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Bonifiche marine: la scienza al servizio degli oceani

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Immagine da Depositphotos

Un camion al minuto. Circa 15 tonnellate di rifiuti di plastica riversati nell’oceano. Entro il 2050 quasi tutti gli uccelli marini avranno plastica nello stomaco e i mari saranno pieni di plastica. I dati inquietano, ma arrivano dal Wwf. E vogliono dire solo una cosa: impegnarsi nelle bonifiche marine.

L’Italia e l’Europa si stanno impegnando per mettere a frutto tecnologie e conoscenze scientifiche al fine di riqualificare le acque. La bonifica è un’operazione non semplice, per questo motivo occorrono tante risorse e soprattutto coordinazione.

Le realtà in campo non sono soltanto quelle aziendali. In gioco si mettono anche le istituzioni, con piani in grado di ridisegnare l’ecosistema marino.

Il progetto per le bonifiche marine co-finanziato dall’Europa

L’Europa scende in campo con un progetto denominato Life Sedremed. Co-finanziato dalla Commissione europea per oltre 1,4 milioni, punta a sviluppare una tecnica innovativa di biorisanamento che riduce i costi e i rischi delle bonifiche dei sedimenti marini.

In un recente incontro annuale si è evidenziato come i finanziamenti europei possano accelerare lo sviluppo di metodologie di bonifica innovative. Si è inoltre avviato un dibattito sull’evoluzione legislativa per norme comuni in materia di classificazione e gestione di sedimenti contaminati.

Sarà infatti importante capire cosa e quanto può inquinare le zone marine. Per questo motivo, fino al 2025, i partner del progetto coinvolgeranno aziende italiane e internazionali per condividere i risultati della sperimentazione di Life Sedremed e replicarla una volta sviluppata.

Horizon Europe: il progetto coordinato dall’Università di Bologna

Un altro importante progetto, coordinato dall’Università di Bologna, è quello di Horizon Europe: 17 partner e undici nazioni d’Europa (Italia compresa) per un finanziamento di circa 5,5 milioni di euro.

L’obiettivo è sviluppare, con approcci biotecnologici che coinvolgono diversi tipi di organismi come piante, vermi o molluschi, tecniche che spingono gli ecosistemi naturali a trasformarsi e rivitalizzarsi. Portarli cioè a riparare i danni inferti dall’attività umana, con l’aiuto della scienza.

Gli studiosi si concentreranno su casi concreti di profonda contaminazione ambientale in Paesi come la Germania, l’Italia, la Grecia, la Slovacchia e la Spagna. Acque reflue, fiumi con composti farmaceutici, suoli contaminati dall’attività industriale con solventi e derivati del petrolio, dalla plastica, dai fitomarmaci.

La sfida di questo progetto è una: sviluppare strategie su misura per rimuovere almeno il 90 percento degli inquinanti presenti nelle aree contaminate esaminate. Promuovere così il raggiungimento di elevati standard di qualità ambientale e favorire la crescita dei livelli di biodiversità.

Lavorare sui rifiuti per le bonifiche marine

Oltre agli ecosistemi marittimi, è possibile focalizzarsi anche sull’altro aspetto del problema: lo smaltimento dei rifiuti. Il Gruppo Hera, tramite la sua Herambiente Servizi Industriali, ha così sottoscritto un accordo per l’acquisizione del 60 percento della società A.C.R. di Reggiani Albertino.

L’operazione dà vita a un grande lavoro di coordinamento nell’attività di bonifica e global service sul piano nazionale. Ciò che serve, in Italia e in Europa, per portare avanti il piano di riqualificazione marina e oceanica.

È soltanto con le innovazioni tecnologiche che possiamo procedere con le bonifiche e risolvere uno dei grandi problemi che già abbiamo davanti agli occhi. Una maggiore consapevolezza dell’ambiente e il rispetto di comportamenti virtuosi può far sì che non se ne accumulino altri.

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