Aumentano le condanne per amianto e i diritti riconosciuti alle vittime e ai loro familiari: sono già 4 i procedimenti giudiziari vinti nel mese di gennaio dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente Ona.
Aumenta il numero delle condanne nei confronti di aziende che hanno utilizzato amianto nelle loro produzioni o per i loro servizi. Dovranno risarcire i familiari delle vittime causate dalla fibra killer.
Inoltre, sempre diversi tipi di danno vengono ritenuti risarcibili. Si ampliano, quindi, i diritti di chi è stato esposto non conoscendone i rischi e di chi si è, purtroppo, ammalato di una patologia asbesto correlata.
Le vittorie ottenute in vari gradi di giudizio dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, lo dimostrano. Nell’ultima, ottenuta in Cassazione, è stato sancito un principio importantissimo.
Che riapre i termini di presentazione delle domande di prepensionamento e maggiorazione della pensione, di chi è stato esposto, chiusi nel 2005.
È la sentenza 2243/23 del 25 gennaio 2023, che riguarda 11 ex dipendenti del cantiere navale della Posillipo di Sabaudia, in provincia di Latina. La maggior parte sono di Terracina e di Monte San Biagio.
Il Tribunale di Latina e la Corte di Appello avevano negato loro una pensione più alta per aver respirato durante l’orario lavorativo fibre di amianto utilizzato nel cantiere.
L’avvocato Bonanni, dopo aver ottenuto risultati in tutta Italia, è tornato nella sua provincia, quella di Latina, per quest’ultima importante vittoria.
Ora la questione tornerà alla Corte di Appello, ma gli ermellini hanno spiegato che il termine introdotto nel 2003 non poteva essere applicato per non ledere i diritti già maturati prima che la legge fosse modificata.
Questo vuol dire che non può essere applicato anche per tutti quei lavoratori che non hanno presentato domanda in tempo e che ora potranno tentare di nuovo.
Soltanto pochi giorni prima un’altra sentenza della Cassazione aveva confermato la condanna della Solvay Chimica Italia, un’importante multinazionale, che dovrà pagare un risarcimento per un operaio.
L’uomo ha lavorato 32 anni nell’officina meccanica e calderai nello stabilimento di Rosignano. A causa dell’amianto ha contratto placche pleuriche ed è poi sopraggiunto un ispessimento pleurico.
Anche in questo caso, simile purtroppo a tanti altri, l’uomo ha lavorato in ambienti non separati, dove i livelli espositivi erano elevati, anche quando si recava in altri reparti.
“Questa sentenza è storica – ha dichiarato l’avvocato Bonanni – perché la Solvay, non solo negli anni ha negato l’uso dell’amianto e che ci possano essere stati dei danni per la salute per i suoi dipendenti, ma ha continuato a negare i diritti di quelli esposti che hanno contratto patologie asbesto correlate“.
Per la giurisprudenza è ormai assodato il nesso causale tra l’esposizione ad amianto senza protezioni e alcuni tipi di malattie come per esempio il mesotelioma e il tumore del polmone.
Ma anche asbestosi e i tumori di laringe, faringe, ovaie e colon. Purtroppo il picco delle patologie deve ancora essere registrato, perché il periodo di latenza tra il contatto con il minerale e la manifestazione della malattia può arrivare anche a 30, 40 o 50 anni.
L’amianto è stato messo al bando per legge nel 1992, ma dopo 30 anni a causa del ritardo delle bonifiche, è ancora in tantissimi edifici pubblici e privati.
Per questo l’Ona continua a insistere perché sia coordinata la bonifica, cominciando dalle scuole e dagli ospedali ancora contaminati. Ha anche realizzato una App dove è possibile segnalare i siti con asbesto.
E non è finita. Sempre in questo primo mese del 2023 il Tribunale di Roma ha condannato la compagnia di trasporti laziali Cotral al risarcimento dei danni nei confronti di due fratelli, figli un autista di linea morto a 59 anni per adenocarcinoma polmonare da amianto. Riceveranno complessivamente 157mila euro di risarcimento.
Il 59enne per oltre 10 anni è stato operaio, manovale d’officina, poi autista per Cotral, svolgendo, negli anni, anche mansioni consistenti nella manutenzione delle scale mobili delle stazioni della metropolitana di Roma che presentavano molte componenti in amianto.
Come autista di linea ha condotto mezzi pesanti, autobus e pullman ancora con vari parti in asbesto, con esposizione a polveri e fibre di amianto. La diagnosi è arrivata nel novembre 2010, dopo soli 8 mesi il decesso.
Questa sentenza segna un altro tassello per i diritti delle vittime e delle loro famiglie perché il Tribunale di Roma ha riconosciuto anche il danno biologico di natura psichica.
Dopo la diagnosi, infatti, l’integrità psico-fisica dell’uomo è stata compromessa perchè ha percepito lucidamente la gravità del quadro patologico e l’approssimarsi della morte. La battaglia dell’Ona continua.
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