Pubblichiamo tre lettere aperte di Cia Agricoltori italiani, Lipu e Anie che spronano i partiti ad ascoltare le necessità del settore florovivaistico, delle aziende del settore elettronico ed elettrotecnico e per la salvaguardia della biodiversità.
Riceviamo e volentierei pubblichiamo tre lettere aperte che ci inviano, rispettivamente, Cia, la confederazione degli agricoltori italiani, Anie, organizzazione di Confindustria a cui aderiscono oltre 1.400 aziende del settore elettrotecnico ed elettronico e, infine, la Lipu, la lega italiana per la protezione degli uccelli.
I temi che emergono dalle loro richieste riguardano transizione energetica, supporto ai vari settori produttivi, tutela dell’ambiente e biodiversità.
Vediamo cosa chiedono ai partiti, in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre.
Le richieste dei Florovivaisti Italiani-Cia per la ripresa del settore
Dieci punti per spiegare cosa serve al florovivaismo italiano per uscire dalla crisi e riprendere la strada dello sviluppo, dalle misure contro il caro-energia alla legge sul settore, dalla transizione green agli investimenti nel verde pubblico.
Ecco cosa chiede l’Associazione Florovivaisti Italiani di Cia-Agricoltori Italiani: “Il comparto sta affrontando una delle crisi peggiori degli ultimi anni – afferma il presidente dell’associazione Aldo Alberto – facendo i conti da un lato con l’aumento del 74% dei costi di produzione e, dall’altro, con l’inflazione e la perdita di potere d’acquisto dei consumatori che ha portato a un calo delle vendite anche del 30%.
Ma il florovivaismo vuole continuare a garantire reddito e occupazione alle sue 24.000 imprese e oltre 100.000 addetti e mantenere intatto il terzo posto in Ue per produzione di piante e fiori con quasi 3 miliardi di fatturato.
Per questo ora chiediamo ai candidati una nuova attenzione al settore, che diventa ancora più strategico in rapporto agli obiettivi del Green Deal, mettendo in fila in 10 punti le urgenze e le necessità del florovivaismo nel breve e medio periodo“.
Sostegni alle imprese contro i rincari
Secondo i Florovivaisti di Cia, per contrastare l’emergenza rincari, dalle materie prime ai costi energetici, servono subito interventi sul gasolio agricolo per il riscaldamento delle serre.
Oltre all’abbattimento delle accise, occorre l’estensione del credito d’imposta anche per il gasolio a uso riscaldamento. Necessario anche un contributo, di natura fiscale, per l’acquisto dei fattori produttivi impiegati (substrati, fertilizzanti, sementi).
Riforma del servizio fitosanitario
Bisogna accelerare sull’applicazione della riforma del servizio fitosanitario, adeguando il numero di operatori e sostenendo maggiori controlli nei punti d’entrata dall’estero, per ridurre il rischio di introdurre nuovi patogeni da Paesi terzi.
Soprattutto per far fronte alle emergenze fitosanitarie, occorre superare la regionalizzazione e arrivare a un sistema conforme nelle sue funzioni e nei suoi adempimenti in tutto il Paese.
Legge sul florovivaismo
Il ddl dedicato al settore è ancora bloccato al Senato dopo l’approvazione alla Camera, si chiede che l’iter riparta al più presto dopo le elezioni di settembre.
Agevolazioni del fotovoltaico sulle serre
In un periodo come quello attuale di crisi energetica, bisogna garantire davvero alle imprese florovivaistiche di produrre energia rinnovabile su serre, strutture di protezione e annessi produttivi.
Questo vuol dire favorire gli investimenti delle aziende e l’integrazione al reddito, superando il limite dell’autoconsumo.
Trasporti efficienti
Nonostante il florovivaismo nazionale esporti l’80% dei propri prodotti all’estero, mancano infrastrutture di viabilità efficienti per il trasporto dei prodotti e una migliore logistica della distribuzione, soprattutto in alcune aree del Paese.
Giusta transizione verde
Per evitare che l’applicazione drastica dell’obiettivo comunitario del taglio del 50% dei prodotti fitosanitari si traduca in un’impossibilità di produrre, occorre che la transizione sia accompagnata con attenzione e che siano resi disponibili mezzi di contrasto alternativi per le fitopatie, celermente e a prezzi accessibili.
