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L’Ipcc avverte – ancora una volta – che la crisi climatica è sempre più drammatica

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Foto da PxHere

Cambiamenti climatici: il 6° rapporto sui cambiamenti climatici del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) mette in luce, ancora una volta, il rischio per la salute del Pianeta.

Stiamo andando fuori strada: bisogna correre celermente ai ripari e scegliere le azioni determinanti a favore del clima, dato che avranno un impatto rilevante nel medio e lungo periodo.

Dobbiamo metterci in testa che il nostro benessere dipende dal benessere della Natura. La sfida ai cambiamenti climatici parte dalla ricerca scientifica. Un’idea più chiara per fare le mosse giuste arriva infatti dal Rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico a cui è stato dedicato l’evento di presentazione del 6° Rapporto di valutazione dei cambiamenti climatici, Cambiamenti climatici 2023.

Ci si attende che il numero di decessi e persone a rischio di stress da calore aumenti con il riscaldamento globale, raddoppiando o triplicando per un innalzamento della temperatura pari a 3°C, rispetto a 1,5°C.

Il riscaldamento ridurrà gli habitat adatti agli attuali ecosistemi terrestri e marini e cambierà irreversibilmente la loro composizione, con effetti la cui gravità aumenta al di sopra del livello di riscaldamento globale di 2°C.

Le misure di adattamento allo stress termico della popolazione e il contenimento dei rischi da ondate di calore necessitano di molteplici interventi su edifici e spazi urbani” spiega Piero Lionello, autore Ipcc Ar6 Wg2 dell’Università del Salento, intervenendo alla presentazione del 6° rapporto.

Gli oltre 1.000 scienziati, anche italiani, che a livello mondiale hanno partecipato alle varie fasi dello studio da cui è scaturito il rapporto, hanno valutato che oltre un secolo di uso di fonti fossili, di energia poco sostenibile e di suolo, hanno facilitato l’innalzamento della temperatura di 1,1°C rispetto ai livelli pre-industriali.

I disastri meteo estremi sono più frequenti e intensi in tutto il mondo. Il 6° rapporto si presenta quindi come una cartina di torna sole che fornisce un quadro dettagliato sulle tre principali tematiche che interessano il cambiamento climatico:

  1. la ricerca scientifica
  2. l’adattamento
  3. la mitigazione

Un manuale di sopravvivenza climatica

La realtà dei fatti se da un lato risulta sconfortante, dall’altro fa ancora intravedere una speranza, ma immediata. Ne è convinta Lucia Perugini della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc), secondo la quale “affrontare i cambiamenti climatici vuol dire agire in maniera determinata e farlo subito. Ma per agire dobbiamo avere un’idea chiara di che cosa la scienza sa di questo tema e le conoscenze che sono a disposizione della società“.

C’è fermento in Europa e nel mondo, per salvare l’ambiente e il clima, non spegnendo i riflettori e non abbassando mai la guardia: come farà la prossima Giornata mondiale dell’acqua, la conferenza delle Nazioni unite sull’acqua che si terrà a New York e la Relazione di sintesi del gruppo di esperti intergovernativi sui cambiamenti climatici.

Il Centro comune di ricerca ha pubblicato, anche una nuova relazione sulle siccità nel nostro continente, da cui emerge che la maggior parte dei Paesi del Sud-Ovest dell’Europa sono colpiti da una preoccupante siccità, con ricadute sull’approvvigionamento idrico, sull’agricoltura e sulla produzione di energia.

È necessario agire con urgenza e lo devono fare sia le amministrazioni pubbliche da un lato, sia i cittadini dall’altro. Bisogna decidere oggi, per provare a garantirci un Pianeta climaticamente buono e stabile per i prossimi millenni: superare l’uso dei combustibili fossili e proteggere e ripristinare gli ecosistemi naturali.

scenari futuri
fonte Ipcc

Diversamente, secondo gli scienziati dell’Ipcc, lasceremo in eredità alle generazioni future un’ambiente letteralmente tossico. Il 6° rapporto di valutazione dei cambiamenti climatici lo dice chiaramente: c’è un legame tra esseri umani e cambiamento climatico.

