Il Centro Velico Caprera compie un giro di boa e diventa Fondazione, naturale evoluzione di chi oltre all’insegnamento dell’arte della navigazione associa da tempo anche un profondo impegno nel sociale e nella difesa dell’ambiente.
L’obiettivo della Fondazione Centro velico Caprera è, infatti, quello di promuovere una relazione uomo-mare sempre più sostenibile e inclusiva, portando benefici sociali e ambientali.
Il presidente della fondazione – Stefano Crosta – afferma che “si tratta di un passaggio, non del traguardo: una solida social responsiability e un nuovo assetto al fine di fissare obiettivi di beneficio importanti“.
“Nel tempo ci siamo resi conto che la nostra dedizione nei confronti delle persone e dell’ambiente ci aveva portato in una direzione tale da richiedere anche un adeguamento strutturale, per permetterci di operare in modo ancora più efficace e di attrarre nuove energie e competenze“.
“L’attività di formazione alla marineria rimane centrale nei piani della Fondazione, ma sempre maggior rilievo acquisiranno progetti come M.a.r.e. o We Will Care“, ha commentato Stefano Crosta.
Un percorso di sostenibilità concreto
Risale al 2022 il piano fotovoltaico – progettato insieme Sorgenia – finalizzato a rendere Caprera energeticamente indipendente, oltre a produrre energia pulita e ad avere un risparmio economico. Sarà prevista l’installazione di tre basi fotovoltaiche con cui si innalzerà l’attuale autonomia del 75% sino al 100%.
In ottica di tutela e uso responsabile dell’acqua vi è il piano di installazione di desalinizzatori per ricavare acqua dolce da quella di mare e diminuire quindi la dipendenza da quella presente in natura.
L’essere all’interno del Parco Naturale La Maddalena ha sempre reso prioritaria l’attenzione all’ecosistema con cui convivono, da qui il profondo rispetto nei confronti del territorio.
Per natura, si rivolgono al mare, significativo è il progetto di ripiantumazione della posidonia, pianta marina delle zone costiere del Mediterraneo che è in grado di assorbire grandissime quantità di anidride carbonica, rilasciando ossigeno a un ritmo doppio rispetto a quello delle foreste tropicali.
Negli intorni di Caprera è particolarmente minacciata dall’uso inconsapevole degli ancoraggi da parte delle barche, oltre che in generale dall’aumento delle temperature e l’acidificazione delle acque dei mari.
È un turismo sostenibile quello definito dalla Fondazione Cvc: una scuola di vela, ma anche la possibilità di vivere in una zona incontaminata, osservare un cielo senza inquinamento luminoso e godersi i benefici della disconnessione. Dunque, un modello lontano dalle abitudini e dal tradizionale approccio turistico.
Sport, vento, vela, sole, buio e silenzio, ma anche una pausa dalla tecnologia e i suoi costanti stimoli: tendere la mano all’ambiente, ascoltandolo e vivendo secondo i suoi ritmi.
Le iniziative We will care e il mare come cura…
Dalla volontà di aiutare persone con difficoltà legate a malattie oncologiche è nata l’idea – insieme alla divisione di psicologia dell’Istituto Europeo di Oncologia – di sfruttare le proprietà psicoterapeutiche dell’ambiente marino e le persone che lo animano per accelerare il processo di cura.
Attraverso il mare, la vela e tutto ciò che la circonda in termini di relazioni umane, si aiuta a ritrovare serenità in una delicata fase della vita. Un percorso di cura fisico e psicologico, supportato da esperti, ma anche il modo per ripartire, superare la solitudine della malattia e costruire relazioni.
Significativi sono stati i miglioramenti, tant’è che le pazienti parlano di un prima e dopo Caprera una rinnovata consapevolezza di sé stessi e del proprio corpo, il superamento di limiti e paure. Grazie all’esperienza della vela.
L’esperimento è diventato una solida realtà con una crescente partecipazione. Nelle intenzioni della Fondazione Caprera c’è l’allargamento del progetto ad altre situazioni di difficoltà e problematiche.
Il progetto M.a.r.e
Progetto di analisi del Mediterraneo che ha sfruttato il centro velico come piattaforma di ricerca, raccogliendo dati importanti per la tutela di questo ecosistema, sempre più minacciato dalle attività antropiche.
Sono stati ricavati dati importanti sulla biodiversità marina e la presenza di sostanze inquinanti attraverso analisi molecolari ed eco-tossicologiche.
La Fondazione condivide fortemente l’aspetto educativo (la divulgazione; ocean literacy, non dare per scontato ciò che questo ambiente ci offre) e la parte scientifica (è la scienza a poterci dare le soluzioni per preservare le acque).
Tutto grazie all’aggancio con il partener scientifico, la One Ocean Foundation.
(articolo redatto da Diego Sevieri)