cipro e Grecia) per monitorare e determinare una strategia congiunta per rispondere ai fuochi e siccità soprattutto nelle aree montane.
Simili progetti e altre azioni possono essere finanziate attraverso i fondi della Politica di Coesione nel periodo di programmazione attuale (2021-2027).
Per esempio, il programma Spazio Alpino incoraggia progetti volti a migliorare la resilienza degli ecosistemi ai cambiamenti climatici e l’Interreg Francia-Svizzera investe su azioni volte a sostenere la transizione verso modelli di turismo che durino tutto l’anno, che quindi vadino al di là del turismo invernale.
Per questo motivo, Euromontana chiama gli attori di montagna a far uso di queste risorse.
Per maggiori informazioni sui programmi esistenti e le attività che possono essere finanziate in montagna, il progetto Montana174 ha recentemente pubblicato un breve opuscolo.
testo a cura di Carla Lostrangio
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