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Roma alle prese con i cambiamenti climatici

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La sfida dei cambiamenti climatici dev’essere colta per ripensare la progettazione e la gestione di spazi urbani e infrastrutture, per rendere le città italiane più vivibili, sicure e belle.

Anche la Capitale d’Italia inizia a ragionare su come contrastare i cambiamenti climatici. Obiettivo che la città di Roma deve assolutamente raggiungere a fronte dell’aumento la temperatura media rilevata di 2 gradi negli ultimi 50 anni.

Inoltre, secondo i dati rilasciati dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, la città laziale deterrebbe il numero più alto di impatti da eventi estremi registrati nelle città italiane tra il 2010 e il 2022.

Per questo, l’amministrazione della Capitale sta accelerando sempre più il suo impegno per definire un piano che permetterà di dare coerenza ai vari interventi su questi temi, con l’obiettivo primario di proteggere la vita delle persone con azioni di prevenzione, allerta e protezione civile.

Allo stesso tempo, conviene che la sfida dei cambiamenti climatici venga colta per ripensare il modo di progettare e gestire gli spazi urbani e le infrastrutture, rendendo la città più vivibile, più sicura e più bella.

Cmcc ha messo a punto un’analisi del rischio climatico per sei città italiane: Bologna, Milano, Napoli, Torio, Venezia e appunto Roma.

I rischi collegati ai cambiamenti climatici nella città di Roma

Sulla capitale emerge chiaramente nel report firmato da Veronica Casartelli, Letizia Monteleone, Jaroslav Mysiak, Elisa Lamesso, autori afferenti o affiliati alla Fondazione Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e all’Università Ca’ Foscari Venezia come i rischi siano legati alle alluvioni fluviali (a causa del Tevere), le alluvioni pluviali dovute a eventi meteorici estremi e le ondate di calore.

Rischio ondate di calore

Le analisi riportate nel Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (Paesc) mostrano come le ondate di calore a Roma stiano aumentando per intensità, frequenza e durata: in soli 60 anni, infatti, la temperatura media annuale è aumentata di 3,65°C dal 1960.

A supportare tali dati si sono aggiunti anche gli studi sulla percezione di tali fenomeni da parte della popolazione, che hanno confermato l’evidente trend riscontrato e, in particolare, gli effetti tra la popolazione del fenomeno dell’isola di calore urbana (Urban Heat Island), esacerbato negli ultimi decenni anche dall’aumento delle temperature globali.

Rischio alluvioni

L’identificazione del rischio alluvionale ha considerato dati inerenti eventi storici, in particolare l’evento di piena del Tevere del novembre 2012 e gli eventi verificatisi nel 2014 e nel 2015, durante i quali si sono documentate esondazioni del Tevere, dell’Aniene e del reticolo secondario.

In riferimento agli allagamenti urbani, sono stati identificati e analizzati i dati di eventi meteorici estremi dell’ultimo decennio che hanno avuto impatti sul tessuto urbano.

Il rischio di allagamenti che insiste sulla città sta aumentando considerevolmente anche a causa dell’impermeabilizzazione del suolo: Roma è la città in Italia con il più elevato consumo di suolo registrato negli anni 2018 e 2019.

Inoltre, l’82% del consumo totale si registra nelle aree soggette a inondazioni, con gravi conseguenze in termini di danni attesi a seguito di piogge estreme.

Allagamenti urbani

Nel Paesc viene considerato il rischio di allagamenti causati da eventi meteorici estremi e dovuti a un reticolo idrografico minore insufficiente allo smaltimento rapido delle acque.

L’analisi dei dati pluviometrici relativi alle stazioni di Roma Urbe, Roma Ciampino e Roma Fiumicino ha evidenziato come le precipitazioni non mostrino significative variazioni quantitative, ma rilevino un’anomalia nella distribuzione oraria e stagionale delle precipitazioni.

L’andamento delle precipitazioni è stabile su valori poco al di sotto degli 800 mm annui, durante la stagione estiva si rileva un piccolo aumento e si evidenzia una maggiore frequenza di fenomeni temporaleschi di breve durata e forte intensità.

Questi ultimi generano spesso allagamenti urbani nelle aree critiche dovuti a specifiche situazioni plano altimetriche del territorio, infrastrutturali o per reti di smaltimento inadeguate.

Le esondazioni lampo hanno effetto principalmente nell’area metropolitana romana e costituiscono un fattore di rischio superiore e più frequente rispetto alle alluvioni urbane.

L’area che presenta un rischio alluvionale più elevato è quella al delta del Tevere, nel quale alcuni settori densamente popolati si trovano a quota zero o inferiore a quella del mare.

In fase di stesura del Paesc, il Comune sembra aver tenuto in considerazione i dati del Terzo Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile di Roma Capitale (2020) e diversi studi scientifici tra cui, particolare, uno studio dell’Università Roma Tre del 2014 inerente l’analisi della vulnerabilità climatica della Città di Roma.

Tale analisi utilizza il concetto di vulnerabilità così come definito dal quarto rapporto dell’Ipcc, andando quindi ad esaminare le sue componenti di esposizione, sensibilità e capacità adattativa

Il piano di adattamento della città di Roma è in fieri. Come ha sottolineato il sindaco Roberto Gualtieri in un recente incontro; importante sarà il coinvolgimento di enti di ricerca, istituzioni scientifiche e università, per comprendere al meglio i cambiamenti in corso nel territorio di Roma e individuare così le azioni più urgenti – e le rispettive aree in cui realizzarle – per ridurre l’impatto degli eventi estremi e organizzare al meglio la protezione e il supporto nei confronti di cittadine e cittadini, a partire dai più fragili.

Ricordiamo che Roma fa parte delle 100 città europee scelte dalla Commissione europea come laboratorio per accelerare nella direzione della decarbonizzazione, con il programma 100 carbon neutral and smart cities by 2030.

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