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Ecco chi sono i ricercatori che servono all’Italia

pubblicato il: - ultima modifica: 2 Febbraio 2023
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In Italia servirebbero più ricercatori in ambito forestale e ambientale. È quanto emerso dalle parole di Simone Cavenaghi, dottore agronomo che ha raccontato ai lettori di greenplanner.it la sua passione, il suo percorso di formazione e il progetto europeo su cui sta lavorando in qualità di assegnista di ricerca.

Simone Cavenaghi, dottore agronomo e ricercatore presso l’Università degli Studi del Molise, ha raccontato il suo percorso ai lettori di greenplanner.it.

Ha illustrato Superb, il progetto europeo per ripristinare le aree forestali, ha spiegato come (e perché) si diventa dottore agronomo, ma non solo. Durante l’intervista Simone ha portato all’attenzione un tema importante per il futuro del nostro Paese: in Italia servirebbero molti più ricercatori forestali.

Dunque, largo ai giovani interessati a questa professione, c’è bisogno anche di voi!

In qualità di assegnista di ricerca in università stai lavorando al progetto europeo Superb. Di cosa si tratta?

Superb (Systemic solutions for upscaling of urgent ecosystem restoration for forest related biodiversity and ecosystem services) è un progetto europeo e vede la collaborazione dell’Università degli Studi di Milano, Parco Nord Milano e Università degli Studi del Molise, per la quale lavoro.

È un progetto molto interessante perché prevede la partecipazione di 12 stati europei in cui sono stati individuati degli areali – boscati e non – in cui sono presenti dei disturbi come bostrico, siccità e altri.

L’obiettivo è quello di ripristinare attraverso delle tecniche di gestione forestale le aree individuate, così da fornire delle linee guide sulle pratiche di ripristino forestale che in questi luoghi avranno successo.

simone cavenaghi

Ma come si diventa dottore agronomo? Qual è la tua esperienza?

Il mio percorso di formazione è iniziato da un corso di laurea triennale in Scienze e tecnologie agrarie scelto quasi per caso ed è poi continuato in maniera più consapevole con una magistrale in Scienze agroambientali (un corso di laurea che possiamo definire un ibrido tra Scienze forestali e Scienze ambientali).

A oggi, guardandomi indietro, posso affermare che il mio percorso anche se iniziato quasi per caso sarebbe stato inevitabile: inevitabile che io mi appassionassi al mondo agrario classico e inevitabile che mi legassi poi a quello ambientale-forestale.

Utilizzo la parola inevitabile perché se da un lato sono nato in una tipica cascina immersa nel Parco Agricolo Sud Milano – circondata da campi di mais, riso e frumento con piccoli allevamenti nelle vicinanze dall’altra la montagna – il bosco e i parchi sono ambienti che mi accompagnano da sempre grazie ai vari percorsi che ho intrapreso, primo su tutti il percorso scout.

Insomma, tutto questo bagaglio di esperienze e percorsi di formazione mi ha permesso di sviluppare le passioni che oggi coltivo anche attraverso la mia attuale occupazione.

Italia/Estero: hai modo di fare un confronto per quanto riguarda il tuo settore?

Mi sto facendo un’idea, anche se la mia esperienza è ancora un po’ acerba. Nel nord Europa abbiamo sicuramente esempi più virtuosi di ricerca nel mio settore con strutture e strumenti all’avanguardia.

Per quanto riguarda la ricerca in Italia, i punti più critici sono gli stessi che spesso sentiamo: c’è sia un discorso di investimenti (inteso come percentuale del Pil speso in ricerca), sia un tema di precariato dei contratti iniziali.

Qui, grazie ai nuovi contratti di ricerca, qualcosa sta migliorando poiché finalmente anche gli impieghi iniziali saranno considerati al pari di un lavoro vero, con ferie, malattia e maternità riconosciute.

Fino a oggi tutto ciò è mancato. Sul settore specifico – e quindi nel mondo forestale e ambientale – un punto critico che sicuramente ho avuto modo di osservare è che ci sono molti meno ricercatori di quanto questi ambiti e i territori stessi del nostro Paese richiederebbero.

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Francesca CutroneFrancesca Cutrone: laureata in lettere e comunicazione, credo che alla collettività spetti muovere proposte per un futuro migliore. Qui entra in gioco la passione dei giovani, da ispirare e accompagnare con il dialogo intergenerazionale | Linkedin
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