Per evitare concorrenza sleale, l’Europa deve anche imporre che le merci introdotte dai Paesi terzi abbiano stesse caratteristiche e stessa attenzione all’ambiente richiesta in Ue.
Più formazione
Tutti gli adempimenti alle imprese, soprattutto i nuovi connessi alla sostenibilità, richiedono necessari supporti di consulenza alle imprese e formazione specialistica di consulenti in vivaismo.
Apertura alle nuove tecniche di miglioramento genetico
Oltre il 70% delle nuove varietà che sono registrate ogni anno in Ue appartengono al campo ornamentale. L’Italia, quindi, potrebbe ottenere un enorme vantaggio da una ricerca finalizzata alle nuove varietà di piante e fiori, che consentono di essere al passo con l’evoluzione dei consumi e con le pressanti esigenze ambientali e climatiche.
Normativa chiara sulla cannabis
La cannabis è una coltura dalle enormi potenzialità in tutti i campi (medicina, cosmetica, edilizia, energia) che sconta ancora una normativa non chiara.
Per questo, i Florovivaisti di Cia chiedono di garantire finalmente:
- l’accesso al credito anche alle imprese canapicole
- la liberalizzazione della vendita di cannabis per Cbd
- la riproduzione per via agamica della pianta
- l’investimento in nuove varietà per i diversi usi
- la prima trasformazione agricola di tutte le parti della pianta
- la definizione di un valore di Thc entro il quale tutte le parti della pianta siano commerciabili
- la ristrutturazione dei mezzi di produzione per la produzione dei prodotti farmaceutici
Cultura del verde
Occorre tornare a investire nel verde, in modo strutturale e non episodico, mettendo a disposizione delle amministrazioni fondi ad hoc per la cura e la manutenzione delle aree a verde pubblico; insegnando il valore del verde nelle scuole; prevedendo regole diverse dagli appalti generali nei capitolati per il verde pubblico; snellendo gli iter burocratici per il reperimento dei materiali di base per l’attività florovivaistica.
Sostegni a imprese e famiglie per la transizione energetica: cosa chiede Anie
Vito Zongoli, Consigliere del Direttivo Anie Rinnovabili e Managing Director di Senec Italia, a proposito del futuro energetico dell’Italia, afferma: “Le energie rinnovabili sono un tema molto presente nei programmi elettorali (anche se lo sono meno nel dibattito pubblico): è sicuramente positiva l’attenzione alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, all’incremento nell’uso delle fonti rinnovabili e alla maggiore autosufficienza energetica italiana, ma non basta.
Ciò che serve per uno sviluppo strutturale del settore in Italia è una pianificazione di più ampio respiro, che non può prescindere da un confronto più approfondito e sistematico con le associazioni di categoria.
Finora, infatti, le decisioni sono state spesso prese con un orizzonte temporale troppo limitato e senza l’ascolto attento delle esigenze dei protagonisti del mercato.
In campo energetico, tanto più con riguardo alle rinnovabili, non è sostenibile affrontare provvedimenti legislativi che cambiano di anno in anno, se non addirittura ogni sei mesi: le imprese faticano a fare investimenti e, quando li fanno, il rischio non raramente si rivela eccessivo.
Auspichiamo che dalle numerose proposte a tema energetico presenti nei programmi elettorali si passi a una volontà concreta di guidare il Paese verso una vera transizione energetica.
Questa non potrà che passare attraverso la diffusione capillare di sistemi di autoproduzione e autoconsumo, quali gli impianti fotovoltaici con accumulo, in grado di garantire una maggiore autosufficienza energetica e un consistente risparmio in bolletta.
Attraverso nuove modalità di condivisione dell’energia, come le comunità energetiche, in grado di rendere sempre più distribuita, efficiente ed economica la generazione di energia.
Attraverso una sempre maggiore semplificazione e liberalizzazione del mercato, favorendo per esempio la diffusione dei contratti Ppa (Power Purchase Agreement).
Senza dimenticare, infine, la necessità di promuovere ampiamente la cultura sul risparmio energetico, il riciclo e l’economia circolare e di incentivarne le forme di utilizzo“.
