Home Energy and Mobility Norme di sicurezza sulla strada. Solo così sarà una vera mobilità sostenibile

Norme di sicurezza sulla strada. Solo così sarà una vera mobilità sostenibile

sicurezza stradale
Immagine da Depositphotos

Abbandonare le fonti fossili, come chiede fortemente Greenpeace, ma anche adottare nuove regole soprattutto per salvaguardare i giovani e ridurre drasticamente le morti sulle strade.

In movimento, ma in maniera completamente diversa. Il perché dobbiamo muoverci rivedendo tutto il nostro sistema dei trasporti è semplice: così non possiamo più permettercelo. Troppi gli incidenti, troppo ricorso alle fonti fossili, troppo inquinamento.

Il nostro sistema dei trasporti così dipendente dal petrolio grava sui bilanci di molte famiglie, alimentando al contempo la crisi energetica, l’emergenza climatica e guerre come quella in Ucraina – è la posizione di Federico Spadini, campagna trasporti di Greenpeace Italia – Per proteggere le persone e il clima, dobbiamo iniziare da subito a risparmiare energia, a partire dal settore dei trasporti.

I governi europei devono investire su un sistema di mobilità equo ed efficiente che non dipenda più dai combustibili fossili, potenziando il trasporto pubblico e garantendo prezzi accessibili“.

Ed è proprio Greenpeace a valutare che riformare il settore dei trasporti in Europa con una serie di misure realizzabili in breve tempo porterebbe a una riduzione del consumo di petrolio del 13% e a un risparmio per le economie dei Paesi europei di 36 miliardi di euro all’anno.

Tra le misure: la promozione di un biglietto climatico più economico per treni e trasporto pubblico (ispirato al successo del biglietto a 9 euro introdotto quest’estate in Germania), il divieto dei voli a corto raggio, politiche per lo smart working, limiti di velocità più bassi, investimenti nella mobilità condivisa, ciclistica e pedonale e la conversione del trasporto merci da strada a ferrovia.

Nel complesso, queste misure farebbero inoltre risparmiare all’Unione europea tante emissioni di gas serra quante quelle prodotte da 120 milioni di auto con motore a scoppio, e farebbero risparmiare ai consumatori europei fino a 63 miliardi di euro all’anno sul carburante.

Le iniziative in Germania e in altri Paesi della Ue per rendere il trasporto pubblico gratuito o più economico hanno dimostrato di poter alleggerire i costi a carico delle persone, ridurre l’uso dell’auto e gli ingorghi nelle città, e consentire alle famiglie con reddito più basso di accedere ai servizi di mobilità.

I trasporti consumano quasi il 70% del petrolio utilizzato in Europa, causano circa il 30% delle emissioni di gas serra e rappresentano la seconda spesa per le famiglie dopo la casa.

Sulla strada giusta?

Confortano i dati finali di monitoraggio recentemente pubblicati dall’Agenzia europea dell’ambiente: se si acquistano autovetture nuove la CO2 cala. In Islanda, in Norvegia e nel Regno Unito nel 2020 sono diminuite del 12% rispetto ai livelli del 2019.

Per il periodo 2020-2024 il regolamento fissa gli obiettivi di emissione di CO2 per l’intero parco veicoli dell’Ue a 95g CO2/km per le autovetture di nuova immatricolazione e a 147g CO2/km per i furgoni di nuova immatricolazione: in questo modo i costruttori sono fortemente incentivati a produrre veicoli più puliti.

Sicurezza, vuol dire Zero incidenti

Ma c’è un altro aspetto che non va dimenticato: quello della sicurezza. Perché le strade sono ancora troppo insicure. A rimetterci soprattutto i giovani. Limiti di velocità e percorsi ciclabili e pedonali sicuri sono necessari anche vicino agli istituti scolastici.

Aree urbane con molti ciclisti e pedoni dovrebbero avere un limite di velocità di 30 km/h e un traffico ridotto; su queste strade, detto limite predefinito dovrebbe persistere anche quando i criteri di progettazione non sono ancora stati raggiunti, incitando la Ue a far sì che ciò diventi una raccomandazione formale.

È quanto invoca lo European transport safety council, di cui la Fondazione Unipolis è membro italiano, dopo aver rilevato che in dieci anni, 6.000 giovani under 14 sono deceduti sulle strade dell’Unione Europea

Nonostante i grandi progressi degli ultimi anni in ambito di sicurezza automobilistica, quasi la metà dei giovani decessi sulle strade riguarda passeggeri delle auto.

Malgrado i dati disponibili sull’uso corretto dei seggiolini per i bambini nelle auto in tutta la Ue siano limitati, gli studi dimostrano comunque che l’uso errato rimane un problema significativo.

Dal 1° settembre 2024, sul mercato della Ue possono essere venduti solo seggiolini per bambini conformi alla nuova norma Onu R129, con design più sicuro e dotati del sistema Isofix, per ridurre il rischio di un’installazione errata.

Dal 2014, sulle auto nuove nell’Unione europea i punti di ancoraggio Isofix sono obbligatori. Secondo l’Etsc, i seggiolini montati al contrario del senso di marcia (più sicuri) dovrebbero essere resi obbligatori per tutto il tempo possibile, preferibilmente fino ai quattro anni di età. E l’aliquota dell’Iva per i seggiolini dovrebbe essere ridotta.

Con l’Unione europea che quest’anno rivedrà le normative relative alla patente di guida, l’Etsc richiede anche una formazione teorica e pratica obbligatoria, nonché un esame pratico, per ottenere la patente di guida Am (ciclomotore).

L’Etsc segnala, inoltre, che 16 paesi europei consentono ai ragazzi di guidare il motorino a 14 o 15 anni, nonostante l’età minima raccomandata dalla Ue sia di 16 anni.

Sopra i 14 anni, il 20% dei ragazzini deceduti sulla strada era in motocicletta, per la stragrande maggioranza maschi. Secondo l’Etsc, l’età minima raccomandata dall’Ue per la guida non dovrebbe essere abbassata per nessuna categoria di veicoli.

Gli autori dello studio hanno anche riscontrato grandi differenze nella sicurezza dei giovani tra i vari paesi. Il tasso di mortalità infantile su strada in Romania è dieci volte superiore a quello di Norvegia, Cipro e Svezia.

Laddove la mortalità stradale infantile è relativamente bassa, lo stesso si verifica anche per la mortalità che concerne il resto della popolazione; e viceversa.

Quando la situazione è diversa, in parte potrebbe essere dovuto al fatto che in quei paesi i bambini tendono a essere accompagnati a scuola e alle altre attività, piuttosto che avere il permesso di andare da soli, a piedi o in bicicletta.

Crediti immagine: Depositphotos

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