Si sono verificati cambiamenti diffusi e rapidi nell’atmosfera, nell’oceano, nella criosfera e nella biosfera“, come affermano gli scienziati dell’Ipcc. Diminuzione della sicurezza alimentare, della disponibilità e della sicurezza dell’accesso all’acqua, tutto a causa del cambiamento climatico.

La conservazione di circa il 30-50% delle terre emerse, degli oceani e delle riserve di acqua dolce potrebbe aiutarci a mantenere in salute il Pianeta.

Le sfide e i rischi del cambiamento climatico

Secondo gli studi dell’Ipcc sulle proiezioni climatiche, ci può essere una fase di oscillazione: è probabile che supereremo gli 1,5°C per poi scendere nuovamente sotto tale soglia entro il 2100.

Lo scenario sarebbe questo: a basse emissioni, tra il 2081 e il 2100 potremo avere un riscaldamento globale di 1,4°C. A medie emissioni, invece, ci aggireremo intorno ai 2,7°C, mentre in uno scenario ad alte emissioni, arriveremo a 4,4°C.

L’aumento della temperatura globale avrà effetti incisivi sul ciclo dell’acqua a livello globale, aumenteranno le precipitazioni dei monsoni, aumenteranno in maniera repentina i periodi stagionali molto piovosi e quelli molto secchi.

Aumenterà la frequenza di ondate di calore e di siccità. Il livello dei mari aumenterà e gli oceani andranno incontro a un’ulteriore acidificazione e deossigenazione.

Aumento del rischio di intensi cicloni tropicali intensi, ma allo stesso tempo, il terreno sarà più arido e con un più elevato rischio di incendi. È un dato scientificamente certo per l’Ipcc, che questi effetti sono inevitabili e purtroppo irreversibili, ma si può limitarne l’impatto, attraverso una riduzione rapida e profonda delle emissioni di gas serra: siamo ancora in tempo, non molto però.

Diversamente, ci sarà il concreto rischio dell’estinzione delle specie animali, della perdita della biodiversità nelle foreste, nelle barriere coralline e nell’Artico: polmoni fondamentali per la vita del Pianeta.

Cosa bisogna fare

Bisogna raggiungere il Net Zero, ne sono convinti gli scienziati dell’Ipcc. Sono necessarie “strategie di mitigazione per raggiungere il Net Zero che dovrebbero includere una transizione dai combustibili fossili senza cattura e stoccaggio del carbonio a fonti energetiche a emissioni di carbonio molto basse o pari a zero e miglioramento dell’efficienza.

Secondo le stime dei modelli, il cambiamento dell’uso del suolo, la silvicoltura e il settore dell’approvvigionamento energetico dovrebbero raggiungere il net zero di CO2 prima di tutto negli edifici e nel settore dell’industria e dei trasporti“, come ci dice Elena Verdolini, autrice Ipcc – European Institute on Economics and the Environment dell’Università di Brescia.

Secondo gli elementi forniti dal rapporto di valutazione dei cambiamenti climatici, per poter rimanere sotto gli 1,5°C e, quindi, per cercare di superare, al massimo questa soglia per un tempo limitato, dovremmo tagliare le emissioni di CO2 di circa il 50%, entro il 2030 – rispetto ai livelli del 2019; del 65% entro il 2035; dell’80% entro il 2040 e puntare poi al Net Zero entro il 2050.

Ma non basta: anche le emissioni di gas serra, come metano e protossido di azoto, dovranno ridursi del 60% entro il 2035 e dell’85% circa, entro il 2050.

Serve una governance globale ambiziosa, come sostengono gli scienziati dell’Ipcc, che punta a una cooperazione internazionale capace di sviluppare delle azioni sostenibili e resilienti ai cambiamenti climatici, che sappia integrare delle strutturate logiche strategiche di adattamento e mitigazione. Le scelte di oggi, impatteranno sul futuro.

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