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Gestione, tutela e depurazione dell’acqua: investire contro sprechi e inquinamento

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Il settore agricolo utilizza il 60 percento dell’intera richiesta nazionale di acqua. Quello energetico e industriale ne utilizza il 25, mentre per l’uso domestico se ne va il 15%.

Sono i dati estratti da un accurato rapporto dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) del luglio 2020. Statistiche citate lo scorso settembre durante un intervento parlamentare sulla gestione e tutela delle acque. Un tema fondamentale per la nostra nazione.

Nell’analisi si osserva infatti che per il consumo pro-capite l’Italia è al primo posto in Europa, terzo al mondo su scala globale dopo Usa e Canada: la quantità a persona varia dai 150 ai 400 litri al giorno.

Il dato che più preoccupa, però, riguarda le perdite delle reti di distribuzione: si rileva un tasso del 40 percento di acqua dispersa sia in uso potabile, sia per l’irrigazione.

In aggiunta, come riportano diversi enti, circa il 60 percento dei fiumi e dei laghi non è in buono stato. E quelli che invece lo sono, non vengono adeguatamente curati. Un tassello che completa il mosaico di un grande problema a cui è necessario porre rimedio: la tutela e la depurazione delle acque contro sprechi e inquinamento.

Gli interventi sulle perdite d’acqua in Umbria

In alcune regioni d’Italia però qualcosa si muove. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha per esempio approvato a inizio gennaio la graduatoria definitiva delle proposte di finanziamento di enti e istituzioni che hanno richiesto fondi per la gestione delle risorse idriche e il contrasto delle perdite.

Il finanziamento complessivo ammonta a 900 milioni di euro. E Auri (Autorità Umbra Rifiuti e Idrico) è una di quelle realtà che ha colto la palla al balzo.

Insieme ad Umbria Acque Spa, si è aggiudicata 52 milioni di euro, 27 dei quali provenienti dai fondi del Pnrr. Il progetto messo in campo, prendendo in considerazione che nel 2021 è stata registrata nella provincia di Perugia una perdita d’acqua del 44,9 per cento, ha come obiettivo di toccare il 30,1 percento entro il 2026.

Il piano si fonda su due principi cardine: la completa distrettualizzazione del sistema idrico con interventi di ingegneria alle reti e la sostituzione delle linee idriche obsolete.

La depurazione in Campania

Anche in Campania si cerca d’intervenire sulle acque regionali, investendo in particolar modo sulla depurazione. Grazie a Minsait (società di Indra leader nella consulenza negli ambiti di Digital Transformation e Information Technologies in Spagna e america Latina) e Simam (realtà del gruppo Acea specializzata nel trattamento delle acque), è stato installato un nuovo sistema denominato Oblysis negli impianti di Nola e Angri e altri due sorgeranno in quelli di Mercato San Severino e Nocera Superiore.

Questa tecnologia ottimizza e migliora la rimozione della matria organica e la depurazione delle acque, riducendo notevolmente i cosiddetti fanghi di supero inquinanti e costosi da smaltire.

Si ottiene così un risparmio energetico fino al 40 percento, nonché una riduzione degli additivi impiegati nel processo e della produzione di fanghi fino al 50.

Per avere un miglior rendimento operativo sarà anche utilizzata Onesait Efficiency Intelligence, piattaforma di Minsait dotata di intelligenza artificiale.

Tra le principali caratteristiche, offre un monitoraggio in tempo reale delle operazioni, una rilevazione e quantificazione economica continua dei costi, genera report personalizzati e può creare dashboard avanzate per misurare i risparmi e gestire in maniera ottimizzata il sistema.

Gli interventi idrici a Milano

Anche Milano si mette in gioco migliorando le aree urbane a rischio idrico. Approvando la nuova variante del Piano di Governo del Territorio, il consiglio comunale ha aggiornato la normativa vigente con alcune integrazioni. Sono state riviste e aggiornate per esempio le mappe adeguandole al Piano di gestione rischio alluvioni.

Per alcune zone a nord della città interessate al corso del fiume Seveso, per interventi a piani seminterrati e interrati e dove non è ammessa la presenza continuativa di persone, sarà consentito l’utilizzo della rete idrica per funzioni commerciali, terziarie e specifiche tipologie di servizio.

Infine, le fasce di rispetto del Reticolo Idrico Minore (il Fontanile Tosolo e il Cavo Viviani) nell’area del Mind passano da 10 a 4 metri.

E tornando al Pnrr, Ato Città Metropolitana di Milano e Gruppo Cap (green utility che gestisce il servizio idrico) si preparano a ricevere 42 milioni di euro di finanziamento per migliorare la qualità dell’acqua per tutti i cittadini del territorio servito.

Il progetto milanese si è infatti classificato al terzo posto in graduatoria su oltre 150: consentirà di adottare tecnologie sempre più innovative e strumenti di monitoraggio, di sviluppare strumenti di modellizzazione per la manutenzione e la pianificazione perdittiva per 133 comuni e di sostituire 18 chilometri di rete, che si aggiungono agli altri 46 pianificati nell’ultimo triennio.

Dal Nord al Sud dell’Italia, l’emergenza della gestione idrica spinge i territori a intervenire in maniera massiccia e incisiva sulle problematiche.

Tra depurazione, aggiornamento di normative e nuove tecnologie, le risorse idriche sono un bene prezioso da tutelare in Italia. La nazione detiene un primato europeo sul consumo pro-capite che può certamente essere ricalibrato, anche grazie a investimenti e interventi messi in campo da aziende, enti e istituzioni.

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