Lipu-BirdLife Italia ha inviato alle forze politiche italiane il decalogo Cambiare l’Italia, con la Natura al centro, che contiene le seguenti richieste.
“La natura è il centro delle nostre vite ed alla base di ogni nostra azione, economica e non. Eppure, nonostante sia persino entrata tra i principi fondamentali della Costituzione, le maggiori forze politiche italiane la ignorano o la pongono in secondo piano.
È davvero necessario che il Governo e il Parlamento comincino ad abbandonare il vecchio paradigma e a elaborare un piano che ripristini la biodiversità, ridando anche in tal modo benessere e serenità alle persone.
L’Italia è un paese straordinariamente ricco di biodiversità, con quasi 60mila specie faunistiche, molte delle quali endemiche, una grande varietà di habitat e paesaggi e una notevole ricchezza di risorse naturali.
La tutela di questo patrimonio non ha frenato del tutto l’impatto sulla natura di politiche e pianificazioni spesso devastanti. Il risultato è che oggi abbiamo un gran numero di specie in declino, molti habitat degradati, aree protette sottoposte a pressioni di vario tipo, risorse naturali dissipate e un inarrestabile consumo di suolo, con oltre 19 ettari persi ogni giorno, secondo gli ultimi dati di Ispra.
Le istituzioni e gli organismi internazionali, dall’Unione europea all’Ipbes, hanno evidenziato la gravità della situazione mondiale della biodiversità e le pesanti ricadute anche sull’economia, la sicurezza e la giustizia sociale.
L’Ipbes ha nel contempo indicato le opportunità di ripresa e vero benessere che la biodiversità offrirebbe, se messa al centro di politiche finalmente attente e innovative.
Ebbene, a fronte di tutto ciò, dalla campagna elettorale sono giunti pochi e sporadici segnali, mai ponendo il tema nel dibattito pubblico, generando così un circolo vizioso secondo cui meno ne parli e meno la gente appare interessata.
Pochissime le eccezioni, tra cui i programmi di Europa Verde – Sinistra Italiana e Unione Popolare, nei quali vari e rilevanti sono i punti relativi alle politiche della natura.
È invece di fondamentale importanza che la biodiversità assurga per tutti, al pari della gravissima situazione climatica, a tema centrale dei nostri tempi, intorno al quale far ruotare una pianificazione attenta, un riequilibrio delle caratteristiche dei territori, un’opera di armonizzazione tra le comunità umane e la natura come fonte di un benessere diverso e finalmente sostenibile.
Solo a partire da questo approccio sarà possibile abbandonare progressivamente il paradigma in atto, legato alla crescita senza limiti e alla dissipazione delle risorse, e aprire una nuova stagione ecologica.
È a questo che guarda il decalogo che abbiamo trasmesso alle forze politiche per le prossime elezioni con alcuni tra i punti più importanti da affrontare:
- il ripristino della biodiversità
- la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici
- l’aumento delle aree protette
- il mantenimento della potestà statale sulla biodiversità (rispetto ai progetti di federalismo e autonomia differenziata)
- la legge contro il consumo di suolo
- la transizione agroecologica
- la lotta al bracconaggio
- l’ecologia urbana
- la regolamentazione del lobbying
- la partecipazione alla vita politica
È altresì necessario che sia avviata, a partire da Governo e Parlamento, una grande opera di sensibilizzazione sui bisogni naturali del pianeta e delle persone, anche attraverso un maggiore investimento nei programmi scolastici e nella formazione permanente, e sia favorita l’adozione di stili di vita giusti e realmente sostenibili, a partire dal buon uso delle risorse e dalla gestione dei rifiuti (vedasi, tra gli altri, il tema della plastica e dei vuoti a perdere).
Sotto il profilo culturale e politico sarebbe in tal senso di grande valore la realizzazione di una Giornata Parlamentare della Natura, con il coinvolgimento di scienziati, organizzazioni, movimenti, figure della cultura e della società civile, comitati tra cui quelli del Capitale naturale e del Verde pubblico.
Un evento concreto e simbolico di conoscenza e impegno politico, che dia il segno della volontà di uscire dalla vecchia cultura grigia e prendere finalmente la strada della cultura ecologica e dell’armonia con la natura”.