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Quanta energia serve alle nostre case: una ricerca – copiabile – in Uk

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Raggiungere la decarbonizzazione della nostra economia, oltre agli sforzi per implementare buone pratiche, richiede una massiccia presenza di dati che permettano di conoscere alla perfezione dove intervenire… partendo dalle nostre case, come stanno facendo in Gran Bretagna.

Quali strategie implementare per ridurre le emissioni di carbonio delle abitazioni? Per operare al meglio è necessario avere a disposizione tantidati sui consumi e sugli sprechi, per non intervenire alla cieca.

Da qui nasce un progetto quinquennale, condotto congiuntamente dall’University College di Londra e dall’Università di Oxford, per raccogliere dati sull’utilizzo dell’energia nelle abitazioni del Regno Unito.

L’iniziativa, che per i prossimi 5 anni investirà quasi 9 milioni di sterline – grazie al finanziamento dell’Engineering and Physical Sciences Research Council (Epsrc, parte di Uk Research and Innovation) in collaborazione con il Department for Business, Energy and Industrial Strategy (Beis) – per la creazione di una piattaforma nazionale di dati sull’energia che servirà ad azzerare le emissioni di carbonio.

In Gran Bretagna – ma anche in Italia i numeri sono simili – l’energia usata nelle case è responsabile di quasi un quinto delle emissioni di carbonio ed è anche responsabile dell’aumento della domanda di energia durante il periodo di picco invernale.

Per arrivare a un’economia net zero entro il 2050, quindi, si deve interrompere l’utilizzo del gas naturale per passare a un sistema a basse emissioni di carbonio come l’elettrico ma, al momento ci sono poche informazioni su come questo avrà un impatto sui modelli di utilizzo dell’energia e se questo si sovrapporrà ad altri cambiamenti del sistema energetico del Regno Unito, tra cui la maggiore diffusione di auto elettriche e pompe di calore.

L’iniziativa delle due università, quindi, affronterà questo problema fornendo una risorsa di dati ad alta risoluzione che traccerà l’uso dell’energia in famiglie reali (con il consenso informato dei partecipanti), permettendoci di capire come, perché e quando le attività domestiche hanno un impatto sulla domanda di energia e sulle emissioni di carbonio associate.

A supporto poi dell’analisi dei dati, verranno inoltre sviluppati modelli innovativi, basati su intelligenza artificiale e Internet degli oggetti (IoT) – per controllare l’energia consumata dai diversi elettrodomestici e le diverse attività che consumano energia nella vita quotidiana in casa.

La piatttaforma Edol sarà composto da tre elementi fondamentali:

  1. un osservatorio di 2.000 famiglie rappresentative del Regno Unito, dotate di sensori per registrare l’energia utilizzata dagli occupanti, i loro elettrodomestici e i loro comportamenti. I dati anonimizzati saranno poi analizzati dai ricercatori per comprendere meglio i modelli di domanda di energia
  2. analisi forensi di sottocampioni di abitazioni che presentano forme inedite o meno conosciute di domanda di energia (per esempio, la ricarica intelligente dei veicoli elettrici)
  3. laboratori sul campo di 100-200 famiglie in cui sperimentare politiche, tecnologie, modelli commerciali e altri interventi e confrontarli con i gruppi di controllo dell’osservatorio

La raccolta, l’analisi e la governance dei dati, nonché della gestione complessiva del progetto verrà condotta dall’Ucl Energy Institute; per Tadj Oreszczyn, reponsabile del progetto per l’istituto “per affrontare le gravi sfide della nostra società, come la povertà energetica, la crisi dei costi dell’energia e i cambiamenti climatici, abbiamo bisogno di dati accurati sul consumo di energia nel mondo reale, combinati con altri flussi di dati provenienti, per esempio, da sensori e dispositivi domestici intelligenti, per facilitare la ricerca innovativa“.

Un’iniziativa importante che meriterebbe di essere emulata anche nel nostro Paese e che, oltre ad avere dati reali sul’utilizzo dell’energia nelle nostre case, aiuterebbe anche una maggior digitalizzazione nell’ultimo miglio delle nostre abitazioni, oltre che a sviluppare una maggiore sensibilità verso l’efficienza energetica.

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