Home Imprese Sostenibili Thermal management, l’esperienza di un ricercatore italiano all’estero

Thermal management, l’esperienza di un ricercatore italiano all’estero

Lorenzo Castelli

Lorenzo Castelli è uno dei giovani expat di cui raccontiamo su greenplanner.it. Ingegnere meccanico di formazione, ha trovato negli stati Uniti il tessuto culturale giusto per fare ricerca. Alla nostra redazione ha raccontato del suo ultimo progetto e della sua esperienza lavorativa.

Lorenzo Castelli, classe 1999 la vita all’estero e l’incontro tra culture che ne deriva li conosce bene. Già da piccolo, infatti, ha avuto modo di vivere lontano dall’Italia per accompagnare la mamma nel percorso lavorativo.

Un’esperienza che sicuramente ha lasciato il segno, ampliando le sue vedute. Dopo i primi anni del liceo passati a Milano, si è trasferito a Houston, Texas, dove è rimasto per proseguire gli studi.

E così, dopo una laurea in ingegneria meccanica, ha iniziato un dottorato alla Rice University per approfondire le sue competenze, specializzandosi con un progetto di ricerca nel campo del trasferimento di calore.

Alla nostra redazione, Lorenzo ha presentato in anteprima il suo progetto, consentendoci di conoscere più da vicino le modalità di ricerca e divulgazione degli atenei statunitensi.

Nello specifico, Lorenzo lavora al trasferimento di calore applicato all’efficienza nei sistemi ingegneristici: il che vuol dire linee di trasmissione, satelliti e batterie elettriche ma anche edifici.

Negli ultimi mesi si è dedicato alla costruzione di un device – un thermal transistor – vale a dire una sorta di interruttore per il calore, le cui possibilità applicative per il futuro sono diverse.

La prima che ci ha descritto e che reputiamo di grande interesse per i lettori di greenplanner.it, riguarda l’utilizzo del transistor per il thermal management degli edifici.

Se è vero che questi sono dotati di un cappotto che serve a isolarli dalla temperatura esterna (fredda o calda), è altresì vero che non possono variare per adeguarsi al clima.

Dunque, attraverso il ricorso a un circuito termico che dipende dalla temperatura esterna, diventa possibile far comunicare quella interna e quella esterna, per garantire così un maggiore isolamento.

Si tratta di un sistema passivo in cui non viene utilizzata l’elettricità: la temperatura si autoregola, riducendo al minimo il consumo di energia.

infografica thermal sensor

Altra applicazione simile, ma destinata all’acqua domestica, prevede il recupero del calore prodotto dalle centrali per riscaldare quella usata nella doccia (per esempio).

Se il tema è già stato pensato dagli esperti, la novità introdotta dal thermal transistor su cui lavora Lorenzo serve a semplificare e rendere più efficiente il sistema.

Infatti, grazie al transistor sarà possibile riscaldare l’acqua domestica fino a una temperatura prestabilita (per esempio 60°C) per poi destinare il calore ricavato alla produzione di energia elettrica.

Tutti aspetti su cui ci ha promesso di tornare non appena ci saranno degli sviluppi.

Phd negli Usa: meglio restare o tornare in Italia?

Abbiamo chiesto a Lorenzo se pensa di tornare in Italia. Sebbene l’amore per la cultura italiana ed europea sia molto forte, l’ambizione lavorativa guarda principalmente agli States.

Per assecondare le mie passioni, non sono sicuro che in Italia potrei fare davvero ciò che desidero. Probabilmente dovrei prima avviare la mia carriera qui, in America, per poi trasferirmi in Italia una volta raggiunto già un certo livello professionale.

Negli Usa c’è molta più flessibilità: se si ha una bella idea improvvisa, qui lo spazio per realizzarla è maggiore. Soprattutto in veste di ricercatore” ha spiegato Lorenzo.

Secondo la mia esperienza – ha aggiunto – l’educazione di base in Italia (diciamo fino al liceo) è molto buona. Infatti, noto che i miei amici italiani e io ricorriamo a metodi molto efficaci per imparare, a scuola e nella ricerca.

Quindi la formazione italiana in un ambiente come quello degli Stati uniti risulta utile. Forse, la differenza è che in Italia non si riesce a valorizzare questa formazione“.

Incontrare ragazzi come Lorenzo e conoscere il loro percorso ci consente di fare una riflessione molto interessante: l’Italia è un Paese attento ai suoi giovani? Per chi vuole fare ricerca è restare la soluzione migliore?

Accedere al dottorato sembra più democratico in America. Innanzitutto, per il maggior numero di posti.

Nel mio dipartimento, che è piccolo, sono entrati 15 dottorandi. Ma in quelli più grandi entrano fino a 100 ricercatori all’anno. La maggior parte sono immigrati, per lo più asiatici” ha raccontato Lorenzo a greenplanner.it. Insomma, se vuoi fare il phd, un posto lo trovi.

Per quanto riguarda l’accesso, molto dipende dal docente e da come si ricevono i fondi. Uno studente può essere assunto direttamente dal professore che detiene i fondi e stipendia i ricercatori del suo team – oppure è possibile accedere al PhD tramite la presentazione di un proposal ad enti governativi tipo la National Science Foundation. In questo caso, il lavoro è più autonomo e il ruolo del professore è per lo più di guida e affiancamento” ha concluso Lorenzo Castelli.

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Francesca CutroneFrancesca Cutrone: laureata in lettere e comunicazione, credo che alla collettività spetti muovere proposte per un futuro migliore. Qui entra in gioco la passione dei giovani, da ispirare e accompagnare con il dialogo intergenerazionale | Linkedin
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