Anthropos, termine greco che significa Uomo: ecco perché l’era geologica che ha subito maggiormente gli effetti delle opere create dall’uomo è stata chiamata Antropocene… e non è per fare un complimento che si è deciso questo nome.
C’è un periodo geologico, il nostro, che più di ogni altro che l’ha preceduto vede veloci cambiamenti, condizionati dall’enorme impatto delle attività umane sul Sistema Terra, tanto che è stato coniato un nuovo termine, Antropocene, per indicare, nella scala geologica dei tempi, il tempo presente.
Agricoltura, allevamento intensivo, industrializzazione, urbanizzazione, estrazione di risorse minerarie – i metalli indispensabili per gli apparecchi hi-tech, oppure la comune sabbia, la materia prima più consumata dopo l’acqua – hanno modificato, in modo permanente, molti processi naturali.
Il genere umano è il principale fattore di trasformazione del paesaggio, produce erosione e trasporto di sedimenti in misura ben superiore rispetto a tutti i fiumi messi insieme; ha avuto la capacità di cambiare le proprietà chimico-fisiche dell’atmosfera, degli oceani e dei suoli, inducendo processi come l’acidificazione e il riscaldamento globale.
Gli scienziati del futuro ci conosceranno per l’impronta che lasciamo, come noi oggi estrapoliamo informazioni sul passato della Terra. La domanda è: cosa troveranno i geologi del futuro nelle rocce che si formano oggi?
Di sicuro, nuovi materiali creati artificialmente, le ceramiche e soprattutto il calcestruzzo; poi composti come la plastica: le microplastiche sono presenti nei sedimenti sui fondali oceanici o lacustri già dagli anni Cinquanta.
Tracce sconosciute nelle rocce formatesi prima dell’Antropocene. Una pesante eredità.
Homo sapiens e impatto ambientale
L’Homo sapiens ha modificato l’ambiente, a cominciare dalla quantità di CO2 presente nell’atmosfera che ha superato la soglia di 400 parti per milione, valore che non si registrava da 800mila anni.
Gli effetti sul clima sono una realtà: riscaldamento globale, incremento di eventi estremi come alluvioni o ondate di calore, innalzamento del livello marino al ritmo di 3 mm/anno, riduzione dei ghiacci, siccità e avanzata dei deserti sono tra i più noti.
Di altri, pur di grande impatto, si sa meno: tra tutti il rilascio di metano, gas che produce un effetto serra 25 volte maggiore rispetto alla CO2 e che, finora, era trattenuto in Siberia e in aree simili che erano sempre ghiacciate.
L’impatto sul Pianeta riguarda anche la biosfera: per esempio il tasso di estinzione di specie viventi è cresciuto tra dieci e cento volte di quello di base.
Antropocene, lo sapevate che…
È il 2000 quando il termine Antropocene viene proposto dal chimico olandese premio Nobel Paul Crutzen e dall’immunologo statunitense Eugene Stoermer che non immaginano sarebbe entrato nell’uso comune.
Per formalizzarlo come età geologica è, però, necessario individuare un segnale di riferimento su scala planetaria: ci lavora l’Anthropocene Working Group, formato da scienziati di tutto il mondo, che individua l’inizio della nuova era con la metà degli
anni Sessanta, quando si rileva una ricaduta a terra dei radionuclidi dovuti ai test nucleari.
a cura di Silvio Seno, co-ideatore della Settimana del Pianeta Terra