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La transizione ecologica ed energetica è fondamentale per evitare la deindustrializzazione

repowereu - transizione energetica
Immagine da Depositphotos

Qual è il rischio nel procrastinare un passaggio rapido all’energia prodotta attraverso fonti rinnovabili e pulite? La deindustrializzazione del nostro Paese, gravato da costi energetici sempre più alti e alle prese con pesanti problemi legati alla pessima qualità dell’aria.

La questione energetica è sul piatto da tempo, da quando l’invasione russa dell’Ucraina ha aggravato una crisi economica già in atto a causa della pandemia.

Le soluzioni a breve sono state messe in campo e certo non convincono – rigassificatori, ricorso alle fonti fossili e avvio di nuove ricerche di giacimenti di petrolio – ma è sul medio lungo periodo che le decisioni importanti vanno messe a terra.

L’Europa ha indicato la strada: il Green Deal e il pacchetto Fit for 55 stabiliscono infatti obiettivi per lo sviluppo di grandi quantità di energia rinnovabile nell’immediato futuro nel nostro continente.

Inoltre, per tamponare la crisi energetica dovuta alla guerra, nel maggio di quest’anno la Commissione europea ha approvato il piano RePowerEu che oltre a limitare il peso delle importazioni di combustibili fossili russi si pone l’obiettivo di portare la produzione di energia rinnovabile europea al 45% entro il 2030.

Va in questa direzione la creazione di un’alleanza europea per l’industria solare fotovoltaica: la European Solar Photovoltaic Industry Alliance si propone infatti, oltre alla diversificazione delle importazioni energetiche, soprattutto un potenziamento della fabbricazione di prodotti innovativi e sostenibili per il solare fotovoltaico.

Le priorità per il 2023 che l’alleanza si è posta riuardano infatti un aumento della capacità produttiva interna che porti a installare oltre 320 GW di nuova capacità fotovoltaica entro il 2025 e che arrivi a quasi 600 GW entro il 2030.

Quest’anno prevediamo di aggiungere 40 GW di impianti solari fotovoltaici in Europa. Ma questo tasso deve aumentare a 60 GW all’anno perché l’Europa possa raggiungere gli obiettivi di RePowerEu.

Dobbiamo sostenere l’industria europea in questo percorso, quindi accolgo con favore la nuova alleanza, che è destinata a svolgere un ruolo importante nei nostri sforzi per garantire l’indipendenza energetica, raggiungere gli obiettivi climatici e mantenere l’Europa competitiva” ha commentato Kadri Simson, commissario europeo per l’Energia.

Accelerare il piano di transizione per evitare la nostra deindustrializzazione

E la questione energetica è stata indirizzata anche attraverso lo viluppo di comunità energetiche, che danno una spinta innovativa e democratica alla produzione di energia pulita.

A questo proposito, riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di Antonella Giachetti, presidente di Aidda, l’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda che ritiene che “modificare la norma sugli impianti nelle comunità energetiche, rischia di frenare il cambiamento“.

La questione energetica rimane la priorità per il nostro Paese: un problema che tocca direttamente famiglie e aziende, mettendo a serio rischio la tenuta sociale ed economica, e che sta spingendo molti imprenditori a fare un passo indietro.

L’Italia però non può permettersi una deindustrializzazione. Occorre accelerare il piano di transizione energetica, perché il tema, ormai è evidente, non è più se attuarlo ma in quali modalità” continua Giachetti.

Più produttori energetici non hanno dato certezze sulle forniture e i contratti del prossimo anno pongono le aziende, soprattutto al Sud, davanti a troppe incertezze.

Il Servizio di Salvaguardia sul fronte energetico delle aziende non si sta rivelando sufficiente e anzi le imprese che non hanno un contratto di somministrazione energetica per il 2023 rischiano di rimanere scoperte o di pagare cifre molto più alte – prosegue GiachettiNon possiamo quindi che valutare positivamente il decreto sulle Comunità energetiche emanato dal ministro della Transizione Ecologica e in particolare l’avvio della pubblica consultazione online. Un passo fondamentale e molto atteso“.

Al tempo stesso va sottolineato un punto che riteniamo sia importante modificare: la richiesta di realizzare gli impianti energetici destinati allo scambio nelle comunità energetiche solo dopo l’entrata in vigore del provvedimento rappresenta un ulteriore elemento di ritardo, avendo in molti negli ultimi due anni già iniziato a lavorare per l’installazione.

Con questa previsione tutti gli impianti ora in costruzione sarebbero esclusi dalla possibilità di venire utilizzati per gli scambi dentro le comunità e questo sarebbe un problema. Si tratta – conclude la presidente di Aidda – di un aspetto su cui intervenire per non rallentare ulteriormente una transizione ormai urgente“.

Crediti immagine: Depositphotos

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