L’approvazione del Piano Generale della Mobilità cicliestica è un passo fondamentale dopo la legge 2/2018 (Legge Gandolfi) per rendere l’Italia un paese ciclabile.
Una decisione che rende il nostro Paese turisticamente appetibile dal punto di vista della ciclabilità diffusa. Quasto Piano ci renderà un Paese migliore?
Può darsi, lo scopo è quello. O meglio non tanto essere migliori ma muoversi in maniera meno impattante sull’ambiente e tutto sommato anche su noi stessi e sulla nostra salute. A 360 gradi, polmoni, muscoli, orecchie.
La parte complessa è quella di far tornare nell’immaginario collettivo la certezza (assente da quasi 50 anni) che la bici è un mezzo efficiente, pulito, sicuro, silenzioso, senza emissioni nocive in ambiente, insomma un semplice mezzo di trasporto come altri e non solo un attrezzo sportivo o da svago domenicale.
Lo scopo del Piano è quello di trasportare anche in Italia (di nuovo nell’immaginario collettivo) il concetto che la mobilità ciclabile è una componente fondamentale del sistema dei trasporti attraverso caratteristiche di accessibilità, efficienza economica, capillarità dei colle-gamenti, basso impatto ambientale, basso costo di infrastrutture, completamente accessibile e socialmente condiviso.
Il Piano consente di avere un approccio serio e innovativo sia verso la mobilità ciclabile urbana che verso quella turistica.
Un mix eccezionale in grado di spostare pensieri e risorse verso un sistema di trasporto meno intossicato dalla cultura dell’auto che negli ultimi anni specie in città ha mostrato tutti i suoi limiti.
Un sistema di trasporto che possa restituire lo spazio urbano ai cittadini cambiando anche le visioni progettuali delle infrastrutture, mettendo al centro le esigenze di mobilità dei cittadini nel pieno rispetto di ambiente, salute e preesistenze storiche di cui moltissime delle nostre città sono dotate.
Incidendo in maniera positiva sullo stile di vita delle persone e sulla loro salute.
Occorre un cambiamento deciso oltre che verso la sola bicicletta anche verso la intermodalità treno-bici, automobile-bici ecc. affinché ciascuno si libero e cosciente di scegliere il sistema che preferisce.
Perché il singolo oggetto bicicletta ha molti limiti (specie per l’estensione del raggio di azione) mentre un sistema intermodale è praticamente infinito.
Bicitalia presentata nel 2000 da Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) nel 2000 finalmente è tornata al centro del complesso sistema.
Quindi intermodalità complessa, mobilità cittadina casa-lavoro e casa-scuola, infrastrutture di spostamento (parzialmente diffuse già adesso) e infrastrutture per l’interscambio e la sosta, molto meno presenti sul territorio.
Un riconoscimento al gran lavoro svolto dal Ministero e dai Tecnici compresi quelli di altissima levatura di Fiab che da anni si impegnano su questo fronte.
Dice Paolo Gandolfi “Ora che smettiamo di sognarlo non potrà che deluderci un po’, perché siamo affamati di mobilità sostenibile e un po’ rompipalle, ma so che da domani l’impegno del Governo Italiano verso la bicicletta è sempre più vincolato e tutti noi troveremo riferimenti ufficiali e spunti solidi per portare avanti le nostre battaglie quotidiane, tecniche, politiche e personali. Adesso avanti alla prossima tappa, cambiare il CdS come dice il Piano è grazie a tutti quelli che hanno contribuito a scriverlo e approvarlo“.
Credo che finalmente si sia imboccata la strada giusta. Importante è non perderne la direzione durante il cammino, che sarà lungo e irto di difficoltà.