La plastica è ovunque, anche nei nostri vestiti. Le fibre sintetiche, infatti, sono adatte alla realizzazione di capi d’abbigliamento resistenti e performanti. Ma sono proprio queste qualità a danneggiare l’ambiente: ogni pezzo di plastica prodotto, lascia un’impronta indelebile sulla Terra.
La maggior parte delle fibre plastiche – tra cui quelle usate nel settore moda – nasce dal petrolio grezzo che, bruciando, contribuisce alle emissioni di gas serra che riscaldano il Pianeta, aumentano l’acidificazione degli oceani e rilasciano sostanze tossiche per tutti gli esseri viventi.
Dunque, si tratta di un problema che riguarda la produzione della plastica in generale e si inasprisce, in particolare, quando si parla di abbigliamento.
Secondo una stima delle Nazioni Unite, entro il 2030 la percentuale di indumenti realizzati in plastica raggiungerà il 73%. Complice il fast fashion e la sovraproduzione di vestiti che ne deriva, la plastica che si accumula una volta che gli indumenti sono stati gettati accelera la crisi ambientale.
Patagonia, l’azienda di abbigliamento californiana certificata come BCorp, ha da poco lanciato The Monster in Our Closet, un documentario per fare luce sui legami tra industria della moda e quella del petrolio e del gas.
Con il film, l’azienda – da sempre impegnata nella tutela dell’ambiente – si concentra sulle soluzioni che singoli, imprese e governi possono intraprendere per cambiare paradigma e rispettare il Pianeta.
Per il singolo basta dire no al fast fashion, sì a second hand e swap party. Comprare meno e più responsabilmente, scegliendo capi di qualità e di cui si ha un vero bisogno. E quando un vestito è rovinato, ricordarsi che è possibile ripararlo.
L’uso di materiali riciclati, l’allineamento con partner finanziari impegnati in una transizione energetica globale e il sostegno alle comunità maggiormente colpite dalla crisi climatica sono solo alcuni dei passi tangibili per le aziende.
Per contribuire al cambiamento di un intero settore, la collaborazione è indispensabile. Solo con l’intervento governativo sarà finalmente possibile rendere le aziende responsabili del proprio impatto e stimolare un cambiamento sistemico nella produzione, nel trasporto e nel recupero dei vestiti.
Ecosostenibilità e innovazione: la moda si produce just-in-time
La moda può essere digitale e green? La risposta è sì. Ce lo dimostra Blowhammer, un brand con sede a Nola (Na) che dal 2013 produce capi d’abbigliamento just-in-time.
Si tratta di un modello di produzione eco-innovativo: ogni ordine viene prodotto in 48/72 ore, evitando così accumuli di magazzino, capi invenduti e riducendo le emissioni di CO2 solo al minimo necessario, pari a un 30% in meno ogni anno.
Il segreto è partire da una base di dieci capi che possono essere personalizzati tramite stampe e applicazioni, arrivando a proporre fino a oltre 3.000 prodotti in store, senza il rischio di out of stock. Il tutto ordinando online.
“Siamo riusciti a realizzare il nostro obiettivo: un marchio green con prodotti 100% made in Italy e lontano da qualsiasi logica dei trend omologanti. Indossare Blowhammer, infatti, significa avere un credo, un’identità, una passione. Non essere sognatori, ma parte attiva del cambiamento.
Ci auguriamo che il nostro esempio serva a tutto il comparto moda per mettere in atto azioni sempre più orientate al green: la moda deve fare dell’ecosostenibilità il suo elemento imprescindibile, la conditio sine qua non per realizzarsi” afferma Salvatore Sinigaglia, founder & Ceo del marchio di moda streetwear.
Con Blowhammer nulla viene sprecato: il marchio restituisce nuova vita agli scarti di produzione, donandoli gratuitamente a laboratori specializzati nel riutilizzo.
Infatti, con il programma Re-generate l’azienda si occupa di riciclare o smaltire in maniera corretta i capi non più utilizzati, che possono essere così inviati al brand per contribuire a diminuire la percentuale di abbigliamento che finisce nelle discariche e negli inceneritori, pari oggi all’87%.
Il marchio italiano ha degli obiettivi green molto ambiziosi e punta diventare una delle poche società benefit di abbigliamento in Italia.